Mangiare agnello a Pasqua? Fermiamo la strage.

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Ecco la storia di Livio, un agnellino tra tanti che presto vedrà la morte per mano di un sistema che giustifica la strage, con la tradizione. Una narrazione per dare voce a CHI non ha voce. «Erano già i primi di marzo, ma quella notte faceva ancora molto freddo: il vento strideva tra i rami […]

Ecco la storia di Livio, un agnellino tra tanti che presto vedrà la morte per mano di un sistema che giustifica la strage, con la tradizione. Una narrazione per dare voce a CHI non ha voce.

«Erano già i primi di marzo, ma quella notte faceva ancora molto freddo: il vento strideva tra i rami degli alberi, percuotendo le tenere e giovani foglie, che avevano appena abbandonato la loro forma larvale di timide gemme, nell’incontenibile attesa dell’arrivo della primavera. Eppure mia madre, nonostante la stalla umida e piena di gelidi spifferi, riuscì a darmi alla luce…
Ops, perdonatemi, non mi sono ancora presentato: mi chiamo Livio e sono un agnellino di appena venti giorni, fratello di Sofia e Quirino e figlio di Frida.
Vi sembrerà incredibile, ma la notte in cui nacqui me la ricordo benissimo: tremavo tutto per il gelo e la paura, ma mia mamma Frida riuscì a consolarmi senza sforzi con il tepore del suo corpo, mentre il suo latte caldo mi riempiva la pancia e mi scaldava; mi addormentai poco dopo, insieme ai miei fratelli, immaginando e sognando il mio percorso di vita, appena iniziato e tutto da scoprire.
Fortunatamente, il cattivo tempo non durò a lungo: dopo qualche giorno, dalle piccole finestre della stalla cominciarono a filtrare piacevoli raggi di sole e a tutto il gregge, compresa la mia famiglia, fu permesso di uscire all’aria aperta; ormai le mie gambe erano agili e scattanti, così non esitavo a correre spensierato con Sofia, Quirino e con tanti altri agnelli, miei coetanei.
Tra un cespuglio e l’altro ci divertivamo a sfidarci su chi, per primo, trovasse un fiore di camomilla o a chi portasse in bocca, come un trofeo, il papavero vermiglio più grande; una volta, per farmi un dispetto, Quirino mi sventolò davanti al naso un soffione: quanti starnuti mi fece fare!
Le giornate di sole scorrevano felici e piene di avventure; tuttavia, ogni volta che la sera rientravamo al chiuso per andare a dormire, vedevo una mamma pecora che piangeva e qualche mio amico agnellino che mancava all’appello: “Chissà, forse il pastore l’ha portato via per curarlo, perché stava poco bene” pensavo.
Poi, una mattina, fui svegliato di soprassalto, mia madre belava in modo straziante: due signori corpulenti, dall’aspetto tutt’altro che amichevole, stavano portando via i miei fratelli!
Li stavano trascinando per le zampe, mentre mamma provava a fermare quei due brutti tipacci con morsi e spinte, inutilmente; anch’io feci del mio meglio per liberare Quirino e Sofia, ma, con un violento schiaffo, venni sbalzato in un angolo, stordito, tra le urla di sottofondo dei miei fratellini…
Mi ripresi poco dopo: mamma Frida era seduta in disparte, le sue pupille rettangolari tristi e assenti.
Io continuavo a non capire: “Mamma, Sofia e Quirino stavano bene, perché li hanno portati via?”
“Piccolo mio, i tuoi fratelli non torneranno più” mi disse, e non aggiunse altro.
Rimasi lì, immobile, con gli occhi lucidi: soltanto in quel momento compresi in parte le sparizioni sempre più frequenti dei miei coetanei, ma mai avrei creduto che fossimo tutti destinati alla morte, uccisi per festeggiare una sacra ricorrenza.
“Ma è assurdo…” mormorai tra me.
La solitudine, il dolore di mia madre, l’assenza dei miei compagni di gioco mi avevano fatto passare l’appetito: inoltre, ero troppo piccolo, preferivo succhiare il latte piuttosto che mangiare l’erba.
Ancora non sapevo che gli umani sarebbero venuti a prendermi prima ancora che l’assaggiassi…»
Quella che vi ho appena narrato non è una frivola favoletta: ogni anno, in occasione della Pasqua, vengono macellati circa 700 mila agnelli e capretti; rispetto al passato, il numero è diminuito vistosamente, grazie alle numerose campagne di sensibilizzazione e alla diffusione di un rinnovato e più vigoroso rispetto nei confronti dell’esistenza animale.
Ma non basta: purtroppo è ancora troppo radicata la tradizione di festeggiare la Pasqua, che dovrebbe essere un inno alla vita e alla rinascita, uccidendo un neonato indifeso, un esserino di nemmeno un mese d’età.
Il mio è un invito a riflettere, a prendere coscienza di un’usanza contraddittoria, che genera soltanto dolore: Livio è uno dei tanti condannati a morte, per colpa di chi preferisce non scegliere, ritrovandosi a mangiare un bambino innocente, strappato alla vita con violenza… “perché è così, perché accade ciò da decenni”… d’altronde, perché decidere proprio adesso di agire diversamente?
E invece, è ora di cambiare; non occorre avere un essere vivente nel piatto per fare festa: con la dieta vegana si ha la possibilità di godere di tante prelibatezze di origine vegetale, creando infinite pietanze dagli ingredienti più variegati, senza far soffrire nessuno.
Gustando una ricetta cruelty free, nessun agnello verrà sacrificato inutilmente e ognuno di loro avrà la possibilità di continuare a pascolare liberamente, raggiungendo l’età adulta; e, come tanti, Livio te ne sarà riconoscente, mentre i suoi occhi sono spalancati su un futuro pacifico e senza sangue.
Fonte: www.promiseland.it

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Un commento “Mangiare agnello a Pasqua? Fermiamo la strage.”

  • Roberto Contestabile

    dice:

    Un racconto molto toccante e significativo che spiega come una “festa” venga celebrata molto drammaticamente in nome di un sacrificio ingiusto. Le tradizioni e soprattutto le ricorrenze religiose sono tra le prime attività responsabili del genocidio animale. Del resto l’alimentazione stessa, quella “tradizionalmente” carnivora, è in cima alla lista delle priorità da perseguire in controtendenza per diminuire ed infine cancellare l’enorme massacro in atto. In queste lunghe settimane prima della pasqua cristiana bisogna informare e divulgare una giusta informazione affinchè i consumatori sappiamo cosa è veramente giusto e buono da mangiare…non certamente un Agnello innocente e libero di vivere la propria esistenza.
    Grazie per questo approfondimento.

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