mangiare carne

Ecco le tre ragioni con cui la società giustifica il mangiare carne

La stragrande maggioranza delle persone rifiuta categoricamente di guardare i video che mostrano la realtà degli allevamenti intensivi o dei macelli, pena il non riuscire più a mangiare carne “a cuor leggero”. E se il consumo di carne non fosse così naturale come crediamo?

Nella percezione comune, mangiare carne è qualcosa di dato, acquisito e “normale”. Tutto ciò che si distanzia da questo atto è “diverso”, devia dalla norma e rappresenta un’eccezione. Eppure, il consumo di carne innesca meccanismi psicologici complessi, tanto che non è raro che alcune persone – tra cui magari anche tu – rifiutano di guardare video o immagini che mostrino la realtà di allevamenti e macelli.

Queste immagini danno il via a una serie di pensieri e idee che alimentano il nostro disagio morale, ed è qui che secondo la psicologa americana Melanie Joy – vegana e attivista per i diritti degli animali – entrano in gioco quelle che lei stessa definisce le “Tre N della giustificazione”: ci raccontano (e ci raccontiamo) che mangiare carne sia normale, naturale e necessario.

Eppure, nel suo libro Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche. Un’introduzione al carnismo e un processo alla cultura della carne e alla sua industria”  edito Sonda, Joy spiega chiaramente perché le “Tre N” siano solo di “paraocchi mentali ed emotivi”, utili per mascherare le incongruenze tra le nostre azioni e il nostro sentire.

Del mangiare carne e le sue giustificazioni

Viviamo in una società in cui mangiare carne rappresenta lo status quo: nella maggior parte dei casi, cresciamo consumandola più volte alla settimana – e perfino al giorno – senza farci nessuna domanda, anzi: è considerata una forma di buon senso, la normalità per stare in salute. 

Eppure, il fatto che prendere atto di cosa sia e come venga prodotto faccia a pugni con la nostra empatia, è un campanello d’allarme importante. Abbiamo bisogno di giustificazioni per placare il disagio sottile ma insinuante che ci pervade ogni volta che, anche solo per un attimo, facciamo la connessione tra quello che abbiamo nel piatto e la sua origine. 

mangiare carne

La legittimazione è la chiave del sistema: il carnismo, ovvero il sistema di credenze che supporta il consumo di carne come un dato di fatto indiscutibile, ha bisogno proprio di un via libera collettivo che può avvenire solo grazie alle “Tre N”.

Leggi anche: Pensi che mangiare carne sia normale? È tutta colpa del carnismo

Mito numero 1: mangiare carne è normale

Per spiegare questo punto, occorre fare un passo indietro, definendo il concetto di “norma”, ovvero un principio descrittivo e prescrittivo, che ci spiega come si comporta la maggior parte delle persone, ma anche come dovremmo comportarci. Ora, posto che le norme sono un costrutto sociale, non sono innate e sono create da persone per normare il comportamento di altre, va da sé che possano – almeno in alcuni casi – essere sovvertite. Secondo Joy, coloro che mangiano carne in nome di una presunta “libertà di scelta”, in realtà non si rendono conto di comportarsi secondo i principi di un sistema predefinito, che ha stabilito al di là di ogni preferenza individuale ciò che “giusto” e ciò che è “sbagliato”. 

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Le norme, insomma, ci spingono ad allontanarci dal nostro gusto e dai nostri ideali individuali, per conformarci a quello che viene considerato “normale”. Nella nostra società è molto più facile mangiare carne che non farlo, non solo per una questione di reperibilità delle alternative – anche se, ormai da qualche anno, il divario si sta lentamente colmando – ma anche per una questione di “stigma sociale”: vegetariani e soprattutto vegani sono visti come persone strane, hippy che non si preoccupano dei veri problemi del mondo o che compiono scelte estreme.  

Mito numero 2: mangiare carne è naturale

Questa idea si basa sul principio del “si è sempre fatto così”, con il quale si giustifica la maggior parte delle tradizioni anacronistiche ancora vive oggi. Che l’uomo abbia consumato carne all’interno di una dieta onnivora per parte della sua storia è innegabile ma, per dirla con le parole di Joy, “dobbiamo riconoscere che l’infanticidio, l’assassinio, lo stupro e il cannibalismo sono antichi almeno quanto il mangiare carne, e quindi probabilmente altrettanto “naturali”, eppure non ci appelliamo alla storia di queste pratiche per renderle giustificabili”.

Attraverso il processo di naturalizzazione, spiega l’autrice, trasformiamo quello che è a tutti gli effetti è “naturale” anche in “giustificabile”. Questo processo rispecchia l’idea del modo in cui si suppone che le cose debbano essere fatte, non il loro essere o meno conformi alla legge della natura. Così, mangiare carne è considerato semplicemente come un atto conforme all’ordine delle cose. La naturalizzazione sostiene un’ideologia – in questo caso il carnismo – dotandola di una base biologica.

Mito numero 3: mangiare carne è necessario

Questo falso mito è strettamente legato a quello che vuole il consumo di carne come un fattore naturale: se mangiare carne è un imperativo biologico, allora sarà anche necessario per la sopravvivenza dell’uomo. 

Eppure, è ormai ampiamente dimostrato che non solo è possibile vivere senza carne e derivati animali, ma anzi: la loro esclusione dalla dieta è fonte di numerosi benefici per l’organismo in termini di prevenzione e sostegno nella cura di diverse patologie. Le evidenze scientifiche più aggiornate dimostrano il contrario, ma questa falsa credenza continua a essere portata avanti come una verità assoluta. 

mangiare carne

Mangiare carne è davvero una scelta personale?

La maggior parte delle persone si considera amante degli animali, mangia carne secondo quella che viene interpretata come “una scelta personale”, eppure non vuole avere a che fare con la realtà degli allevamenti e dei mattatoi. 

Un controsenso, che si spiega soltanto se si accetta una verità scomoda, ma innegabile: mangiare carne non è l’espressione di una libertà di scelta, ma piuttosto l’adeguamento a un sistema di norme imposte “dall’alto” e assolutamente estranee alla volontà del singolo. Queste norme vengono difficilmente messe in discussione, perché frutto di un modello di pensiero e di comportamento portato avanti da sempre, accettato e quindi condiviso.

È impossibile esercitare la propria volontà finché agiamo all’interno del sistema – dichiara Joy – perché la libera volontà richiede consapevolezza, e i nostri modelli di pensiero e di comportamento sono inconsci, esterni alla nostra coscienza e perciò fuori dal nostro controllo”.

Per ritrovare l’empatia perduta, quindi, dobbiamo fare solo una cosa: smettere di guardare le cose con gli occhi del carnismo


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