La rivincita della natura

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La rivincita della natura Muri vegetali aggrappati alle pareti degli edifici come elementi decorativi e come primo passo per un rapporto pacifico tra tecnologia e natura. Uno a zero per Madre Natura! Dopo anni di sfruttamento del territorio e di abusi su di esso, arriva la rivincita del mondo vegetale, che si impossessa, a sua […]

La rivincita della natura

Muri vegetali aggrappati alle pareti degli edifici come elementi decorativi e come primo passo per un rapporto pacifico tra tecnologia e natura.

Uno a zero per Madre Natura! Dopo anni di sfruttamento del territorio e di abusi su di esso, arriva la rivincita del mondo vegetale, che si impossessa, a sua volta, delle creazioni dell’uomo. Tutto questo avviene nei giardini verticali: ideati, creati e brevettati (nel 1998) da Patrick Blanc. Classe 1953, nato nei sobborghi parigini, Patrick è oggi uno dei più famosi botanici del mondo, un grandissimo studioso che ha vissuto per mesi su una zattera sospesa nella foresta pluviale della Malesia per osservare da vicino le particolari specie di piante, nonché uno dei paesaggisti europei più richiesto dai migliori architetti del mondo (da Jean Nouvel a Renzo Piano).

Il cinquantaseienne dal ciuffo e dall’unghia del pollice verde (non solo in senso metaforico), studiando la vegetazione delle foreste pluviali, ha deciso di riprodurre le condizioni ambientali grazie alle quali alcuni tipi di piante possono vivere in verticale: così ha progettato le mur végètal sospeso a metri di altezza nel vuoto o appeso alle pareti dell’edificio, come copertura delle pareti.

L’idea di Blanc parte dall’osservazione che, fondamentali per la crescita delle piante, sono l’acqua e i sali minerali, la luce e l’anidride carbonica (che permette la fotosintesi), ma, a differenza di ciò che la maggioranza delle persone pensa, non il suolo.
Da questi presupposti Blanc ha studiato e progettato una struttura su cui far crescere le piante o meglio dei veri e propri giardini verticali. Mancando del tutto la terra, non solo è possibile agganciare questa struttura leggerissima a una parete, bensì la si può sospendere nell’aria; unico elemento fondamentale è l’acqua, che deve essere rilasciata tra le radici delle piante a intervalli regolari. Nei giardini verticali l’irrigazione è controllata da un timer che ne regola  l’intensità liberando una miscela di acqua e sali; la miscela che avanzata viene poi riutilizzata grazie a delle pompe.

La struttura che viene sospesa o appoggiata alla parete è spessa al massimo 6 cm ed è composta da una lastra di metallo, una di PVC espanso (1 cm) e una di feltro con tasche di poliammide (2 cm). Il PVC serve a dare rigidità alla struttura ed è impermeabile, il feltro invece garantisce una distribuzione omogenea dell’acqua in tutte le parti del giardino verticale e inoltre non si disintegra, nonostante la forza delle radici.

Le specie di piante usate da Blanc nei suoi giardini sono diverse (tra cui i ficus, le felci, i filodendri e le fatsie) e sono tipiche delle vegetazioni che crescono sulle pareti di roccia delle cascate tropicali che, appunto, non hanno bisogno della terra. Possono essere piantate circa trenta piante per metro quadrato. Grazie a questa varietà Patrick può creare sfumature e disegni sulle pareti in modo da realizzare veri e propri giardini-opere d’arte.

I giardini verticali hanno un prezzo che parte dai 500 euro al metro quadrato e hanno una garanzia di durata di trent’anni.
Il pregio e l’economicità hanno reso popolari in pochissimo tempo i vertical gardens tanto che essi sono richiesti sempre più spesso come rivestimento di importanti edifici in tutto il mondo. Alcuni dei lavori realizzati sono: la Cartier Foundation for Contemporary Art, a Parigi (1997), la Hall del Pershing hotel a Parigi (2001), la boutique Marithé & François Girbaud a Manhattan, lo shopping center Siam Paragon a Bangkok, il 21st Century Museum of Contemporary Art in Giappone, il Quai Branly Museum a Parigi (2006), il giardino del Cafè Trussardi a Milano (2008) e la stazione Melbourne Central in Australia (2008).

I giardini verticali possono essere realizzati sia all’esterno che all’interno di edifici, anche se in questo secondo caso, è necessaria una particolare illuminazione che permetta la sopravvivenza delle piante.
I muri vegetali di Patrick Blanc infine non richiedono grande manutenzione (due o tre leggere potature l’anno), e hanno anche diversi vantaggi: non solo assorbono l’anidride carbonica e i raggi UV, bensì fungono anche da isolanti termici e sonori, limitando i consumi di energia.

Ciò che ha spinto Blanc alla realizzazione di questi giardini verticali è stata la voglia di ricreare un sistema  vegetale simile a quello naturale sfruttando per una volta la tecnologia dell’uomo in questa direzione. Se gli uomini si sono appropriati di molti spazi della natura con la forza, è arrivato il momento, sostiene il botanico francese, di renderli indietro e, ancora di più, di armonizzare il rapporto uomo-natura.

E così, nel XXI secolo, ci si è finalmente liberati dall’idea della pianta legata alla terra e si è approdati all’idea di una vegetazione mobile in rapporto con lo spazio urbano che interseca le necessità dei cittadini con quelle della natura.

Carolina Saporiti

http://iltamarindo.net

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News Inserita da Daria Mazzali Promiseland.it Redazione Italia

 

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