Via libera da parte dell’Efsa – l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare – al consumo umano di farina di insetti, e in particolare di grilli (Acheta domesticus): dal 24 gennaio sarà disponibile sul territorio europeo come ingrediente di panificati, cracker, minestre e altri alimenti. Non una novità, visto che in precedenza era già stato approvato il consumo del Tenebrio molitor, meglio noto come larva gialla della farina; prima ancora, è stato il turno delle cavallette.
Dopo questa notizia, sul web non si parla d’altro: a breve saremo tutti costretti a mangiare insetti? Ci verranno propinati di nascosto, e li mangeremo senza nemmeno saperlo? E ancora, si tratta dell’unica alternativa possibile all’insostenibilità del sistema alimentare attuale? Ovviamente no, e c’è bisogno di fare un po’ di chiarezza.
Per prima cosa, occorre sottolineare che l’impiego di insetti, è regolamentato da normative che impongono l’obbligo di indicarne la presenza in etichetta: in quanto potenzialmente allergizzanti per le persone allergiche ai crostacei, in nessun modo larve, grilli o cavallette potranno essere “nascosti” all’interno di un prodotto. Nessun allarmismo a riguardo, quindi. Va da sé che ognuno di noi avrà la facoltà di scegliere se consumare o meno prodotti che li contengono, senza alcuna imposizione di sorta. E ovviamente, per quanto incredibilmente sul web non manchino coloro pronti a sostenere il contrario, continueranno a esistere prodotti da forno non solo privi di insetti, ma anche vegan.
Carminio: il colorante alimentare (già in uso) che deriva dagli insetti
C’è poi un’altra questione relativa all’argomento: non tutti lo sanno, ma esistono diversi alimenti che contengono già da tempo insetti tra i loro ingredienti. Parliamo di tutti quei prodotti che riportano in etichetta la sigla E120, che identifica il carminio, un colorante alimentare rosso ricavato dalla cocciniglia, appunto un insetto: è molto usato per dare un colore acceso a bevande di frutta o salse. Come network ne abbiamo parlato già da tempo, ribadendone l’incompatibilità con la scelta vegan, anche se solo adesso sembra essere esplosa la necessità di assicurarsi di escludere gli insetti dall’alimentazione di tutti.
Ma perché proprio gli insetti? Il motivo di questa decisione, che potrebbe far storcere il naso ai più, è da ricercarsi nella necessità di trovare un’alternativa più sostenibile al consumo odierno di proteine animali. Gli insetti, ricchi di proteine e poveri di grassi, sono visti addirittura come la “carne del futuro”.
Inutile dire che, almeno dal punto di vista etico, il consumo di insetti non è diverso da quello di qualsiasi altro animale: allevare animali al solo scopo di sfruttarli, ucciderli e mangiarli – sebbene più “lontani” da noi di quanto ci possano apparire un vitellino o un maiale – è una delle più grandi distorsioni dell’etica del nostro tempo, anche quando si parla di insetti.
Decine di studi scientifici autorevoli hanno già evidenziato come lo shift verso un sistema alimentare plant-based – ricorrendo ad alimenti che fanno già ampiamente parte della nostra tradizione – potrebbe rappresentare una soluzione concreta, sicura e immediata al climate change. Ignorare tutto ciò e incaponirsi a cercare alimenti alternativi, scomodando perfino gli insetti, ha un che di paradossale: dobbiamo davvero portare le persone a vincere il disgusto per un alimento che non ha mai fatto parte della nostra cultura alimentare, quando ci sono decine di alimenti vegetali da cui trarre tutti i nutrienti necessari, e il cui impatto ambientale è minimo se paragonato a quello dei prodotti di origine animale?
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