La vera storia dei proiettili all\’uranio impoverito e 5 centesimi che tutti Dalla Somalia all\’Afghanistan all\’Iraq. Le coraggiose inchieste di Marco (Roberto Di Nunzio) |
Lo smaltimento segreto dei rifiuti radioattivi militari
A Pisa, vicino alla base che nasconde i proiettili all\’uranio, c\’è una
centrale nucleare sotto il controllo delle forze armate
È una centrale
atomica fantasma e nessuno sa dove siano finite o finiranno le scorie che ha
prodotto prima dello spegnimento. Il suo nome compare en passant in alcuni
documenti del Governo e dell\’Enea, ma non è compresa tra gli impianti per i
cui rifiuti Silvio Berlusconi ha incaricato il generale Carlo Jean di
trovare una sistemazione. Si trova a Pisa, non lontana dunque da quel
deposito toscano di munizioni nel quale – lo dimostra un documento militare
in possesso dell\’Unione Sarda – vengono stoccati e lavorati i proiettili
radioattivi all\’uranio sparati dalla Nato durante le guerre definite
\”umanitarie\”. Il suo nome è Cisam (Centro interforze sviluppo applicazioni
militari) e contiene un reattore nucleare di ricerca (il \”Galilei\”) di cui
ben poco si sa. Il rapporto sullo \”Stato della radioprotezione in Italia\”,
compilato da tecnici dell\’ente statale Enea prima che la gestione del
nucleare passasse in mano alla Sogin (del ministero del Tesoro), considera l
\’impianto del Cisam tra quelli da mettere in sicurezza, considerata la
pericolosità del combustibile (plutonio) usato prima dello spegnimento e dei
rifiuti radioattivi prodotti. Ma sul \”Galilei\” è da tempo stata distesa una
cappa di segretezza.
I militari e il nucleare.
Un documento del ministero dell\’Industria datato 15 novembre 1999 (il dicastero era retto dal diessino
Pierluigi Bersani) prevede, per la scelta del deposito nazionale delle
scorie nucleari, un – testuale – «percorso partecipativo, trasparente e
consensuale per arrivare ad individuare e selezionare un sito per la
realizzazione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi». E molto
chiaro a questo punto che questo cammino non è così trasparente come
affermato dai Governi: lo dimostra, tra le altre cose, la pubblicazione
nella Gazzetta ufficiale di una ordinanza del generale Jean con l\’omissione
di alcune parti relative alla sicurezza degli impianti atomici. Ne è
conferma il fatto che ministri di ogni colore abbiano sempre negato la
presenza di munizioni radioattive nelle basi italiane, mentre invece
esistono documenti che ne provano la conservazione e il trattamento. Di
scarsa trasparenza è prova anche il fatto che alla commissione di inchiesta
sull\’uranio impoverito (la Commissione Mandelli) negli anni passati siano
stati chiamati a partecipare, sempre dal Governo, esperti militari che
appartengono proprio al Cisam, centrale della quale si ignora la sorte delle
scorie. Proprio il Cisam ha tra gli altri compiti quello delle analisi della
radioattività sui campioni d\’acqua del porto di La Spezia, una delle dodici
basi – c\’è anche Santo Stefano, in Sardegna – che secondo le fonti ufficiali
offrono ricovero ai sottomarini nucleari degli Stati Uniti. Ma nella città
ligure i risultati degli esami dei tecnici militari non sempre vengono resi
noti.
L\’ordinanza Berlusconi
Nell\’ordinanza di nomina del generale Jean a
commissario con poteri speciali per il nucleare ((7 marzo 2003 numero 3267)
il premier Silvio Berlusconi elenca gli impianti atomici che devono essere
smantellati, con il successivo stoccaggio delle scorie in un deposito unico:
ma nell\’atto non si parla del reattore Galilei, né del Cisam e nemmeno viene
elencata la Toscana tra le regioni in emergenza a causa della presenza di
plutonio e altre sostanze radioattive. Il significato è chiaro: le scorie
del Centro delle forze armate sono sottoposte a segreto militare oppure sono
già state condotte altrove. Senza informare le popolazioni dei territori
interessati dal passaggio dei convoglio radioattivi e dei luoghi nei quali i
rifiuti dell\’era atomica sono conservati.
Articolo di Marco Mostallino
Fonte:
L\’Unione Sarda – 16 giugno 2003
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