I produttori europei nella filiera alimentare potrebbero presto essere in grado di reperire più proteine a livello locale dopo che la Commissione europea ha annunciato nuove politiche per promuovere la produzione e il consumo di soia, ceci, lenticchie e colza. La domanda di alternative alla carne sta aumentando in molte parti dell’UE, ha osservato la Commissione in una nuova relazione e il 90% di queste sono mangiate dai flexitarians, definiti come consumatori che limitano l’assunzione di carne.
Il report integrale è disponibile qui: report from the commission to the council and the European Parliament on the developement of plant proteins in the European Union
Il rapporto si concentra su piante ricche di proteine con un contenuto proteico grezzo di oltre il 15% (semi oleosi: semi di colza, semi di girasole e semi di soia, legumi: fagioli, piselli, lenticchie, lupini e legumi da foraggio come erba medica e trifoglio), che rappresentano circa 1/4 della fornitura totale di proteine vegetali nell’UE. Sebbene i cereali contribuiscano in modo significativo alla fornitura totale di proteine vegetali dell’UE, non sono trattati nel report a causa di un basso contenuto di proteine e bassa rilevanza di mercato. Nel 2016/17, la domanda di proteine vegetali nell’UE ammontava a circa 27 milioni di tonnellate.
Il mercato dei legumi beneficia anche delle innovazioni nei processi di pre-cottura, della loro inclusione nei cibi pronti e dello sviluppo di nuovi legumi come l’edamame. Quasi 40 tipologie di legumi sono anche riconosciute dalle caratteristiche legate al loro luogo di produzione, ad esempio le fave di Santorini e le lenticchie di Armuña dalla Grecia e dalla Spagna rispettivamente.
La produzione locale di queste colture è “cresciuta in maniera dinamica” negli ultimi anni, ha osservato la Commissione. L’area destinata alla soia nell’UE è raddoppiata a quasi un milione di ettari dalla riforma della politica agricola comune (PAC) nel 2013, con una produzione dell’UE di 2,8 milioni di tonnellate nel 2018. Dal 2013, la produzione di legumi è quasi triplicata e ha raggiunto sei milioni di tonnellate (2,6 milioni di ettari) nel 2018.
Tuttavia, a causa di “fattori di mercato e climatici” questo non è sufficiente a coprire la crescente domanda, ha dichiarato il commissario all’agricoltura Phil Hogan. Infatti, ogni anno vengono importate 17 milioni di tonnellate di proteine vegetali – di cui 13 milioni di soia -, principalmente da Brasile, Argentina e Stati Uniti. Quando si parla di soia, l’Europa è solo il 5% autosufficiente.
L’importazione di tali prodotti può creare una serie di problematiche per i produttori: per esempio, la soia non geneticamente modificata è molto difficile da reperire. Questo legume è stato anche collegato alla deforestazione, ai conflitti rurali e all’inquinamento ambientale in Sud America. Diversi Stati membri hanno unito le forze per chiedere alla Commissione di elaborare un piano d’azione “ambizioso” dell’UE sulla deforestazione e “intensificare i propri sforzi” sulla questione.
L’Europa potrebbe anche alleviare la pressione facendo crescere qui più proteine plant-based. Hogan ha chiesto un dibattito su scala europea su come farlo in un “modo sostenibile“. Le proposte presentate comprendono il sostegno tramite la PAC, più ricerca e innovazione e migliori analisi di mercato. L’anno prossimo ci saranno anche € 200 milioni disponibili per “promuovere i benefici delle proteine vegetali per l’alimentazione, la salute, il clima e l’ambiente”.
La relazione della Commissione ha riconosciuto che il cambiamento del comportamento e delle preferenze dei consumatori – tra cui “riequilibrio tra protenine animali e vegetali nel consumo umano e agricoltura eco-compatibile” – influenzerà la crescita del settore delle proteine vegetali negli anni a venire. Anche i tassi di crescita annuali per le alternative di carne e prodotti lattiero-caseari del 14% e dell’11% erano “particolarmente promettenti”.

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