La moda è sempre più vegan e abbigliamento, scarpe e accessori cruelty-free sono ormai il new normal nel mercato del fashion. Tra i paesi leader del cambiamento troviamo Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia, che risultano i principali investitori del settore, con aumenti significativi dei prodotti segnalati come vegani. Recenti analisi di mercato parlano di un +75% di prodotti segnalati come vegani nel Regno Unito rispetto agli anni precedenti, mentre la Francia segue con un +12% destinato ad aumentare considerevolmente visto l’impegno di Parigi a diventare la capitale della moda sostenibile entro il 2024. Per gli Stati Uniti la crescita registrata è solo dell’11%, ma si tratta del paese con l’assortimento di prodotti animal-free più ampio rispetto ad altri mercati. Anche sulle passerelle si è assistito a una lenta ma inarrestabile inversione di rotta a livello globale, con grandi marchi e note aziende di abbigliamento che hanno abbandonato l’impiego di pelle, pellicce e lana in favore di materiali “eco” per le nuove collezioni.
Scarpe vegan: a che punto siamo?
Tra i settori più produttivi troviamo quello calzaturiero: secondo i dati di settore, le scarpe vegane rappresentavano il 32% del mercato delle calzature negli Stati Uniti lo scorso anno, rispetto al 16% nel 2017. Tuttavia, i marchi di calzature britannici risultano un po’ più lenti nel tenere il passo con questa tendenza: le calzature vegane rappresentavano il 16% del mercato del Regno Unito nel 2018, rispetto al 15% nel 2017. Si tratta di un settore di grandissimo rilievo anche per l’economia italiana, che sviluppa complessivamente 78 miliardi di euro di fatturato e, secondo i dati del 2018, conta circa 4.500 aziende e 75.600 addetti. Un saldo commerciale da sempre attivo e un fatturato annuo complessivo attorno ai 14,3 miliardi di euro.
Per approfondire: Scarpe vegan: un mercato in corsa
In questo quadro di cambiamento e innovazione si colloca il lavoro di Carrera, storico marchio che da sempre produce jeans, abbigliamento e accessori. La nota azienda, fondata nel 1965 a Verona, già da tempo ha ottenuto il certificato VEGANOK per la totale assenza di derivati animali nei tessuti e nelle colle che utilizza nei suoi jeans all’aloe ma da pochissimo ha introdotto una novità: dal prossimo anno sostituirà il filato standard impiegato nella produzione dei jeans elasticizzati (ora in misto cotone-lycra) con il Sorona, un tessuto innovativo derivato dal mais, e per questo 100% naturale, biocompatibile e riciclabile.
Nessun cambiamento, invece, nel design del prodotto né nel prezzo: i clienti continueranno ad acquistare i pantaloni che hanno reso celebre il marchio, ma con un occhio di riguardo in più alla sostenibilità. “Saranno indumenti innovativi, che donano benessere, rinfrescanti d’estate e riscaldanti d’inverno” ha dichiarato Gianluca Tacchella, amministratore delegato di Carrera Jeans.
Ma non è tutto: da circa 30 anni la produzione è stata spostata interamente in Tagikistan, in due fabbriche dove la lavorazione avviene in maniera integrale, senza movimentazione di camion: “Ogni anno risparmiamo l’equivalente in anidride carbonica di seimila automobili” precisa Tacchella. “Il paese – spiega – è un’ex Repubblica sovietica ed è un grande produttore di cotone; ha un’enorme disponibilità di energia elettrica e una cultura del tessuto radicata , perché si trova sull’antica via della Seta. La qualità resta dunque altissima, anche perché il design è 100% italiano. In più possiamo dire di dare lavoro – retribuito ben oltre gli standard del posto – a duemila tagiki, molti dei quali sono donne che non avrebbero altre opportunità”.
Intimissimi e la scelta anacronistica della pelle di agnello
In quest’ottica di cambiamento, dettato non solo dalle richieste di mercato, ma anche da tecnologie sempre più all’avanguardia e legislazioni più stringenti in merito al benessere animale, ci sono invece marchi che vanno decisamente contro corrente. Tra questi c’è Intimissimi, noto marchio italiano di biancheria intima di proprietà di Calzedonia. Da pochissimo tempo, infatti, l’azienda ha deciso di introdurre tra le novità autunno/inverno dei capi di abbigliamento intimo in pelle di agnello (un esempio nella foto qui in basso).
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La questione etica
Una mossa di mercato che ha attirato l’attenzione e le proteste da parte degli animalisti – e in particolare del gruppo noto come “Le iene Vegane” – che si sono riuniti di recente a Milano per un sit in di protesta pacifica contro il noto marchio di abbigliamento intimo. Eppure, la scelta fuori tempo di Intimissimi va oltre: con una breve ricerca sullo shop online è facile trovare anche capi di abbigliamento in seta e in cashmere, anch’essi sempre più messi al bando sulle passerelle di tutto il mondo in favore di alternative “eco”.
Sì, perché sempre più aziende sono in grado di dimostrare che fare moda senza sfruttare gli animali non solo è possibile, ma è anche doveroso: alle porte del 2020 non esiste più alcun motivo valido per vestirsi di pelle, pellicce, lana o piume dal momento che siamo perfettamente in grado di produrre tessuti sintetici, o ancora meglio, di origine vegetale altamente performanti e di tendenza. La scelta cruelty-free è l’unica davvero sostenibile e Carrera dimostra come sia possibile per un’azienda avere a cuore il benessere degli animali e del pianeta pur continuando sulla strada dell’imprenditoria di successo.
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