Moda: anche Valentino dice addio alle pellicce, dal 2022 solo capi e accessori fur-free

Dopo altri grandi nomi della moda, anche Valentino metterà al bando le pellicce dalle sue collezioni a partire dal 2022. Un segnale evidente di cambiamento, che porta al centro dell'attenzione un fatto inconfutabile: il mondo della moda è sempre più fur-free.

Anche Valentino diventa fur-free: la casa di moda italiana ha annunciato in questi giorni la scelta di eliminare le pellicce dalle proprie collezioni a partire dal 2022. Entro la fine di quest’anno, il marchio abbandonerà anche Valentino Polar, la filiale milanese dedicata proprio alle pellicce. Una decisione che fa parte di un piano più ampio per diventare un marchio di lusso più rispettoso dell’ambiente, ma anche una strategia di marketing per allinearsi alle proposte di una haute couture sempre più attenta all’animal-friendly.

La scelta fur-free è perfettamente allineata ai valori della nostra azienda. – dichiara Jacopo Venturini, CEO della maison romana – Stiamo avanzando velocemente nella ricerca di materiali differenti e in ottica di una maggiore attenzione all’ambiente per le collezioni dei prossimi anni. La visione estetica del nostro direttore creativo – unita allo spirito artigianale di lavorazione ed eccellenza nell’esecuzione – si armonizza perfettamente con le nuove tecnologie e gli obiettivi futuri”.

Moda: l’animal-free come punto di svolta

Quella della maison Valetino è una scelta che si allinea alle ultime tendenze, che vogliono una moda cruelty-free e sostenibile. Il trend esiste da tempo, tanto che la vendita di pellicce a livello internazionale ha subito un forte calo già nel corso degli anni ’90. Il 2019, però, ha segnato un punto di svolta decisivo nella storia della moda internazionale: a Los Angeles si è tenuta la prima Vegan Fashion Week della storia, con il claim “cruelty-free is the nex luxury”. Il nuovo trend, seguito tanto dai più grandi stilisti del mondo quanto dalle case di moda del “fast fashion”, è l’animal free: i tessuti bandiscono lo sfruttamento animale per rispondere alle richieste di un mercato sempre più attento alla questione etica.

I grandi marchi del fashion non possono quindi fare altro che adattarsi al cambiamento. Tra i nomi di grandi stilisti e case di moda ad aver bandito le pellicce troviamo Armani, Michael Kors, Stella McCartney, Prada, Gucci, Versace e Jimmy Choo. Tra le aziende della moda “fast”, invece, risultano fur free Zara, Mango, H&M, The North Face, Asos e l’italiana OVS (l’elenco completo è consultabile qui). In questo quadro di innovazione si colloca anche il lavoro di Carrera, storico marchio che da sempre produce jeans, abbigliamento e accessori e che realizza una linea di capi completamente cruelty-free.

L’innovazione, però, non si ferma alle alternative a capi e accessori di pelliccia: sostituire il cuoio – uno dei materiali più inquinanti impiegati nell’industria tessile – sembra essere la nuova sfida del mercato del fashion. Non si contano le alternative vegan e sostenibili a questo materiale, e sono già molti i marchi che impiegano alternative al cuoio nelle proprie creazioni. Uno tra i prodotti più innovativi (e più chiacchierati) del momento è la “pelle di cactus“, consacrata durante la Vegan Fashion Week 2021 come una delle creazioni più ricercate per sostituire il cuoio di origine animale. Si chiama “Desserto” ed è un materiale in tutto e per tutto simile al cuoio, ma realizzato lavorando le foglie del cactus Nopal, tipico del Messico. La “pelle di cactus” presenta le specifiche tecniche richieste dall’industria della moda, della pelletteria, dell’arredamento e automobilistica e per questo motivo, di recente, è entrata a far parte anche delle collezioni di multinazionali dell’abbigliamento.

Pellicce: la questione degli allevamenti di visoni

Nonostante l’impiego delle pellicce sia in continua diminuzione, non smettono di esistere gli allevamenti di animali – soprattutto visoni – uccisi proprio per la loro pelliccia. Oltre che dal punto di vista etico, tutto questo è un problema gravissimo per la salute pubblica: in questi mesi, in Europa, abbiamo visto come gli allevamenti siano facilmente focolai di Coronavirus. Gli esperti hanno scoperto che visoni e uomini si possono contagiare a vicenda, e che questi animali possano infettare l’essere umano con una forma mutata di virus. Un agente patogeno potenzialmente più aggressivo e immune ai vaccini che l’Europa sta somministrando ai cittadini in questo periodo.

Ecco allora gli abbattimenti a scopo precauzionale: questi animali sono diventati vittime per la seconda volta, uccisi (anche da sani) per il timore di un possibile contagio. In Italia, la situazione ha dell’incredibile se si pensa che la notizia di un focolaio di Coronavirus in un allevamento è arrivata con mesi di ritardo, e solo grazie alla LAV. Controlli inesistenti e la volontà di non nuocere all’industria hanno portato a mantenere il silenzio sulla questione, e solo dopo questa scoperta, il Ministro della Salute Speranza ha firmato lo stop agli allevamenti di visoni fino a febbraio. Non la chiusura definitiva, come avvenuta in altri Paesi europei, ma una pausa che è stata prorogata fino alla fine del 2021, e che lascia dietro di sé non poche perplessità.

Per approfondire:

Visoni: nuovo focolaio Covid in un allevamento italiano, lo stop delle attività non basta

Moda 2021: la vera innovazione strategica è il prodotto vegan

Laura Di Cintio


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