Il Ministro Roberto Cingolani: per la transizione ecologica “diminuire le proteine animali”

Il nuovo Ministro fa il punto sugli obiettivi da raggiungere con la transizione ecologica: tra i temi affrontati, anche il consumo di proteine animali come fonte di inquinamento e spreco di risorse. Un passo avanti importante, che porta forse per la prima volta le istituzioni a pronunciarsi apertamente contro gli alimenti di origine animale per motivi di salute e di tutela ambientale.

Il Ministro Roberto Cingolani

Sappiamo che chi mangia troppa carne subisce degli impatti sulla salute, allora si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali. D’altro canto la proteina animale richiede 6 volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità, e allevamenti intensivi che producono il 20% della CO2 totale. Allora, modificando un modello di dieta e aumentando le proteine vegetali, avremmo un cobeneficio migliorando la salute pubblica, diminuendo l’uso di acqua e producendo meno CO2“.

Queste le parole del neo Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, intervenuto alla Conferenza preparatoria della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. In questo discorso, che è la prima conferenza ufficiale di Cingolani come Ministro, si è chiarito il concetto di transizione ecologica e puntato i riflettori sulle sfide che il dicastero dovrà affrontare. Sono 8 i punti di intervento già previsti sull’agenda del nuovo Ministero – che nel nuovo Governo Draghi prende il posto dell’ex Ministero dell’Ambiente, per occuparsi delle politiche ambientali e di sviluppo sostenibile. L’approccio a cui guarda Cingolani è “glocal“, in una transizione che deve avere una visione globale ma basarsi su innovazioni e cambiamenti locali.

 

La connessione tra sistema alimentare e climate change

Tra i vari temi affrontati da Cingolani nel suo discorso, c’è anche la connessione tra il sistema alimentare globale e i cambiamenti climatici, che è ormai oggetto di numerosi studi scientifici. Il Ministro aveva già toccato l’argomento in un articolo del 2019 pubblicato su ScienzainRete, a commento di un report a cura di The Lancet. Nell’articolo si afferma che “l’attuale produzione di cibo è nociva per la salute ed ecologicamente insostenibile”, con particolare riferimento aicibi ad alto contenuto di zuccheri, grassi saturi, carne rossa e cibi processati o ultra-processati. Le conseguenze per l’ambiente sono molteplici: perdita della biodiversità a causa dell’aumentato uso del territorio, impoverimento delle fonti d’acqua e aumento dei gas serra“.

Come neo Ministro, Cingolani punta il dito in particolare sulle modifiche che l’uomo, con le sue attività, è riuscito ad apportare nel mondo che ci circonda. Molti studiosi definiscono questo processo come una nuova era geologica, l’Antropocene. “Studiando, mi sono reso conto dell’incredibile modifica che ha fatto sapiens del suo ecosistema – afferma Cingolani – fatta 100 la massa di animali selvatici, quella degli animali da allevamento vale 700, la massa di esseri umani vale 300. Noi che eravamo una delle tante specie su questo pianeta, oggi rappresentiamo il triplo di tutti gli animali selvaggi e quello che noi mangiamo, la nostra riserva alimentare, vale 700. Abbiamo fatto una completa rivisitazione della biodiversità perché non ci siamo adattati a mangiare quello che passava la natura; questo ci ha consentito di vivere più a lungo, ma ciò ha comportato una notevole alterazione dell’ecosistema”.

Di seguito il discorso integrale del Ministro Roberto Cingolani sul tema della transizione ecologica:

Focus on: proteine animali e cambiamenti climatici

Anche se il discorso del Ministro Cingolani è solo una presentazione degli obiettivi a lungo termine, e non sappiamo quanto, quando e come i nuovi progetti verranno messi in pratica, è importante perché segna la linea programmatica del nuovo Ministero. Forse per la prima volta in Italia, le istituzioni attribuiscono la giusta responsabilità al settore alimentare, come fattore determinante nella distruzione del pianeta.

Un concetto che è stato ripreso più volte da grandi enti di ricerca e studiosi a livello internazionale, in un messaggio che non può rimanere inascoltato: dobbiamo ridurre drasticamente (se non azzerare del tutto) la richiesta di proteine animali perché il sistema alimentare globale diventi sostenibile. Per fare un esempio tra i tanti, parlando di impronta idrica dei cibi di origine animale si calcola che per produrre 1 kg di carne bovina occorrono 15415 litri di acqua. Occorrono inoltre:

  • 8763 litri di acqua per 1 kg di carne di pecora,
  • 5988 litri per 1 kg di carne di maiale,
  • 4325 litri per 1 kg di carne di pollo,
  • 3265 litri per 1 kg di uova,
  • 1020 litri per 1 litro di latte.

Di contro, servono solo 322 litri di acqua per produrre 1 kg di vegetali o 1644 litri per produrre 1 kg di cereali. (fonte: THE GREEN, BLUE AND GREY WATER FOOTPRINT OF FARM ANIMALS AND ANIMAL PRODUCTS.)

Il costo ambientale ha anche un altro aspetto da tenere in considerazione: l’acqua dolce (fiumi e laghi) viene inquinata dai liquami organici provenienti dagli allevamenti e dalle sostanze chimiche usate nella coltivazione dei mangimi per il bestiame. Oltre a consumare acqua, la richiesta di carne e derivati animali inquina anche quel poco che di essa ci resta, rendendola di fatto inutilizzabile.

Mangiare carne e derivati animali non è più una scelta sostenibile a livello ambientale, e ci auguriamo che la transizione ecologica parta anche e soprattutto da qui.

 

Segnaliamo una serie di articoli per approfondire questa tematica:

“Alimentiamo un futuro sostenibile”: lo speech di Laura Serpilli al TEDx Coriano 2020 – VIDEO

Impatto ambientale: quale sarebbe il “prezzo reale” di carne e derivati animali?

Carne biologica per salvare il pianeta? No, inquina quanto quella “tradizionale”

Impatto ambientale: qual è il latte vegetale migliore?

Deforestazione e perdita di biodiversità: c’è una connessione con la diffusione di malattie pandemiche


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