Continua ad essere molto alta l’attenzione all’emergenza antibiotici e al loro potenziale inquinante in tutto il mondo. Ad affermarlo, uno studio dell’università di New York e che ha rilevato concentrazioni che in alcuni casi, superano i livelli di sicurezza di oltre 300 volte. Lo studio sarà presentato al meeting della Society of Environmental Toxicology and Chemistry ad Helsinki. Il test è stato effettuato analizzando le acque dei fiumi principali di 72 paesi in tutti i continenti e gli antibiotici sono stati trovati nel 65% dei siti monitorati, compresi fiumi come il Mekong o il Tamigi.
Il fiume più inquinato si trova più inquinato in Bangladesh: qui il Metronidazolo, usato per trattare infezioni batteriche della pelle e della bocca, raggiunge un livello 300 volte maggiore rispetto a quello considerato di sicurezza. Il Tamigi invece ha una concentrazione totale di antibiotici di 233 nanogrammi per litro.
La notizia è stata descritta come “preoccupante” dagli scienziati che hanno effettuato lo studio perché traccia un quadro poco rassicurante sul tema dell’antibiotico resistenza. Inoltre, vi è anche la possibilità che l’acqua contaminata entri sia nelle scorte di cibo che nella catena alimentare. Secondo lo studio, siti ad alto rischio sono situati accanto a sistemi di trattamento delle acque reflue, discariche di rifiuti o discariche di liquami.
L’indagine ha cercato 144 antibiotici. Tra gli antibiotici trovati nell’acqua c’era il trimethoprim, che è usato principalmente per trattare le infezioni del tratto urinario, il metronidazolo, che viene usato per trattare infezioni della pelle e della bocca e ciproflaxacina, usato nel trattamento delle infezioni respiratorie, urinarie e della pelle.
Le aree che più hanno superato i limiti di sicurezza erano l’Asia e l’Africa, ma i livelli riscontrati in Europa, Nord America e Sud America ci danno la musura di come la contaminazione da antibiotici sia davvero una questione globale.
Il dott. John Wilkinson, del Dipartimento di Ambiente e Geografia, che ha coordinato il lavoro di monitoraggio, ha dichiarato che nessun altro studio è stato fatto su questa scala. “Il nostro studio aiuta a colmare questa lacuna di conoscenze avendo elaborato dati in paesi che non erano mai stati monitorati prima”.
Il professor Alistair Boxall, leader tematico dell’istituto di sostenibilità ambientale di York, ha dichiarato: “I risultati sono piuttosto aperti e preoccupanti, a dimostrazione della diffusa contaminazione dei sistemi fluviali di tutto il mondo con composti antibiotici. Molti scienziati e responsabili politici ora riconoscono il ruolo dell’ambiente naturale nel problema della resistenza antimicrobica: i nostri dati mostrano che la contaminazione antibiotica dei fiumi potrebbe essere un importante contributo. Risolvere il problema sarà una grande sfida e richiederà investimenti nelle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, una regolamentazione più severa e la pulizia di siti già contaminati”.
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