Contenuto realizzato con la consulenza tecnica della Dott.ssa Paola Cane.
Il 23 Ottobre 2020 l’assemblea plenaria del Parlamento Europeo ha approvato l’emendamento 171 (386 voti a favore, 290 contrari) che modifica il punto 5 dell’allegato VII parte III del Regolamento (UE) n. 1308/2013.
Ecco il testo dell’emendamento 171:
Le denominazioni di cui ai punti 1, 2 e 3 non possono essere utilizzate per prodotti diversi da quelli di cui ai suddetti punti.
NB: i punti 1, 2 e 3 fanno riferimento a quanto indicato nel Regolamento (UE) n. 1308/2013 relativamente a ciò che può essere definito “latte” e “prodotto lattiero caseario”. Vedi nota in fondo all’articolo (1).
Continua il testo dell’emendamento:
Tali denominazioni sono inoltre protette da:
a) qualsiasi uso commerciale, diretto o indiretto, della denominazione;
i) in relazione a prodotti comparabili o prodotti presentati come sostituibili che non rispettano la corrispondente definizione;
ii) nella misura in cui tale uso sfrutti la notorietà di una denominazione;b) qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, anche se la composizione o la natura vera del prodotto o servizio è indicata o accompagnata da espressioni quali “genere”, “tipo”, “metodo”, “alla maniera”, “imitazione”, “gusto”, “succedaneo” o “stile” o altre espressioni simili;
c) qualsiasi altra indicazione o pratica commerciale che possa indurre in errore il consumatore sulla vera natura o composizione del prodotto.La presente disposizione non si applica tuttavia alla designazione di prodotti la cui natura esatta è chiara per uso tradizionale e/o qualora le denominazioni siano chiaramente utilizzate per descrivere una qualità caratteristica del prodotto.
Cosa significa?
È necessario fare una premessa: la normativa sul milk sounding ai sensi del diritto dell’UE, tutelava già i prodotti lattiero caseari di derivazione animale in quanto termini come “latte”, “panna”, “burro” e “formaggio” erano già riservati ai prodotti derivati dal latte; denominazioni come “formaggio vegano” o “latte d’avena” risultavano già vietate.
L’approvazione dell’emendamento 171 limita ulteriormente la denominazione di alternative vegetali ai prodotti lattiero-caseari vietando termini come “simil yogurt” o “sostituto del formaggio” e più in generale qualsiasi riferimento o evocazione a termini riferiti a prodotti caseari.
L’emendamento 171 modifica di fatto il Regolamento (UE) n. 1308/2013 e genera conseguenze molto importanti sia per i produttori delle alternative vegetali sia per i consumatori che vedranno modifiche sostanziali sul packaging delle referenze.
Cosa succederà ora?
Vietando l’imitazione e persino “l’evocazione” dei prodotti lattiero-caseari, costringerà i produttori a cambiare il nome commerciale dei loro prodotti vegetali e a ridefinire le etichette per le questioni di ridenominazione.
Un grande problema correlato alla modifica del regolamento comunitario a fronte dell’adozione di questo emendamento sarà l’incertezza giuridica: il linguaggio utilizzato nell’emendamento infatti, si presta infatti a potenziali ampie interpretazioni. La questione verrà trattata su un piano giurisprudenziale: la legittimità di una denominazione o la sua non conformità sarà una decisione nelle mani delle autorità e dei tribunali che saranno autonomi nell’interpretare la legge con ampi margini di libertà.
Alcuni esempi pratici
Abbiamo analizzato alcune referenze attualmente presenti sugli scaffali dei supermercati. Per le ragioni indicate nel regolamento, soprattutto per ciò che concerne il punto in cui si parla di “imitazione ed evocazione”, ad oggi nomi commerciali come
- Fermaggio
- Mozzarisella
- Mozzazero
- Nonformaggio
- Provolì
- Strachicco
- Straveg
- Sottilfette
- ecc.
dovranno essere riformulati ex novo. E non potranno neanche essere inserite diciture come “l’alternativa vegetale a..”
Si tratta di un provvedimento che soffoca la capacità del settore plant-based di commercializzare e vendere i propri prodotti e danneggerà anche i consumatori nel loro diritto di comprendere con immediatezza ciò che mettono nel carrello. A subirne le conseguenze saranno sia quei consumatori che scelgono queste referenze per motivi etici o di sostenibilità, sia i soggetti allergici o intolleranti che sceglieranno con più difficoltà.
L’imposizione di queste ulteriori restrizioni costituisce anche un’ingiustificabile barriera nei confronti dello sviluppo e dell’espansione di un settore alimentare innovativo nell’Unione Europea volto alla sostenibilità. Il Green Deal, la strategia politica faro della Commissione Europea progettata per rendere l’UE neutrale entro il 2050 in termini di emissioni, include l’obiettivo di creare un sistema alimentare più sostenibile e sano. E proprio agli inizi di ottobre, il Parlamento Europeo ha votato a favore di una nuova legge sul clima per ridurre le emissioni di gas serra del 60% entro il 2030.
Ci chiediamo come questa iniziativa, che ostacola l’espansione nel mercato di referenze sostenibili, possa essere compatibile con gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di creazione di un sistema alimentare meno impattante.
La modifica del regolamento comunitario con l’integrazione del testo dell’emendamento 171 avverrà in poco tempo: attendiamo che il regolamento venga pubblicato in gazzetta ufficiale. Seguiremo gli sviluppi.
Il commento
“Dovrebbero vergognarsi”: commenta così Sauro Martella, formulatore di formaggi vegetali e fondatore del progetto VEGAN D’OR ( www.vegandor.com ). Un progetto nato per diffondere formaggi e salumi vegan fortemente legati alla qualità ed alla tradizione mediterranea. Martella, che conosciamo per la schiettezza delle sue dichiarazioni, aggiunge:
“Non credevo che il Parlamento Europeo sarebbe sceso così in basso arrivando ad attaccare le aziende che operano legittimamente in ambito vegetale e a negare il diritto di scelta ai consumatori che prediligono prodotti sani e rispettosi dell’ambiente. Le aziende che si occupano di sostituti vegetali sono state danneggiate in modo ingiustificabile proprio in questo momento economico così delicato! È una follia e non si può non pensare che sia motivata dalla pressione di gruppi economici che vanno in direzione opposta rispetto all’interesse collettivo dei cittadini europei, della corretta alimentazione e della salvaguardia del pianeta. La stessa assemblea che ha respinto l’emendamento relativo al meat sounding salvando i burger vegetali, ha invece approvato questo stupido e anacronistico inasprimento delle norme sul fronte del milk sounding: ma con quale logica? Probabilmente mentre nel caso dei burger non si è potuto fare molto perché sono coinvolti gli interessi di grandi multinazionali, nel caso dei formaggi vegani non ci sono grossi gruppi economici in grado di incidere in modo decisivo sulle attività di lobbying e di fatto nessuno era li a difendere i sacrosanti diritti dei consumatori.
Mi vergogno di far parte di un’Europa che antepone interessi economici alle questioni più grandi che siamo chiamati a gestire in questo momento: nel bel mezzo di una pandemia scaturita da una zoonosi, quindi proprio legata alla produzione basata sullo sfruttamento animale, nell’ottica della creazione di un sistema alimentare più sostenibile e basato principalmente su un’alimentazione a base vegetale, l’Europa che fa? Ostacola la naturale (e comunque inarrestabile) evoluzione di una produzione che rivoluziona uno dei settori, quello lattiero caseario, più inquinanti in assoluto! Già Seneca ci insegnava che “Non si può fermare il vento con le mani”, il naturale cambiamento in atto verso la salvezza del pianeta e verso una consapevolezza nella propria corretta alimentazione, non sarà impedito né rallentato da pochi loschi figuri chiusi dentro un ufficio a Bruxelles e stipendiati da interessi economici privati”
Nota (1)
REGOLAMENTO (UE) N. 1308/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO – ALLEGATO VII – PARTE III (punti 1,2 e 3)
Latte e prodotti lattiero-caseari
1. Il “latte” è esclusivamente il prodotto della secrezione mammaria normale, ottenuto mediante una o più mungiture, senza alcuna aggiunta o sottrazione.
La denominazione “latte” può tuttavia essere utilizzata:
a) per il latte che ha subito un trattamento che non comporta alcuna modifica nella sua composizione o per il latte di cui la materia grassa è stata standardizzata ai sensi della parte IV;
b) congiuntamente ad uno o più termini per designare il tipo, la classe qualitativa, l’origine e/o l’utilizzazione prevista del latte o per descrivere il trattamento fisico al quale è stato sottoposto o le modifiche che ha subito nella sua composizione, purché tali modifiche si limitino all’aggiunta e/o alla sottrazione dei suoi componenti naturali.
2. Ai sensi della presente parte per “prodotti lattiero-caseari” si intendono i prodotti derivati esclusivamente dal latte, fermo restando che possono essere aggiunte sostanze necessarie per la loro fabbricazione, purché esse non siano utilizzate per sostituire totalmente o parzialmente uno qualsiasi dei componenti del latte.
Sono riservate unicamente ai prodotti lattiero-caseari:
a) le denominazioni seguenti utilizzate in tutte le fasi della commercializzazione:
i) siero di latte,
ii) crema di latte o panna,
iii) burro,
iv) latticello,
v) butteroil,
vi) caseina,
vii) grasso del latte anidro (MGLA),
viii) formaggio,
ix) iogurt,
x) kefir,
xi) kumiss,
xii) viili/fil,
xiii) smetana,
xiv) fil,
xv) rjaženka,
xvi) rūgušpiens;
b) le denominazioni ai sensi dell’articolo 5 della direttiva 2000/13/CE o dell’articolo 17 del regolamento (UE) n. 1169/2011effettivamente utilizzate per i prodotti lattiero-caseari.
3. La denominazione “latte” e le denominazioni utilizzate per designare i prodotti lattiero-caseari possono essere usate anche insieme ad uno o più termini per designare prodotti composti in cui nessun elemento sostituisce o intende sostituire un componente qualsiasi del latte e di cui il latte o un prodotto lattiero-caseario costituisce una parte fondamentale per la quantità o per l’effetto che caratterizza il prodotto.
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