I pareri e le opinioni intorno alla soia sono dei più disparati, ci sono quelli che, anche senza conoscenze mediche, ne fanno uso (come la sottoscritta), quelli che hanno avuto accesso ad un certo tipo di informazioni e la rifuggono, quelli che hanno dato credito a certi studi e ricerche e la osannano, altri che si fidano di altri studi e ricerche e mettono in guardia dal consumarla. Non mi dilungherò nell’esposizione delle mie ragioni personali, che trovo “ininteressanti” per chi non mi conosce, ma voglio condividere con voi un lungo articolo che è apparso qui in Francia e che raccoglie la testimonianza di Monsieur Hervé Berbille, ingegnere agroalimentare ritenuto un grande esperto francese della soia. Talmente riconosciuto che l’emittente televisiva M6 lo aveva contattato per farlo intervenire in un suo programma. M6 è un canale che propone trasmissioni culinarie molto seguite in tutti i Paesi francofoni. L’ing. Berbille ci spiega in questo articolo perché si è rifiutato di partecipare alla trasmissione quando si è accorto che il suo intervento sarebbe stato strumentalizzato per discreditare la soia.
Come la televisione spara a zero sulla soia
-Ecco il punto di vista di uno specialista della soia su quello che non ha detto, la trasmissione di M6 dedicata, il 1° maggio 2011, a questo argomento.
-Una presa di posizione che lancia il dibattito sul trattamento a senso unico, da parte di alcuni mass-media, di argomenti legati all’alimentazione e alla salute.
Hervé Berbille è uno dei più grandi specialisti francesi della soia. Invitato a partecipare al reportage che M6 consacrava il 1° maggio alla soia, ha infine rifiutato di esprimersi, quando ha constatato che il dossier era montato contro questo alimento.
Autore di un libro-rivelazione che uscirà tra non molto al riguardo, condanna, come leggerete di seguito, il modo di fare sensazione dei mass-media attorno al prodotto soia, e questo da una decina d’anni a questa parte, secondo lui senza avvalersi di basi scientifiche valide.
Perché non ho partecipato alla trasmissione di M6
Il giornalista di M6 voleva solamente riprendermi mentre spingevo un carrello al supermercato stracolmo di “alimenti contenenti della soia”; “l’invasione” ancora e sempre. In compenso non c’era verso che io mi esprimessi, a proposito del rapporto Afssa/Afssaps (Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria dell’alimentazione dell’ambiente e del lavoro, Agenzia francese di sicurezza sanitaria delle medicine e dei prodotti biologici) per esempio. A queste condizioni ho preferito non prestarmi a queste pagliacciate. Come spiegare che molti media non specializzati, e dei giornalisti, preferiscono l’effetto di un annuncio caricaturale, piuttosto che fare il rendiconto della realtà dei dati scientifici? La ricerca di audience? La pressione degli acquirenti degli spazi pubblicitari? Sia come sia, preferiscono, spesso, l’esotismo adescatore di una non meglio identificata “ragazzina australiana”, che si pretende essere diventata precocemente pubere perché avrebbe consumato della soia (vedi sotto) all’austero contenuto delle pubblicazioni scientifiche. Purtroppo per la soia ricerca del sensazionalismo e ricerca scientifica vanno raramente d’accordo.
Economia della soia: non confondere quella destinata agli animali e quella destinata all’alimentazione umana.
Il giornalista di M6 voleva farmi dire a tutti i costi “che c’è della soia dappertutto”, argomento che resterà preponderante durante i nostri incontri e per quasi tutta la durata del reportage. Gli rispondo che, effettivamente, “c’è della soia dappertutto”, ma non dove lui crede. Mi spiego: il 90% delle proteine di soia prodotte nel mondo sono destinate all’alimentazione del bestiame, una vera rendita per gli industriali della soia degli Stati Uniti e del Brasile che dominano questo mercato. Questa soia per “alimentazione del bestiame”, nella maggior parte dei casi transgenica (OGM), si ritrova quindi indirettamente nei prodotti caseari, le uova e la carne che i francesi consumano quotidianamente, contribuendo a devastare la foresta amazzonica, un’informazione di importanza capitale, se posso permettermi, ma che non sarà portata a conoscenza degli spettatori di M6.
Al contrario, gli alimenti a base di soia destinati all’alimentazione umana, nello specifico quelli consumati in Francia, sono prodotti a partire da soia coltivata localmente, spesso secondo i metodi dell’agricoltura biologica, quindi senza ricorrere agli OGM, vietati nel bio. Bisogna sapere anche che le proteine della soia destinate all’alimentazione umana non rappresentano che il 3% della produzione mondiale, cosa che da, en passant, uno scorcio del rapporto di forza tra queste due filiere della soia (alimentazione animale vs alimentazione umana), dagli interessi antagonisti. Questa distinzione è il punto chiave della problematica della soia, ma non sarà mai portato a conoscenza degli spettatori di M6, così come il rapporto di forza sproporzionato tra i trasformatori della soia da “alimentazione umana” e l’industria casearia.
Il reportage di M6 cita il caso di una Piccola-media impresa della Bretagna che vende tre milioni di vasetti di yogurt alla settimana, suggerendo fra le righe che i produttori di yogurt di soia si “arricchiscono” indebitamente. Queste cifre possono sembrare considerevoli, ma in realtà, sono veramente derisorie, perché in Francia si vendono mille volte di meno i prodotti alla soia che i latticini. Ugualmente M6 non ricorda che l’industria casearia è massicciamente sovvenzionata dagli aiuti pubblici, accordati al settore degli allevamenti. Ciononostante, tenendo conto delle modalità di acquisto del latte da parte di queste multinazionali casearie, le sovvenzioni permettono a malapena di assicurare la sopravvivenza degli allevatori. Infine, i contribuenti sovvenzionano quindi indirettamente questi giganti dell’agroalimentare.
Invece, i trasformatori francesi di soia comprano queste materie prime a delle cooperative bio locali (CORAB, Agrobio Périgord, etc.), nel quadro di partenariati rispondenti a disciplinari di commercio “equo e solidale”, da cui questa domanda che bruciamo dalla voglia di porre ai burocrati di M6: se i produttori di yogurt di soia “si arricchiscono”, allora cosa ne è dell’industria casearia?
Invece di dire questo, il reportage di M6 si perde in disquisizioni irrisorie, rimproverando per esempio agli yogurt di soia di essere venduti più cari al chilo che gli yogurt a base di latte vaccino, quando il prezzo unitario è quasi equivalente. Il prezzo al chilo, come previsto per legge, è sempre precisato: niente di cui giustificare lo spostamento di una squadra di reporter al gran completo, essendo il consumatore medio, in generale, capace di confrontare due prezzi.
In compenso, il reportage di M6 non precisa, per esempio, che uno yogurt di soia protegge dal cancro alla prostata, laddove lo “stesso” yogurt a base di latte vaccino lo favorisce. Anche pagando il proprio yogurt di soia un po’ più caro non è sicuro che il consumatore faccia il cattivo affare che il reportage di M6 suggerisce.
Referenze:
Hwang YW, Kim SY, Jee SH, Kim YN, Nam CM. Soy food consumption and risk of prostate cancer: a meta-analysis of observational studies. Nutr Cancer. 2009;61(5):598-606.
Qin LQ, Xu JY, Wang PY, Kaneko T, Hoshi K, Sato A. Milk consumption is a risk factor for prostate cancer: meta-analysis of case-control studies. Nutr Cancer. 2004;48(1):22-7.
Namiki M, Akaza H, Lee SE, Song JM, Umbas R, Zhou L, Lee BC, Cheng C, Chung MK, Fukagai T, Hinotsu S, Horie S. Prostate Cancer Working Group report. Jpn J Clin Oncol. 2010 Sep;40 Suppl 1:i70 -75.
La soia è accusata di contenere dei “fitoestrogeni” ma i giornalisti non dicono che il latte contiene dei veri ormoni!
M6 indica che gli alimenti a base di soia contengono dei “fito-estrogeni” (isoflavoni), descritti per l’occasione come “una sorta di ormone femminile”. In realtà gli isoflavoni agiscono come modulatore ormonale, da cui la definizione di “fito-SERM”, che ha la tendenza a imporsi in seno alla comunità scientifica, a danno dei “fito-estrogeni”, un termine che fa riferimento a una debole attività estrogena, che si osserva, per di più, solo in vitro. Inversamente nell’organismo (“in vivo”) gli isoflavoni riducono l’esposizione estrogena globale, particolarmente quella dei nostri propri estrogeni (estrogeni endogeni), cosa che attenua in particolare gli effetti indesiderabili dei nostri estrogeni, i loro effetti proliferativi nello specifico.
Ma mai M6 indica che i prodotti caseari contengono naturalmente dei veri estrogeni, tra cui l’estradiolo, e numerosi altri ormoni (leptina, ossitocina, IGF-1, etc.). La cecità di M6 è ancora più sorprendente se si considera che i latticini light (in grassi ma non in ormoni!) costituiscono la gran parte delle vendite degli alimenti “salutari”, con Danacol di Danone in testa. A questo proposito un aneddoto a mio parere molto rivelatore. Gli amici dell’industria casearia contestano gli effetti di riduttore del colesterolo della soia. Ora, i prodotti che riducono il colesterolo come Danacol devono le loro proprietà a degli steroli vegetali, la maggior parte delle volte estratti dalla soia. La posizione degli amici dell’industria casearia a proposito degli steroli si potrebbe riassumere così: “inefficaci nella soia ma prodigiosi una volta aggiunti ai latticini”.
La soia regolarmente presa di mira dai media
Nel 2006, per inchiodare definitivamente la soia, Que choisir (giornale simile ad Altro Consumo in Italia n.d.t.) tornava alla carica contro la soia, evidentemente una fonte d’ispirazione continuamente rinnovata per questo giornale, che ammoniva con un articolo dal titolo “Della soia e dei danni”. Ora, come risultato del suo articolo, sembra che il giornalista sia incapace di produrre il minimo caso documentato che dia la prova di questi “danni” (pertanto scritti usando il plurale nel suo titolo: Que choisir si lascerebbe dunque andare a della pubblicità menzognera?). Da parte sua, un reportage andato in onda al TG di France2 in settembre 2010, accusava la soia di essere responsabile dell’epidemia di pubertà precoce osservata in Francia. Quando chiesi alla giornalista che aveva realizzato il reportage l’origine delle sue fonti questa mi rispose “diversi scienziati”. La semplice domanda “Quali?” si deve accontentare ancora di “diversi”, senza alcuna specificazione. Quanto alle referenze delle pubblicazioni scientifiche tanto vale dirvi che a un anno di distanza me ne sono fatto una ragione.
Il giornale “Femme actuelle” (settimanale femminile) ci è andato giù pesante accusando i “fito-estrogeni” di favorire la pubertà precoce, citando a tal fine uno studio che conclude che i “fito-estrogeni”… ritardano l’età della pubertà stessa.
Referenze:
Wolff MS, Teitelbaum SL, Pinney SM, Windham G, Liao L, Biro F, Kushi LH, Erdmann C, Hiatt RA, Rybak ME, Calafat AM; Breast Cancer and Environment Research Centers. Investigation of relationships between urinary biomarkers of phytoestrogens, phthalates, and phenols and pubertal stages in girls. Environ Health Perspect. 2010 Jul;118(7):1039-46.
Contrariamente a quello che dicono i media, ci sono meno prodotti con soia sugli scaffali
In seguito alla pubblicazione del rapporto “fito-estrogeni” dell’ex-Afssa (oggi Anses) in marzo 2005, trasmesso dalla campagna stampa orchestrata da Que choisir, i latti per l’infanzia a base di soia, malgrado la loro innocuità già ben stabilità all’epoca, l’Afssa d’altronde lo ammetteva a margine, sono semplicemente spariti dagli scaffali. Pertanto il solo effetto attribuibile al consumo al latte per l’infanzia a base di soia è la protezione contro il futuro sviluppo del cancro al seno.
Idem per i complementi alimentari a base di soia destinati al trattamento della menopausa, accusato allora dall’Afssa di aumentare il rischio di cancro al seno, quando già gli studi disponibili all’epoca ne suggerivano un effetto protettore, molte volte confermato da quella volta e questo anche fra le donne che avevano avuto degli antecedenti di cancro al seno, che vedono precipitare il rischio di ricadute.
Dettaglio rivelatore, durante il reportage, la ricercatrice Catherine Bennetau-Pelissero (ENITA, Bordeaux) presenta degli alimenti a base di soia, senza dubbio come prova flagrante di questa “invasione”. Solamente che la quasi totalità dei latti infantili e dei complementi alimentari per menopausa presentati da Madame Bennetau-Pelissero sono definitivamente spariti dagli scaffali poco dopo la pubblicazione del rapporto dell’Afssa, come avevo previsto all’epoca. Ancora oggi il sito Que choisir chiede il pagamento per visionare le valutazioni degli alimenti a base di soia, che nella maggior parte dei casi non esistono più.
Referenze:
Messina M, Hilakivi-Clarke L. Early intake appears to be the key to the proposed protective effects of soy intake against breast cancer. Nutr Cancer. 2009;61(6):792-8.
Sartippour MR, Rao JY, Apple S, Wu D, Henning S, Wang H, Elashoff R, Rubio R, Heber D, Brooks MN. A pilot clinical study of short-term isoflavone supplements in breast cancer patients. Nutr Cancer. 2004;49(1):59-65.
Messina MJ, Loprinzi CL. Soy for breast cancer survivors: a critical review of the literature. J Nutr. 2001 Nov;131(11 Suppl):3095S-108S. Review.
Le opinioni esposte da Madame Bennetau-Pelissero, presentata come un’esperta della soia, sono inesatte o contestabili
Madame Bennetau-Pelissero dichiara, in particolare, che “un consumo giornaliero di tre o quattro alimenti a base di soia aumenta il rischio di fibromi (tumore uterino)”. Quando invece basta consultare la letteratura scientifica per convincersi dell’esatto opposto: tutti gli studi condotti al riguardo, sia tra le donne occidentali che asiatiche, indicano al contrario che il consumo di “fito-estrogeni”, e/o soia nei casi più sfavorevoli, non ha assolutamente alcuna incidenza (« No association was found between isoflavone excretion and uterine fibroids »), oppure riduce questo rischio!
Ugualmente, Madame Bennetau-Pelissero non evoca mai gli effetti inibitori degli isoflavoni (“fito-estrogeni”) della soia sulla crescita delle cellule cancerose dell’utero e soprattutto questa “meta-analisi” (sintesi degli studi scientifici pubblicati su un soggetto specifico) che mostra che la soia protegge contro l’insieme dei tumori ginecologici. Per scrupolo di coscienza ho nondimeno chiesto a Madame Bennetau-Pelissero di comunicarmi le referenze delle pubblicazioni scientifiche sulle quali lei fonda le sue gravi accuse, non sono affatto sorpreso di non aver ricevuto risposta.
Questi pareri espressi da Madame Bennetau-Pelissero hanno un precedente: nell’aprile 2000, nelle pagine di Que choisir, questa ricercatrice accusava i latti per l’infanzia a base di soia di favorire la pubertà precoce, adducendo per questo il caso singolare (in tutti i sensi della parola) di una “ragazzina australiana” . Ho chiesto a più riprese i riferimenti di questo studio sia a Madame Bennetau-Pelissero che a Que choisir, che pubblicò queste conclusioni, ma invano.
Ricordo che tutti gli studi pubblicati a questo proposito mostrano che i “fito-estrogeni”, al contrario, ritardano la comparsa della pubertà, così come i dati dell’OMS che indicano che l’età della pubertà è molto più precoce in occidente che nei Paesi tradizionalmente consumatori di soia. Questo spiega, probabilmente e in parte, perché le donne asiatiche sono significativamente meno colpite dal cancro al seno, una pubertà più precoce essendo anche indicata come fattore di rischio per questa malattia.
Anche le conoscenze rivendicate da Madame Bennetau-Pelissero devono essere considerate con cautela: recentemente classificava il miso tra gli alimenti a base di soia “pressati” e “non fermentati”, come il tofu per esempio. Invece la produzione del miso richiede una doppia fermentazione (!), ma mai di essere pressato… Madame Bennetau-Pelissero era senza dubbio un po’ frettolosa, come quando afferma, senza minimamente citare una pubblicazione, che il latte di soia non è consumato in Asia, quando invece questo continente rappresenta il primo mercato mondiale, per consumo pro-capite, di latte di soia (« Tou chiang » in Cina, « Tonyu » in Giappone, « Sua dâu nanh » in Vietnam, « Du-yu » in Corea, etc.), un asiatico consuma, in media, dieci volte tanto il latte di soia che consuma un occidentale. Gli asiatici consumano più latte di soia che Coca-Cola per esempio, come ricordava un esperto della FAO nel 1993 e questo non si riferisce a ieri. Si poteva già leggere nel 1881 (si avete letto bene n.d.t.) nel Bollettino della Società di Acclimatazione a proposito della Cina “Non abbiamo da segnalare che l’immenso consumo di latte di soia”… Per aneddoto il primo alimento a base di soia descritto da un occidentale, nel 1665, fu precisamente il latte di soia.
Madame Bennetau-Pelissero interpreta anche le pubblicazioni scientifiche in maniera a dir poco personale. Basandosi su di uno studio, pubblicato nel 2001 da Brian Strom, conclude la pericolosità dei latti per l’infanzia a base di soia (PPS), responsabili, secondo lei, di una “perturbazione endocrina” che si traduce in un “aumento acneico”. Se non fosse che nello studio di Brian Strom non si parla neanche una volta di acne, la parola acne (acne anche in inglese) non figura da nessuna parte in questo studio. Questa interpretazione da parte di Madame Bennetau-Pelissero le porterà una serie di richiami da parte dell’autore dello studio: “C. Bennetau-Pelissero non ha capito i nostri risultati”. E a ragione: Brian Strom e la sua équipe, sulla base dei loro risultati, concludevano che i PPS sono completamente innocui e hanno un’assenza totale di effetti ormonali.
Deploro che chi contraddice questa ricercatrice (tra l’altro legata all’industria casearia) non abbia mai diritto a uno spazio nei media, quando invece in seno alla comunità scientifica le sue prese di posizione sono sempre più indebolite dagli studi pubblicati. Personalmente, per esempio, mi sarebbe piaciuto portare a conoscenza dei telespettatori di M6 e dei lettori di Que choisir questo recente studio che dimostra che la soia figura tra i principi attivi più efficaci per combattere l’acne.
Referenze:
Atkinson C, Lampe JW, Scholes D, Chen C, Wähälä K, Schwartz SM. Lignan and isoflavone excretion in relation to uterine fibroids: a case-control study of young to middle-aged women in the United States. Am J Clin Nutr. 2006 Sep;84(3):587 – 93.
Nagata C, Takatsuka N, Kawakami N, Shimizu H. Soy product intake and premenopausal hysterectomy in a follow-up study of Japanese women. Eur J Clin Nutr. 2001 Sep;55(9):773-7.
Kim SH, Kim SH, Kim YB, Jeon YT, Lee SC, Song YS. Genistein inhibits cell growth by modulating various mitogen-activated protein kinases and AKT in cervical cancer cells. Ann N Y Acad Sci. 2009 Aug;1171:495-500.
Kim SH, Kim SH, Lee SC, Song YS. Involvement of both extrinsic and intrinsic apoptotic pathways in apoptosis induced by genistein in human cervical cancer cells. Ann N Y Acad Sci. 2009 Aug;1171:196-201.
Myung SK, Ju W, Choi HJ, Kim SC; Korean Meta-Analysis (KORMA) Study Group. Soy intake and risk of endocrine-related gynaecological cancer: a meta-analysis. BJOG. 2009 Dec;116(13):1697- 705. Epub 2009 Sep 19. Review.Starling, Shane. Asia continues to dominate soy milk consumption. Food Navigator, 20-Apr-2011
Nicolas-Auguste Paillieux, Société d’Acclimatation, 1881 Le Soya : sa composition chimique, ses variétés, sa culture et ses usages. Page 43
Domingo Fernández Navarrete (1610 – 1689), Una colección de viajes y de recorridos
Setchell KD. Assessing risks and benefits of genistein and soy. Environ Health Perspect. 2006 Jun;114(6):A332-3.
Tillett T. Soy formula of “minimal concern”. Environ Health Perspect. 2010 Aug;118(8):a335.
Fowler JF Jr, Woolery-Lloyd H, Waldorf H, Saini R. Innovations in natural ingredients and their use in skin care. J Drugs Dermatol. 2010 Jun;9(6 Suppl):S72-81; quiz s82-3.
Fonte: www.lanutrition.fr
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Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.
liliana
dice:Grazie per la traduzione dell’articolo che trovo interessantissimo: chissà se si fosse dilungato un pò di più sui danni della caseina che putiferio avrebbero fatto! comunque ammiro moltissimo chi finalmente ci dice la verità, averlo saputo prima mi avrebbe certamente evitato grossi danni! grazie di nuovo alla redazione vi seguo da tempo e siete davvero fantastici!
Barbara Primo
dice:Per i danni dei latticini ti suggerisco di leggere questo libro:
http://www.promiseland.it/2011/01/26/latte-menzogne-e-propaganda/
Non è ancora stato tradotto in italiano, ma lo trovi in francese e inglese e circa una trentina di lingue…
Grazie per i complimenti! 🙂
Eugenia
dice:Articolo super interessante!
I francesi mangiano tanti di quei latticini (in un libro per l’infanzia qui in Francia ho trovato come suggerimento ai bambini quello di mangiare un latticino a ogni pasto!) che mi sembra che questo canale abbia voluto più tranquillizzare i suoi spettatori rispetto alla loro alimentazione piuttosto che fare della vera informazione! E’ una vergogna…
Mi auguro che prima o poi la tv smetta di farsi influenzare dagli interessi economici altrui e cominci a dire la verità!
Grazie Barbara!
Elena
dice:Grazie, molto molto interessante!!
a
dice:http://www.activistpost.com/2011/05/war-on-milk-gm-dairy-and-cancer-links.html
Tiziana Alberti
dice:Mi unisco al coro dei complimenti per questo articolo. In ogni caso, la strada da percorrere, è lunga. Troppi interessi economici….
Ma noi andiamo avanti!
Grazie Barbara, anche da parte mia!
Barbara Primo
dice:Ricotta di soia forever? 😉
AleDB
dice:per quanto mi riguarda sì, visto che da quando non mangio i latticini non ho più mal di pancia! ; )
Leonardo Ciolli
dice:…articolo molto interessante..certe volte è importante entrare nello specifico…ci sono battaglie in corso fra alimenti naturali, etici versus derivati animali, ogm,ecc..
perlomeno adesso si levano voci a favore dei primi, rispetto alla totale disinformazione di pochi anni fa…
AleDB
dice:grazie per la traduzione dell’articolo…molto interessante, ecco perchè l’emittente M6 non ha voluto che queste cose venissero detto in uno dei suoi prgrammi…non si sa mai che qualcuno si svegli dal lungo letargo! ; )
amelie
dice:articolo veramente molto interessante e utile! adesso finalmente so cosa rispondere a chi mi chiede se la soya faccia male (soprattutto sul conto della soya ogm….la soya ogm la mangia chi mangia prodotti animali, non i veg!!)