\”Noi vogliamo parlare per coloro che sono non rappresentati. Il più grande denominatore comune per tutti è l\’espressione di un etica inglobante i più deboli. La questione non interessa nessuno, perché si tratta di un non potere, di una non parola …\”
Il presente testo è apparso diversi anni fa nella rivista \”Le Pigeon voyageur\”, sotto la firma \”LAIR Pubblications\” ed è stato tradotto in francese dal Collettivo Parigino Anti-vivisezione.
Sono stanca di sentirmi dire dalla gente che viene a sapere che sono una vegetariana anti-vivisezionista: \”Oh! Ma allora tu sei un\’amica degli animali\”. Se io protesto a proposito dei pakistani che si sono battuti per il Fronte Nazionale, non credo che queste persone direbbero con la stessa compiacenza \”Oh! Ma allora tu sei un\’amica dei Pakistani\”.
Essere contro il profitto e l\’oppressione dei \”non umani\” non ha niente a che vedere con il fatto di essere \”amico degli animali”. Di amici degli animali ce n\’è uno ogni dodici. I ristoranti con carne ne sono pieni. I magazzini di pelle lo stesso. I domatori del circo posano in atteggiamenti affettuosi con animali che hanno domato a forza di scariche elettriche. I camionisti che trasportano animali verso i macelli all\’estero e li lasciano tre giorni senza acqua e cibo sino a che questi non sono costretti a ricorrere al cannibalismo, rientrano spesso a casa dalla moglie e dal proprio gatto. Il vivisezionista, stanco dopo un pomeriggio di esperimenti su animali non anestetizzati, torna a casa e accarezza il suo cane.
No, io non amo particolarmente gli animali!
Io non sono sicura che l\’idea di averne sia una buona idea, dal momento che la Battersea Dogs Home (SAP) applica l\’eutanasia a 100 cani alla settimana, cani trovati abbandonati per la strada – abbandonati da amici degli animali senza dubbio. Gli amici degli animali chiamati in causa sono abitualmente delle persone molto sensibili. Quando volete mostrare loro delle foto sulla vivisezione, questi replicano senza dubbio \”Oh no! Io non posso guardare! E\’ un orrore!\”.
Preferiscono non sapere. Si sente vagamente parlare di un uomo che conosceva un uomo che è stato a visitare un mattatoio una volta e che non ha dormito per una settimana o che non ha mangiato carne per 15 giorni. Ma \”è stata un\’ esperienza terribile e io preferisco non saperne\”. E\’ possibile visitare un mattatoio. Non c\’è la stessa possibilità di visitare un laboratorio di vivisezione. Questi laboratori sono chiusi alla Polizia, ai deputati, ai rappresentanti delle leghe di protezione animale. Al pubblico agli amici degli animali, a tutti. Così gli aimali possono essere avvelenati strangolati resi pazzi, tagliati a pezzi vivi e coscienti, trapanati, picchiati, spappolati per la soddisfazione e la curiosità dei vivisezionisti. Il pubblico non è lì per vedere.
Ai miei occhi \”amico degli animali\” è un termine peggiorativo, degradante, al quale ci si riferisce come ci si riferisce alle militanti femministe.
No, gli amici degli animali non c\’entrano la liberazione animale deve nascere. Le persone interessate al movimento di liberazione animale non possiedono per forza un animale. Non gli parlano attraverso le sbarre di una gabbia, non comprano foto di gattoni con la testa che esce da una botte. E noi non proclamiamo mai con il sorriso in bocca che noi siamo amici degli animali.
Gli animali sono l\’ultima delle minoranze,
degli eterni ebrei in un eterno stato nazista;
degli eterni neri in un\’eterna Sud Africa;
delle eterne donne in un\’eterna Arabia poligama.
Tratto da: www.anarcotico.net
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