Una delle scuse più comuni utilizzate per giustificare il mangiare carne è il fatto che la nostra cultura preveda ricette che la contengono, che è sempre stato così, e che fa parte della tradizione. Se rientri tra le persone che la pensano in questo modo o se almeno una volta (o più di una) ti sei chiesto come controbattere a questa affermazione, ecco qui una notizia che sconvolgerà le persone più affezionate a questa sorta di mantra onnivoro: la cultura cambia, e con lei le tradizioni che ne fanno parte.
La cultura è in mutamento: parola di chi la studia
A sostenere la natura mutevole della cultura non sono solo vegani e attivisti, ma anche gli scienziati sociali, che dello studio della cultura hanno fatto la propria professione. Secondo l’antropologia, infatti, si può parlare delle culture come prodotti storici, influenzati, dunque, dal corso degli eventi. A questo proposito Georges Balandier ha coniato l’espressione dialettica della dinamica esterna e della dinamica interna, che in parole povere significa che le culture mutano seguendo logiche proprie, ma sono anche influenzate dai cambiamenti esterni.
Ha ancora senso, dunque, aggrapparsi al concetto di cultura per giustificare un comportamento in contrasto rispetto agli eventi storici che stiamo attraversando, come, uno su tutti, la crisi climatica che sta distruggendo il pianeta? È ancora possibile aggrapparsi al concetto di cucina tradizionale da quando sul mercato sono diventate disponibili e accessibili a tutti delle alternative vegane che permettono un’alimentazione finalmente priva di violenza?
Alcune cose che sono cambiate (e alcune che ancora devono cambiare)
Che la cultura cambi è di per sé un fattore neutro, non necessariamente positivo e non necessariamente negativo. Se la cultura fosse rimasta sempre uguale a se stessa, però, non sarebbero stati raggiunti obiettivi che oggi sono alla base, per esempio, della nostra democrazia. Le donne votarono per la prima volta il 10 marzo 1946: la cultura maschilista patriarcale, fino a quel momento, aveva impedito loro di andare alle urne, e se fosse stato applicato il ragionamento per cui “la cultura non lo prevede” avrebbero continuato ad avere meno diritti degli uomini e forse, tuttora, non potrebbero votare.
C’è un aforisma, comunemente attribuito a Oscar Wilde, che recita “la tradizione è un’innovazione ben riuscita”. Se questo è vero, è giunta l’ora di generare nuove tradizioni approcciandosi al consumo della carne in modo più critico e costruttivo, accettando che se anche questa abitudine ha fatto parte della nostra cultura fino adesso non per forza deve continuare a farlo, e domandandosi quale ruolo si vuole avere all’interno di questo cambiamento: quello di chi resiste o quello di chi fluisce?
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