In Italia crolla il consumo di carne bovina del 30%

Il consumo di carne crolla a -30%: la conseguente eccedenza ha generato anche una flessione dei prezzi. La carne resta sugli scaffali e la produzione si ridimensiona: si registra una riduzione delle macellazioni pari al -4,5% per la carne bovina e al -15,8% per la carne suina. Questi dati hanno già portato la Commissione Ue a stimare, per l'anno 2020, un calo della produzione di carni bovine dell’1,7% e dei consumi del 2,7%.

Il periodo di lockdown ha avuto un impatto importante su molti settori produttivi, compreso quello della carne. Secondo un’analisi ripresa e diffusa anche da Il Sole 24 Ore, si registra un drastico calo dei consumi, pari al 30%. Il solo comparto della carne di vitello ha subito un calo dell’1,7%. La conseguente eccedenza generata dal calo, ha causato anche una significativa riduzione delle macellazioni: -4,5% (carne bovina) e -15,8% (carne suina). Quello zootecnico, è un settore che produce, nell’ambito della sola industria di carne bovina, un fatturato di 6 miliardi di euro. Le perdite, contestualmente con il propagarsi del Covid, sono state importanti.

I dati sono confermati anche dalla OICB, l’Organizzazione Interprofessionale della Carne Bovina a cui aderiscono Assalzoo, Assograssi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Fiesa Confesercenti e Uniceb. Circa un mese fa, intepretando il progressivo calo dei consumi di carne, avevano dichiarato in una nota:

“La chiusura del canale Horeca nei mesi scorsi, con lo stop di tutte le attività di hotel, ristoranti, caffè, bar e mense, unita alle forti restrizioni imposte alla circolazione in ambito comunitario e al rallentamento delle attività di macellazione durante il lockdown, hanno comportato pesanti ripercussioni nel settore del bovino da carne, determinando un crollo delle vendite di oltre il 30%. Il comparto più penalizzato quello del vitello a carne bianca, destinato in prevalenza ai settori ristorazione e alberghiero.”

Secondo quanto riportato in un report di Oicb pubblicato da Assograssi, l‘’Italia è il 4° produttore di carne bovina (10,2%) dopo Francia (18,4%), Germania (13,9%) e Regno Unito (11,6%) ma L’Italia ha perso in 10 anni quasi un terzo della produzione.”

I consumatori acquistano meno carne e gli operatori della filiera devono gestire l’eccesso di produzione con conseguente flessione dei prezzi. La riduzione delle macellazioni avrà, secondo quanto analizzato dalla Commissione Ue, un impatto sull’intero mercato del 2020: si prevede un calo della produzione di carni bovine dell’1,7% e un ulteriore calo dei consumi del 2,7%.

Gli italiani cambiano abitudini alimentari

La pandemia sta generando a livello mondiale, un grande cambiamento in termini di abitudini di acquisto. Cambiano le condizioni di vita e cambia anche il carrello dei consumatori.  Numerosi in questo periodo, sono stati gli studi e le analisi che hanno evidenziato un sentiment comune: la paura di un numero crescente di zoonosi (come il COVID-19 nonostante non sia ancora condivisa dalla comunità scientifica l’origine precisa), la consapevolezza dei consumatori in merito ai benefici nutrizionali offerti dagli analoghi vegetali, sono i fattori che stanno guidando la crescita del mercato plant-based a scapito della carne.. I consumatori si stanno spostando verso proteine ​​di origine vegetale e stili di vita più sani. La pandemia sta quindi fornendo un punto di vista dal quale osservare le abitudini di consumo e i cittadini, stanno scoprendo che l’alternativa vegetale può coadiuvare un cambiamento quanto mai necessario. Oltre che degli analoghi della carne, in periodo di lockdown si è assistito ad un un aumento sostanziale del consumo di frutta e verdura fresca e trasformata. Si è registrato un +20,4% per l’acquisto di frutta e un+13,4% di acquisto della verdura: è quanto è emerso dall’indagine “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” a cura di Nomisma e CRIF in cui risulta chiaro che, oltre che alimentate dalla ricerca di prodotti naturali e salutistici, le vendite di ortofrutta nella distribuzione modera hanno registrato un grande balzo (+15,8% a valore la variazione 17/feb-26/apr 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 – fonte Nielsen – la crescita 2020 nel periodo pre-Covid era stata invece del 3,3%). La crescita è stata sostenuta soprattutto dalla frutta (+20,4% a valore) rispetto alla verdura (+13,4%). Un driver importante sono stati i valori salutistici associati al consumo di frutta – in particolare di quella ricca di vitamina C, come le arance e kiwi, ma anche delle mele, categorie che più di altre hanno dato impulso agli acquisti.

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