E’ il 241esimo ‘compleanno’ per gli Stati Uniti d’America. Oggi milioni di americani si uniscono per celebrare l”Independence Day’, festa nazionale degli USA. Ma cosa si festeggia esattamente il 4 luglio? L’anno 1776 ha segnato la storia degli Stati Uniti: nel pieno della Rivoluzione americana, quando le Tredici Colonie – ovvero New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud e Georgia – si distaccarono dall’Impero britannico di cui facevano parte, attraverso la ratifica della dichiarazione d’Indipendenza. Questo episodio viene considerato l’atto di nascita degli Stati Uniti d’America. La dichiarazione venne in realtà redatta da Thomas Jefferson il 2 luglio del 1776, ma venne ratificata ufficialmente al congresso di Philadelphia, in Pennsylvania solo due giorni dopo, ovvero il 4 luglio. George Washington, comandante in capo dell’Esercito continentale durante la guerra di indipendenza americana, divenne il primo Presidente degli Stati Uniti nel 1789.
Questo evento storico che forse molti si ricordano dal programma di storia scolastico, ci ricorda come le radici della storia americana poggiano nella storia di migrazione, volontaria (e forzata in alcuni casi, come i condannati spediti da Inghilterra e Irlanda nelle colonie americane). Una migrazione, così come un’invasione coatta di un popolo, quello dei nativi americani, che tuttora vive, decimato e snaturato, nell’ombra. Potremmo (anzi vorremmo dire) che l’Indipendence Day è un giorno in cui per una volta all’anno, le tante anime, culture, lingue e provenienze etniche diverse che formano il mosaico culturale della nazione americana, festeggiano insieme l’appartenenza a questa nazione. Uno spirito, che, anche se contraddetto da fatti e situazioni che si verificano purtroppo spesso, ma che dovremmo “importare” anche nell’Unione Europea, e soprattutto nel nostro paese, per imparare che le differenze possono convivere e coesistere.
Per celebrare questa giornata, a cui molti artisti hanno dedicato canzoni (ricordiamo tra gli altri, i SoundGarden, Kelis, Bruce Springsteen e Mariah Carey), abbiamo selezionato le migliori ricette “made in US“, ovviamente vegane, ovviamente da VeganBlog!
Non c’è 4th of July senza una buona dose di hamburger e panini imbottiti. Nonostante ormai nella Gdo si possano trovare hamburger vegetali anche bio, per tutti i gusti e le declinazioni possibili, l’“ebbrezza” di prepararli in casa ripaga tutto l’impegno che si possa usare nel realizzarli. La ricetta di questo saporito Burger di Edamame con veg Bacon, con quest’ultimo realizzato a base di tempeh, è a prova di onnivoro. Sempre per sostituire il crudelissimo derivato di suini dal gusto affumicato e inconfondibile, ecco la ricetta per il Facon, bacon vegano a base di tofu e tempeh. E che dire dei Vegan Sliders? Non sono una squadra vegana di hockey come potrebbe sembrare, bensì dei mini hamburgers, da realizzare con macinato vegetale, da servire come antipasto o aperitivo. E se l’idea di abbinarli al classico bun, panino al sesamo comprato non ci andasse a genio? Ecco la ricetta per realizzare in casa i Burger Buns: cosparsi di sesamo, sono ottimi in coppia fissa con i burger vegetali ma anche con altri ottimi ripieni.
Sempre in argomento di “tipici cibi americani pieni di calorie che però nella loro versione vegana sono leggeri e quasi salutari” abbiamo l’aristocrazia del tipico BBQ americano: le cosiddette “Barbecue Wings“, che ovviamente nel caso di questa ricetta non appartengono fortunatamente a nessun pennuto immolato per la causa, ma sono deliziosi pezzetti di cavolfiore “vestiti” di salsa per l’occasione. Se l’amico onnivoro comincia a scalpitare perché non si può fare un barbecue senza bistecca, questa ricetta di Bistecca cruelty free, 100% vegetale, lo farà rimanere a bocca aperta. Sempre per la serie “inganna onnivoro“, ecco le Polpette di granchio felice, in cui al posto dei granchi che possono continuare a scorrazzare sugli scogli l’alga nori e un bouquet di aromi fanno la loro parte. Per finire con le Veg Nuggets, stuzzichini amati da grandi e piccini che danno decisamente una certa dipendenza. Da accompagnare ovviamente, come nella migliore tradizione a stelle e strisce, con un’insalata cremosa di cavolo cappuccio, il Coleslaw.
Per dare il giusto peso e omaggio a tutte le culture che formano il melting pot statunitense, ecco una carrellata di ricette tutte “americane” e comunemente presenti sulle tavole statunitensi, ma con diverse provenienze etniche. Ecco il riso selvaggio, il Wild Rice tipico delle tribù native del Nord Est. Sempre ereditato dalle tribù native, e ormai diventato tipico piatto del Sud degli Stati Uniti, è lo Spoonbread a base di farina di mais, a metà tra il famoso cornbread (pane di mais) visto in Via col Vento e un soufflè. La comunità giapponese è storicamente molto importante nella società americana, per questo i famosi California Rolls, sono diventati un piatto nazionale poi diffusosi in tutto il mondo, qui ovviamente senza nessun ingrediente animale. Anche i Jiaozi, involtini di riso fritti tipici della comunità cinese del nord est, in questa versione ripieni di tofu e verdure, sono considerati cibo nazionale. Allo stesso modo i celeberrimi Tacos con guacamole sono a tutto diritto un piatto della comunità latina diventato a tutto diritto americano.
Golosa ma nemmeno così pasticciata è la ricetta dei Brownies alle zucchine senza farina nè zuccheri raffinati, ma con un pieno di gusto. Vi sentite più affini a Homer Simpson? Ecco una ricetta per i Donuts, ciambelline dolci, ovviamente cruelty free. Volete osare un connubio italo-americano? Questo Tiramisù dell’Indipendence Day, con tanta frutta rinfrescante, decorato a mimare i colori e i motivi della bandiera americana, fa al caso vostro.
E che dire dei tradizionalissimi Cupcakes ai mirtilli, da gustare in questa versione con una glassa al cacao realizzata con avocado, l’ideale per chi vuole concedersi un dolcetto senza sacrificare la linea. Alternativamente, potete decorarli con una deliziosa Glassa nuvolosa, la cosiddetta Buttercream Frosting, meno dietetica ma comunque vegana al 100% (e nulla toglie che possa essere utilizzata per altre occasioni, ad esempio per le feste invernali, quando l’attenzione su “il kg di troppo” ha meno attenzione). E per chi non ha alcuna intenzione di seguire la febbre della prova costume, una golosissima e fresca Cheesecake alle fragole vegana.
Infine, qualsiasi sia il vostro rapporto con la cultura e la cucina americana, qualsiasi sia l’attenzione che darete a questa festa, ricordatevi (e questo vale per qualsiasi tipo di festa, soprattutto a Capodanno e per le feste patronali) di non accendere petardi e fuochi d’artificio. Lanterne colorate, musica e giocoleria visibile al buio potrà rendere la serata altrettanto indimenticabile senza spaventare e danneggiare l’udito a uccelli, cani, gatti ed altri animali che ci stanno vicino.
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Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.
Cristiano
dice:Ma perché vi ostinate a usare i nomi normali della tradizione per i cibi vegani?! Vegan bacon, il granchio felice, bistecca…
Inventatevi qualcos’altro…
Anonimo
dice:Perché è più facile “riconoscersi” in nomi conosciuti…
un esempio…
perché chiamiamo latte detergente lo struccante…?!
Non è mica venuto fuori da una qualche mammella… 😅
Lillygreen
dice:Ti porto tre esempi :
“ salame di cioccolato “…
“ uova di cioccolato “
“ latte di cocco”
come vedi prima dei vegani ci sono altri che usano nomi tradizionalmente utilizzati per identificare derivati animali, per identificare dolci e bevande … ed un questo tre casi l’urulizzo pensa tu, è pure legalmente riconosciuto …
Quindi andiamo avanti , tutto serve per avere un linguaggio più diretto ed esemplificativo e a mio parere tutto si può fare se il fine lo rende necessario : salvare vite !
Go Vegab o
Delia
dice:Che palle con questa storia di “inventatevi i vostri nomi”! Ma imparate a guardare la realtà con orizzonti un po’ più ampi… se ti dico che sei un coglione, non sto mica intendendo letteralmente….
Joela Laghi
dice:Comprendo il suo intento, Delia,ma la prego di mantenere un atteggiamento educato, grazie.
Max
dice:emmobbasta con questi americani dovunque! anche qui su questo sito che pensavo fosse di un certo livello! non svendiamoci agli americani! abbiamo una buona cucina, mediterranea, pomodori, basilico, pasta, pecorino…perchè mangiare queste brutture, per giunta piene di soia!?!!?
Gaia
dice:Io non vedo nessuna bruttura nella rivisitazione di ricette in chiave vegan: anzi mi sembra un modo ottimo per far avvicinare alla cucina vegetale e incuriosire. Non si arrocchi sulla consuetudine… ed esca dai luoghi comuni. Queste ricette non sono piene di soia oltretutto…