Gli oceani di tutto il mondo sono diventati dei macabri e lugubri retroscena della società consumista. Come rovinare l’esistenza di un essere vivente bevendo una semplice lattina.
Sembra incredibile, eppure potrebbe essere accaduto veramente: un’aragosta con il logo di una nota bevanda alla cola “tatuata” sulla chela! Questa notizia virale è apparsa di recente sul web con tanto di foto allegata che, tra dubbi ed incertezze, ha di nuovo scosso l’opinione pubblica sui possibili danni dell’inquinamento. I colori sfumati di una lattina si sarebbero impressi sull’Aragosta in un modo inspiegabile ma che diffonde tra gli esperti del settore nuovi e terribili retroscena su ciò che sta accadendo nei mari di tutto il mondo.
Che sia vero o meno (non è ancora accertato che sia fake) non si può non riflettere su quello che è invece sotto gli occhi di tutti: la distruzione dell’ecosistema marino.
Se la pesca intensiva negli ultimi 50 anni ha ridotto notevolmente il numero di Pesci “commestibili”, il consumismo esasperato e l’industrializzazione selvaggia hanno trasformato gli oceani in una immensa discarica in cui è possibile trovare di tutto. A partire da un ordigno esplosivo della 2a guerra mondiale fino al più piccolo utensile all’apparenza innocuo: un cotton fioc.
Come non ricordare infatti la triste e scioccante immagine di un piccolo Cavalluccio marino che “abbraccia” un cotton fioc rosa come fosse un tenero appiglio confortevole, o magari chissà cosa…una zattera magari per sostenersi dalle forti correnti. La celebre foto fu scattata nel dicembre 2016 dal giovane fotografo Justin Hofman, ed ha fatto rapidamente il giro del web portando sotto i riflettori il dramma dell’inquinamento dei mari, in particolar modo di quelli indonesiani, dove è stato immortalato il simpatico Cavalluccio. Non a caso, dopo quelli cinesi, sono i mari indonesiani i più inquinati al mondo con ben 3 milioni di tonnellate di detriti riversati. Una vera e propria catastrofe!
Ogni anno infatti negli oceani finiscono fra le 5 e le 13 tonnellate solo di plastica, una situazione così grave che potrebbe far temere la morte di tutto l’ecosistema marino proprio a causa di questa vera e propria devastazione ambientale. A tal proposito è d’obbligo menzionare l’isola artificiale di plastica larga dai 700.000 kmq fino a più di 10 milioni (cioè da un’area più grande della Spagna, un enorme accumulo di spazzatura galleggiante – fonte Wikipedia) situata nell’oceano pacifico.
Ma sono tante le piattaforme galleggianti presenti nei vari mari ed oceani del mondo. Individuarle tutte pare impossibile, soprattutto se calcoliamo che gli sversamenti sono spesso clandestini o conseguenti ad uso spropositato delle materie prime. Ciò non salva anche l’utilizzo quotidiano che tutti noi consumatori irresponsabili adottiamo nelle nostre case, non sempre all’altezza di un adeguata sostenibilità. Basti pensare alle microplastiche presenti nei cosmetici e additivi vari, così tanto diffusi che sono diventati quasi un obbligo di bellezza e comodità.
Molti di questi derivati chimici finiscono negli scarichi domestici e poi di conseguenza nelle fognature, e poi nei mari e fiumi. Gli apparati di depurazione e filtraggio non riescono a captare queste minuscole particelle, molte anche invisibili ad occhio nudo che irrimediabilmente finiscono per entrare nella catena alimentare, ed ovviamente di ritorno sulle tavole. I Pesci sono le principali vittime inconsapevoli che ingeriscono queste sostanze a loro insaputa, contaminando loro stessi e di conseguenza tutto l’ecosistema marino e terrestre.
Ecco perché chi solitamente si nutre di Animali dovrebbe considerare l’opportunità di cambiare abitudini alimentari non solo per un concetto salutista ma specialmente per una consapevolezza etica che inizia a prescindere dalle proprie abitudini personali.
Non sapere significa non contribuire alla creazione di un mondo migliore privo di distruzione e violenza.
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