Da oggi l’Italia bandisce la plastica monouso vietando la vendita di cannucce, cotton fioc, piatti e posate, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo. Entra in vigore la Direttiva europea Sup (Single Use Plastic), approvata nel 2019 dall’UE e recepita dai singoli Stati con leggi nazionali, per regolare e quindi bandire l’immissione di plastica usa e getta su tutto il territorio europeo.
A partire da oggi, sarà consentita la vendita di questi prodotti soltanto fino a esaurimento scorte; poi, saranno completamente vietati. Al bando anche i prodotti di plastica oxodegradabile (a cui vengono aggiunti additivi per accelerarne la degradazione) e i contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso. Insomma, l’Europa dichiara di aver messo al bando tutti quegli oggetti in plastica inquinante per i quali esiste un’alternativa sostenibile; per tutto il resto (per esempio bottiglie, attrezzi da pesca, sacchetti di plastica monouso, contenitori per bevande e alimenti per il consumo immediato, articoli sanitari, ecc.), la normativa europea prevede l’applicazione di misure per limitarne l’utilizzo, ma anche l’implementazione di un’etichettatura che ne faciliti lo smaltimento.
Un altro progetto che, insieme al bando dell’allevamento in gabbia, rientra all’interno del Green Deal europeo, il piano d’azione elaborato per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, e in generale ottenere un’economia sostenibile, efficiente dal punto di vista dell’impiego delle risorse e competitiva a livello globale. In Italia non sono mancate le critiche alle direttive europee, sia da parte del Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, sia da parte delle imprese. A essere contestata è la decisione di bandire anche la plastica compostabile e la carta plastificata, due settori produttivi particolarmente importanti per l’Italia e non è esclusa una modifica delle direttive per venire incontro al nostro Paese.
Plastica e consapevolezza ambientale
L’inquinamento da plastica è una delle più gravi minacce ambientali del nostro secolo e occorre agire in fretta per trovare una soluzione. Ormai da diversi anni gli esperti ripetono che, di questo passo, entro il 2048 gli oceani saranno vuoti, popolati esclusivamente dalla plastica. Parliamo delle 10 milioni di tonnellate di rifiuti che vengono gettati nei mari di tutto il mondo ogni anno, e che causano la morte di oltre un milione di animali marini. Numeri che non stupiscono se si pensa che la metà della plastica prodotta nel mondo è usa e getta, e che solo il 9% viene effettivamente riciclata. (fonte: https://plasticoceans.org/the-facts/)
Esiste un’isola che può essere considerata il simbolo di questo problema: è l’Atollo di Midway, nell’Oceano Pacifico, dove i rifiuti di plastica regnano sovrani nonostante il luogo sia del tutto disabitato. A farne le spese sono le migliaia di albatros che abitano queste zone, che scambiano la plastica per cibo e spesso muoiono soffocati ingerendola o intossicati dalle enormi quantità di rifiuti che si bloccano nel loro apparato digerente. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: la plastica è ormai entrata a far parte della catena alimentare di tutti gli animali marini, compresi i pesci ancora oggi destinati all’alimentazione umana; ecco allora che il cerchio si chiude, e anche alcuni alimenti diventano per l’uomo fonte di microplastiche.
Non si conoscono ancora gli effetti che l’ingestione delle microplastiche potrebbe causare nell’uomo, anche se molti studiosi sono al lavoro per determinarli; il pericolo non riguarderebbe tanto la plastica in sé, quanto le sostanze che questa può rilasciare nell’organismo.
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