Le emissioni globali di metano sono aumentate di quasi il 10% negli ultimi due decenni, determinando concentrazioni atmosferiche record del potente gas serra. Secondo gli scienziati del Global Carbon Project, ente che tiene traccia dei cambiamenti nei gas a effetto serra, nel 2017 le emissioni annuali globali di gas hanno raggiunto un record di 596 milioni di tonnellate. E’ questo il dato allarmante divulgato da Nature in una trattazione che include i risultati di due studi differenti.
Secondo quanto riportato dagli esperti negli studi sul bilancio globale del metano pubblicati il 14 luglio, le emissioni annuali sono aumentate di circa 50 milioni di tonnellate rispetto alla media 2000-2006. La causa principale? Agricoltura e e industria del gas naturale. Le concentrazioni atmosferiche del gas – 1.875 parti per miliardo – sono ora oltre 2,5 volte superiori ai livelli preindustriali.
Due sono le evidenze in particolare: circa un terzo delle emissioni globali di metano proviene da batteri nelle zone umide naturali che producono gas durante la decomposizione del materiale organico. Le attività agricole legate all’allevamento e i combustibili fossili rappresentano ciascuna il 20-25% delle emissioni globali di metano.
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Gli scienziati non hanno trovato prove del fatto che le emissioni delle zone umide o di altre fonti naturali siano aumentate sostanzialmente dalla media 2000-2006. Ma il dato aumenta considerevolmente se si considerano le emissioni provenienti dalle attività di allevamento. Queste emissioni, spinte dall’aumento del consumo di carne rossa in alcune parti del mondo – sono aumentate di quasi il 12%, raggiungendo i 227 milioni di tonnellate nel 2017. I combustibili fossili – considerando sia i giacimenti di gas naturale che le perdite derivanti dai gasdotti – hanno avuto un impatto pari a 108 milioni di tonnellate di emissioni di metano nel 2017: un aumento del 17%.
Robert Jackson, professore presso la Stanford University School of Earth, Energy & Environmental Sciences in California, presiede il Global Carbon Project e guida entrambi gli studi. Ha dichiarato che le attività umane dalla rivoluzione industriale hanno aumentato la quantità di metano nell’atmosfera di 2,6 volte, rispetto a 1,7 volte per l’anidride carbonica. Dato che il metano è più potente della CO2 e ha una vita più breve nei suoi effetti sul clima, questo incremento dovrebbe essere al centro degli sforzi per ridurre le emissioni.
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“La CO2 è ancora il problema più urgente ma il riscaldamento derivante dal metano è il secondo fattore più rilevante. Agire in modo aggressivo sul metano può farci guadagnare tempo per affrontare la CO2 e ridurre di mezzo grado la temperatura di picco.” La tecnologia sarà di aiuto nell’individuare le maggiori fonti di emissione ma, continua Jackson, ” è più difficile ridurre le emissioni di un miliardo di bovini e di un miliardo di pecore, in un contesto in cui le scelte alimentari e la gestione del letame sono fattori determinanti“
L’allevamento di bestiame e la produzione di petrolio e gas sono chiaramente due motori che alimentano questo sostanziale incremento afferma Robert Jackson, ricercatore di sistemi terrestri presso la Stanford University in California che presiede il Global Carbon Project ed è coautore di entrambi i lavori.
“Le persone possono scherzare, ma le mucche e gli altri ruminanti emettono tanto metano quanto l’industria petrolifera e del gas”. Robert Kackson.
I rapporti rilevano che le emissioni sono aumentate soprattutto in Africa, Medio Oriente, Cina e Asia meridionale. L’Europa è l’unica regione in cui le emissioni di metano sembrano essere diminuite negli ultimi anni, grazie al calo del numero di capi di bestiame e agli sforzi politici volti a ridurre le emissioni come le discariche e il letame.
Gli studi ufficiali:
The Global Methane Budget 2000–2017
Increasing anthropogenic methane emissions arise equally from agricultural and fossil fuel sources
Fonte: Nature.
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