maltempo crisi climatica

Non è maltempo, siamo in piena crisi climatica: possiamo agire individualmente?

Basta parlare di maltempo, quello che stiamo vivendo in questi giorni è l'effetto della crisi climatica: c'è ancora qualcosa che possiamo fare, come individui, ed è passare a una alimentazione plant-based.

In queste ore, l’Italia è spaccata in due: al Nord nubifragi, trombe d’aria, alberi sradicati, chicchi di grandine grossi come palline da tennis; a Sud temperature roventi, incendi indomabili, siccità estrema. Nonostante da giorni non si parli d’altro, lo si fa nel modo sbagliato: questo non è maltempo, quella che stiamo vivendo non è un’estate normale, è probabilmente la prima di una lunga serie in cui dovremo imparare a fronteggiare gli effetti della crisi climatica ormai inarrestabile.

La tendenza da parte dei media è quella di sminuire la situazione, riportandola a qualcosa di più famigliare e meno spaventoso, negando di fatto una realtà ineluttabile: il Pianeta è allo stremo e questi fenomeni atmosferici (sempre più) estremi saranno presto la norma in un’Italia che si sta via via tropicalizzando. Tutto questo è terribile, orrendo e terrificante, ma anche estremamente vero e concreto, sotto gli occhi di tutti.

Sostenere che si tratti di fenomeni atmosferici nella norma, continuare a utilizzare sui social l’hashtag “maltempo” mentre si mostrano video di nubifragi, allagamenti e trombe d’aria tipiche delle zone tropicali ma che si abbattono sul nostro Paese, è molto pericoloso: dona un senso di sicurezza che, purtroppo, non possiamo più permetterci di provare. I cambiamenti climatici esistono, sono causati dalle azioni sconsiderate che la nostra specie mette in atto ai danni del Pianeta e sfoceranno in fenomeni atmosferici non solo sempre più estremi, ma anche sempre più frequenti.

Crisi climatica, il ruolo del sistema alimentare

Anche se il 93% degli articoli che parla di climate change non cita il ruolo degli allevamenti intensivi nella crisi climatica, la scienza parla chiaro: secondo i dati ufficialialmeno il 14,5% di tutte le emissioni di origine antropica rilasciate ogni anno nell’atmosfera sono da collegare al bestiame, con stime recenti che alzano ulteriormente il dato portandolo tra un 16,5% e un 28%. Nello specifico, le emissioni legate alla digestione dei bovini rappresentano da sole il 32% di tutto il metano antropogenico, quasi alla pari con le emissioni di metano legate all’uso complessivo dei combustibili fossili (da sempre additati come causa principale del problema).

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Le persone non conoscono il vero impatto dei cibi di origine animale che portano in tavola, anche perché sono gli organi di informazione a non renderlo noto. Se di climate change si parla, il focus è sempre su altro, tra produzione di energia elettrica, trasporti e industria: chiaramente, la questione esiste e non è trascurabile, ma per esempio le emissioni imputabili ai mezzi aerei (spesso sotto accusa quando si parla di inquinamento) sono solo il 3% del totale.

Proprio in questi giorni un importante studio realizzato dall’Università di Oxford ha ribadito che seguire una dieta vegan riduce drasticamente l’impatto ambientale: in particolare, si stima che le diete a base vegetale producano il 75% in meno di emissioni legate al riscaldamento climatico, inquinamento idrico e uso del suolo rispetto alle diete onnivore. Senza “se” e senza “ma”, gli alimenti di origine animale – a prescindere dalla loro provenienza – inquinano oggettivamente di più, tanto che si è scoperto che anche la carne considerata meno impattante (quella di maiale “bio”) è responsabile di danni climatici otto volte maggiori rispetto agli alimenti vegetali considerati più impattanti, i semi oleosi.

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Climate change, tra senso di impotenza e azioni individuali

Di fronte alle immagini che invadono la rete in queste ore, a prevalere insieme alla paura è il senso di impotenza: di fronte alla furia degli elementi e al Pianeta che sembra si stia ribellando, c’è ancora qualcosa che possiamo fare per mitigare tutto questo? La risposta, per fortuna, è sì: ognuno di noi può scegliere di cambiare le proprie abitudini alimentari in favore di una dieta plant-based, ormai nota per essere la meno impattante in assoluto.

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Anche se è chiaro che le azioni più drastiche e concrete dovranno arrivare “dall’alto” e subito, un cambio di direzione verso un sistema alimentare non più basato sugli alimenti di origine animale – non etici e altamente insostenibili – non è solo quanto di più auspicabile in questo periodo storico, ma anche un’azione facile e nelle mani di chiunque. Un messaggio chiaro, una vera e propria azione politica sul cambiamento da mettere in atto in massa: non la bacchetta magica che sistemerà le cose in un batter d’occhio, certo, ma un primo passo importante. Scegliamo oggi, subito, di darci la possibilità di avere un futuro, cominciando da quello che portiamo in tavola ogni giorno.

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