Lucciole

Promiseland -

Mattia fissava il cielo, come cuscino il duro asfalto, per coperta un vento gelido eppure il cielo era limpido e immoto, segnato da una miriade di luci messe lì quasi come testimoni silenziosi, forse solo per lui…. dopotutto solo lui volgeva il capo al cielo in quella fredda, limpida notte in una città indifferente a […]

Mattia fissava il cielo, come cuscino il duro asfalto, per coperta un vento gelido eppure il cielo era limpido e immoto, segnato da una miriade di luci messe lì quasi come testimoni silenziosi, forse solo per lui…. dopotutto solo lui volgeva il capo al cielo in quella fredda, limpida notte in una città indifferente a tutto.

Anche a lui che moriva piano senza dar noia, certo di non recare dolore a nessuno con la sua dipartita. Il suo corpo era ormai freddo e quasi non distingueva il limite dell’asfalto dalla sua schiena, solo i suoi occhi continuavano a vivere come se tutta la sua anima si fosse rappresa dietro quel lacrimoso schermo e lì si attardasse.

Le stelle… le aveva sempre guardate come lucciole irraggiungibili, ora le osservava con uno stupore mai provato… come se tutto il senso della sua breve vita fosse lì in quelle migliaia d’iridi di fuoco.

La nave esploratrice segnalava alla base le temibili notizie… ormai gli studiosi erano certi.. quanto prima la galassia AITTAM sarebbe letteralmente scomparsa, risucchiata da quell’immenso buco nero. L’enorme stella implosa aveva già con la sua morte distrutto la vita sui pianeti più evoluti ed ora nell’orbita la galassia non gravitava intorno al suo sole, ma lentamente ed inesorabilmente risucchiata dal buco nero. Si stava assistendo alla morte di un pezzo d’universo.

Gli studiosi in silenzio, ammutoliti da tanta distruzione si domandavano; “perché ?”, ma soprattutto :” cosa cambierà negli equilibri dei nostri mondi?”

Mattia sospirò, con lentezza aspirando ed espirando l’aria conscio di come potesse essere l’ultima volta. Amava respirare, lui un vagabondo per scelta, cresciuto tra i movimenti culturali della sua epoca.. insofferente ai luoghi comuni e alle lusinghe della civiltà, si era mescolato a soli 30 anni tra i barboni ed i senzatetto della sua opulenta città.

Una città che non amava il disordine, che appiattiva le menti dei giovani ed annegava il senso di libertà di chi sapeva.

Potevano avere non più di 18 anni, erano quasi una decina e pareva che il solo vederlo li riempisse d’odio.

Con il ferro gli avevano spezzato la volontà e la vita.

Ora Mattia giaceva lì sul selciato, avvolto di dolore, domandandosi “perché?” e cercando in quel muto dialogo con le stelle le sue risposte. Anche i ragazzi, quei ragazzi, avevano pensieri, tra loro aleggiava un sinistro silenzio, dopo l’odio qualcosa si era insinuato, qualcosa che formicolava nella mente e induriva i tratti dei loro visi.

Poi uno di loro con un tono stridulo disse:”Era un miserabile, spazzatura niente e nessuno lo reclamerà.. non serviva a niente, abbiamo fatto bene” Quando Mattia guardò senza più vedere le sue lucciole, la galassia AITTAM fu completamente risucchiata dal buco nero.

Lassù lo stesso universo ferito assistette alla creazione di una nuova stella; sulla terra stava nascendo Irene.

di Anna Molisso

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