L\’isola dell\’ombra (parte seconda)

Promiseland -

«Non sappiamo se la Sicilia riuscirà ad aggiudicarsi anche quest\’anno il principe dei primati: quello del primo morto ammazzato della mattanza venatoria in corso. Lo stiamo ancora aspettando e per ora una sola cosa possiamo dire con certezza assoluta: che arriverà. Ma quale regione potrà \”vantarlo\”, chi può dirlo? Tuttavia, date le premesse, abbiamo buoni […]

«Non sappiamo se la Sicilia riuscirà ad aggiudicarsi anche
quest\’anno il principe dei primati: quello del primo morto ammazzato
della mattanza venatoria in corso. Lo
stiamo ancora aspettando e per ora una sola cosa possiamo dire con
certezza assoluta: che arriverà. Ma quale regione potrà \”vantarlo\”, chi
può dirlo? Tuttavia, date le premesse, abbiamo buoni motivi per essere
ottimisti: Forza Sicilia! Vedrai che ce la fai».

Era così che il 7 settembre pensavo di concludere l\’articolo
L\’isola dell\’ombra ma poi avevo
tagliato questo finale giudicandolo, dato l\’argomento, di cattivo
gusto.

Il mondo reale tuttavia è riuscito ancora una volta a essere più di
cattivo gusto di qualsiasi fantasia cronachistica: la Sicilia ce l\’ha
fatta davvero, e alla grande. Sia pur in ritardo sulla tabella di marcia
ordinaria della carneficina venatoria (di solito i funerali cominciano fin
dai primi giorni di sparatorie) eccolo qui il primo morto, ed è un bambino.

L\’omicida? Il padre. Il padre cacciatore, il padre a mano armata, \”una
persona per bene, irreprensibile, molto legato alla famiglia\”, ci
tocca leggere come al solito sui giornali, ma diciamolo
meglio: uno scriteriato irresponsabile che coinvolgeva abitualmente il
figlio nelle sue spedizioni armate nelle campagne. Uno dei 750.000 potenziali
omicidi che da due settimane sono di nuovo liberi di dilagare armi in pugno
su gran parte del territorio italiano, uno di quelli che infine omicida lo è
diventato davvero.

E non mi sento di spendere una sola briciola di cordoglio per costui,
nemmeno per il fatto che subito dopo aver trucidato il figlio, in un impeto di
tardiva saggezza egli abbia ritenuto cosa buona e giusta suicidarsi,
riuscendo a spararsi ben due volte nell\’addome.

Perché? Perché come mi scrisse polemicamente tempo fa un cacciatore: «chi
pratica la caccia sa i pericoli a cui va incontro». Lo sa: non ne dubito.
Come sa perfettamente quali siano i pericoli cui sottopone gli
altri. Ed è dunque con piena consapevolezza che il cacciatore-omicida-suicida
Antonio Grasso ha sottoposto ripetutamente il figlio a un rischio mortale,
fino al prevedibile tragico esito di pochi giorni fa.

Intollerabile è pertanto che il sostituto procuratore Marisa Scavo,
che conduce le indagini sulla tragedia, parli di \”una drammatica fatalità\”.
Che sia vera l\’una o l\’altra delle due ricostruzioni dei fatti operate dai
Carabinieri, che si sia trattato del solito sparo alla cieca contro
un cespuglio o della solita caduta col colpo in canna, dov\’è la
\”fatalità\”? \”Fatale\” si dice di evento inevitabile e imprevedibile. Ma dov\’è
l\’inevitabile in una attività il cui solo scopo è soddisfare un
sadico capriccio trascinatosi fino a noi dalla preistoria? Dov\’è
l\’imprevedibilità di ciò che accade sempre, dozzine di volte ogni
anno? E che accade per ovvie ragioni, visto che \”caccia\” significa attività
a mano armata praticata sul territorio selvatico (ovvero in un ambiente
incontrollabile) e pertanto secondo standard di (in)sicurezza che in qualsiasi
altro contesto, come abbiamo a suo tempo mostrato, sarebbero non soltanto
inaccettabili a lume di elementare buon senso, ma addirittura penalmente
perseguibili.

«Parla delle nostre morti e fa bene, sono le nostre, le piangiamo noi»
aggiungeva quel cacciatore e diceva bene: le loro morti se le
piangano da soli. Ma il punto è che questa volta, come molte altre volte,
la morte non è solo un affare interno del dissennato mondo venatorio,
questa volta, e non per la prima volta, ad andarci di mezzo è stato anche
un bambino. E questi sono anche fatti nostri.

Si spera dunque che il lutto cittadino proclamato dal sindaco di Zafferana
sia da intendersi solo per la morte del bambino e non anche per quella
dell\’omicida.
L\’eventualità opposta, questa sì, sarebbe veramente l\’apoteosi del
cattivo gusto.

Filippo Schillaci


Fonti giornalistiche: Cacciatore uccide il figlio e poi si
ammazza
, Corriere della Sera, 18 settembre 2004
Uccide il figlio per errore e si suicida con lo stesso fucile,
La Repubblica, 19 settembre 2004
Incidente di caccia, Zafferana sconvolta, La Sicilia,
19 settembre 2004

Scegli i prodotti certificati VEGANOK e sostieni così la libera informazione!


Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.

Scarica gratuitamente il nostro magazine