Svolta storica per l’Islanda, che potrebbe bandire la caccia alle balene entro il 2024: a dare la notizia in questi giorni la Ministra dell’Agricoltura e della Pesca islandese, Svandis Svavarsdottir.
Bisogna sottolineare che la motivazione non è di carattere etico, ma è legata al fattori strettamente economici: secondo Svavarsdottir, non c’è più alcun interesse nel continuare questa pratica, essendo diminuita sensibilmente la domanda di carne di balena negli ultimi anni. Va ricordato anche che l’Islanda rimane uno dei pochi Paesi al mondo in cui è consentita la caccia alle balene, una pratica controversa che per anni ha rappresentato una delle attività commerciali principali per l’Islanda. Quando il Giappone, il mercato principale dell’Islanda, ha ripreso la caccia commerciale alle balene nel 2019, l’importanza di questa attività è diminuita drasticamente.
Un’occasione per bandire questa pratica ormai anacronistica è la scadenza dei permessi di caccia, prevista per il 2023: secondo la Ministra Svavarsdóttir, è improbabile il rinnovo dei permessi dopo questa data. “Bisogna dimostrare che è economicamente giustificabile rinnovare i diritti di pesca – ha dichiarato – E non è ragionevole affermare che la pesca sia sostenibile in senso sociale o economico.. Perché l’Islanda dovrebbe correre il rischio di mantenere un’attività che non ha prodotto benefici economici per vendere un prodotto che è a bassa richiesta?” Insomma, per l’Islanda non esistono più motivazioni economiche a sostegno di questa attività.
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— Whale and Dolphin Conservation (WDC) (@whalesorg) February 4, 2022
Come riporta l’associazione Whale and Dolphin Conservation (WDC) – ente benefico che si dedica alla conservazione e al benessere di balene, delfini e focene – la caccia alle balene è una pratica crudele e antiquata. Non solo eticamente inaccettabile per la sofferenza a cui sono sottoposti questi animali, ma anche insostenibile per l’ambiente. Vanessa Williams-Grey, attivista islandese del WDC, ha dichiarato: “I balenieri islandesi hanno ucciso centinaia di balene negli ultimi anni, nonostante la domanda interna quasi nulla e il calo dell’interesse da parte dei turisti e del mercato giapponese. Uccidere le balenottere comuni, una specie in via di estinzione e la seconda creatura più grande del nostro pianeta, è a dir poco ecocidio, soprattutto considerando il ruolo essenziale che questi giganti gentili svolgono nella battaglia contro il cambiamento climatico“.
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