Mangiare animali fa male alla psiche

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Un’interessante riflessione filosofica sulle abitudini alimentari, curata da Valentino Bellucci, filosofo, scrittore e membro del comitato etico dell’Associazione Vegani Italiani Onlus. “Secondo la millenaria psicologia dello yoga il cibo non solo nutre il corpo, ma influenza la nostra mente. Anche la scienza moderna lo conferma; Il dottor Eric Brunner ha dichiarato in uno studio pubblicato sul British […]

Un’interessante riflessione filosofica sulle abitudini alimentari, curata da Valentino Bellucci, filosofo, scrittore e membro del comitato etico dell’Associazione Vegani Italiani Onlus.

“Secondo la millenaria psicologia dello yoga il cibo non solo nutre il corpo, ma influenza la nostra mente. Anche la scienza moderna lo conferma; Il dottor Eric Brunner ha dichiarato in uno studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry che i livelli antiossidanti presenti nella frutta e nella verdura hanno un notevole effetto protettivo nei confronti della depressione.
La tradizione indiana indica non solo cibi vegetariani ma cibi sani, naturali.
Con le industrie alimentari sono nati cibi con additivi chimici, come i coloranti e i conservanti, i quali hanno un effetto negativo sulla mente, non rientrando nella naturalezza del Sattva: “I coloranti artificiali per alimenti dovrebbero essere vietati nell’interesse della salute pubblica.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Southampton sostiene che la rimozione di queste sostanze dai cibi farebbe calare i livelli d’iperattività nei bambini piccoli.
Il 20 luglio 2010 è entrato in vigore il Regolamento europeo n. 1333/2008, che impone la frase ‘può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini’ sull’etichetta dei prodotti colorati con E102, E104, E110, E122, E124 ed E129”.
(3) La conoscenza vedica possiede da sempre questa conoscenza sottile che ci aiuta a vivere in modo sano; la società moderna, invece, sta sprofondando nella catastrofe e a fatica la ricerca scientifica ritrova quelle verità che la Bhagavad-Gītā trasmette da millenni. Il lettore sa ora come alimentarsi per avere una mente serena e illuminata. Le scritture vediche indicano anche i luoghi sattvici: le foreste, i boschi, la campagna; vivere a contatto con la natura sviluppa il Sattva.
Passiamo ora ad analizzare gli altri due guna, il Rajas e il Tamas. A proposito del Rajas si dice: rajo rāgātmakam viddhi / trisnā-sanga- samudbhavam / tan nibadhnāti kaunteya / karma- sangena dehinam (cap. 14, verso 7) Sappi che il Rajas, o figlio di Kunti, è caratterizzato da ardenti passioni; esso è fonte di bramosia e di attaccamento e lega la coscienza dell’anima ai frutti delle azioni.
Il Rajas, o rajo-guna, è il responsabile delle azioni e riempie il cosmo intero di passione; mentre il sattva garantiva l’equilibrio e l’armonia il rajas è la dimensione dei desideri ardenti, del fuoco inestinguibile di coloro che vogliono godere dei miraggi del mondo materiale.
Quali sono gli effetti di questo guna su coloro che ne sono dominati?
È facile intuirlo, ma la Bhagavad-Gītā così afferma: “…dal rajas si sviluppa l’avidità”(4) È per questo che le persone rajasiche non potranno mai essere soddisfatte, sempre in ansia per la realizzazione dei propri desideri e mai sazi, anche quando qualcosa di effimero si realizza.
In questo stato di coscienza l’anima sperimenta ansia, angoscia e non può di certo dedicarsi alla conoscenza. Ecco perché questo guna non deve mai prevalere. Occorre quindi evitare la compagnia di persone dominate dal Rajas. Anche i luoghi rajasici sono sconsigliati. Le scritture vediche considerano le città luoghi dove predomina il rajo- guna.
Per quanto riguarda il cibo la Bhagavad-Gītā afferma: “ I cibi troppo amari, troppo aspri, salati, piccanti, pungenti, secchi e bruciati sono preferiti da chi è dominato dal Rajas. Essi generano sofferenza, infelicità e malattia.
(5) Una cucina a base vegetale troppo cotta o troppo salata e piccante è da evitare, poiché aumenta l’aspetto rajasico della nostra mente. È da notare il fatto che ogni guna tende a volerci dominare e cerca di mantenere la propria influenza; più coltiviamo un guna e più sarà difficile sfuggire alla sua influenza; ecco perché una persona dominata da un guna tenderà a ricercare quei cibi e quelle compagnie che lo rinforzano.
Ma il guna da abbandonare maggiormente è il Tamas. L’uomo passionale può anche passare con una certa semplicità alla virtù del Sattva, ma colui che è immerso nell’oscurità del Tamas rischia di restarvi per molte vite…
Così Krishna descrive il terzo e ultimo guna: tamas tu ajñāna-jam viddhi / mohanam sarva-dehinām / pramādālasya-nidrābhis / tan nibadhnāti bharata. Sappi, o discendente di Barata, che il Tamas ha origine dall’ignoranza ed è causa di illusione per tutte le anime; esso incatena la coscienza alla follia, alla pigrizia e al sonno.
Mentre l’essere umano rajasico può ancora intravedere la luce del sattva, l’essere perduto nel tamas rischia di sprofondare nell’oscurità più devastante. Ecco perché una reale conoscenza dei tre guna dovrebbe essere alla base di una società davvero civile; l’influenza del tamas dovrebbe essere evitata il più possibile attraverso una educazione adeguata, ma il problema dalla società moderna consiste proprio nel fatto che essa è dominata proprio dal tamas
Ciò rende questa conoscenza di inestimabile valore. La coscienza intrappolata nella prigione del tamas soffre terribilmente e causa sofferenza a tutti gli altri esseri; l’essere umano, in preda alla follia, alla pigrizia e alla sonnolenza, come può aiutare sé stesso e gli altri.
È da subito chiaro che l’uso di droghe è del tutto tamasico.
I cibi tamasici sono così descritti: “ Il cibo cotto più di tre ore prima d’essere consumato, privo di gusto, decomposto e putrido, e il cibo costituito di avanzi e di cose intoccabili, piace a coloro che sono dominati dalla più oscura ignoranza.”
(6) Ecco perché l’alimentazione vegetariana / vegana è decisiva per una società etica e sana nel corpo e nella mente, poiché il consumo di carne, pesce e uova è del tutto tamasico. Il verso della Bhagavad-Gītā è molto chiaro, parla esplicitamente di cibi in decomposizione e putridi.
Cosa vi è di più decomposto e putrido di un cadavere? Eppure il mondo intero considera, come diceva Plutarco, questi cadaveri dei manicaretti squisiti…È l’influenza del Tamas, dell’ignoranza, che impedisce a molte persone di rendersi conto che stanno mangiando un corpo morto…”


3 L’iperattività nel bambino, di S. M. Francardo, in Valore alimentare magazine, 2011, n. 34, pp. 10-11.
4 La Bhagavad-Gītā così com’è, a cura di Srila Prabhupada, Bhaktivedanta book trust, Firenze 2003, pag. 596.
5 Ivi., pag. 669.
6 Ivi., pag. 670.


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