NonC’èG(i)ustoNelSalone

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Tre giorni contro il Salone del Gusto e irruzione alla Conferenza finale Si è conclusa la tre giorni di contestazione del Salone del (dis)Gusto di Torino 2010, che ha visto in piazza attivisti determinati a farsi portavoce degli animali fra i visitatori e gli organizzatori del Salone. Slogan, cartelli, striscioni, volantini e video sulla sofferenza […]

Tre giorni contro il Salone del Gusto e irruzione alla Conferenza finale
Si è conclusa la tre giorni di contestazione del Salone del (dis)Gusto di Torino 2010, che ha visto in piazza attivisti determinati a farsi portavoce degli animali fra i visitatori e gli organizzatori del Salone.
Slogan, cartelli, striscioni, volantini e video sulla sofferenza degli animali da allevamento (intensivo o biologico) hanno affiancato la tre giorni organizzata da “Slow Food” e finanziata (tra gli altri) dal Ministero dell’Agricoltura, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Torino, ricordando a tutti chi fossero gli ospiti più numerosi della kermesse: gli animali non umani fatti a pezzi e venduti negli stands.  La morte e la sofferenza degli animali suona ancora più scandalosa in una manifestazione che si ritiene etica e vanta di promuovere la sostenibilità ambientale, il cibo biologico e “di qualità”, il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle popolazioni del terzo mondo; manifestazione non a caso associata all’evento internazionale “Terra Madre”.
Per contestare in modo incisivo il massacro degli animali e la crudeltà degli allevamenti cosiddetti “sostenibili”, alcuni attivisti hanno deciso di dare voce agli animali durante la cerimonia conclusiva di “Terra Madre” che si è tenuta al PalaIsozaki domenica 24 ottobre alla presenza di migliaia di delegati da tutto il mondo e della stampa nazionale e internazionale.
Mentre venivano distribuiti centinaia di volantini (scaricabili qui: http://noncegustonelsalone.wordpress.com/materiali/ ) e veniva srotolato uno striscione che recitava “CARNE = MORTE”, un attivista mascherato da maiale sanguinante è riuscito a raggiungere il palco crollando a terra davanti ai relatori in procinto di discutere il documento sull’alimentazione “sostenibile”. Nel frattempo un’attivista saliva sul palco con il megafono chiedendo alcuni minuti per poter dare voce a ognuno dei polli, dei pesci, dei maiali, dei conigli, dei bovini e di tutti gli altri individui che vengono sfruttati e sterminati senza pietà ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo negli allevamenti industriali e nelle fattorie di tutto il mondo.

Messi di fronte alla propria proclamazione di attenzione alla democrazia, ai diritti dei più deboli ed al dialogo, gli organizzatori del Salone hanno dovuto lasciare qualche minuto di spazio agli animali e a chi ha deciso di parlare della loro sofferenza.
Abbiamo così potuto gridare che non c’è nessuna giustificazione allo sfruttamento. Non la specie di appartenenza della vittima, non la tutela dell’ambiente, non la lunghezza delle catene o l’ampiezza delle gabbie possono decidere della vita o della morte degli animali. Abbiamo potuto gridare che la schiavitù dei non umani deve cessare, e che tutti gli allevamenti devono essere aboliti.
Numerosi gli applausi, numerosi i fischi.
Segno questo della contrapposizione tra chi vuole difendere il proprio privilegio di appartenere alla specie più forte, libera di uccidere per “gusto”, e la crescente sensibilità che si sta diffondendo fra gli stessi consumatori di carne, latte, uova.
Alla fine dell’irruzione sul palco, il “maiale insanguinato” e l’attivista animalista sono usciti tenendosi per mano: forse un simbolo della solidarietà fra gli animali vittime dei macelli e gli animali umani che lottano per la loro liberazione.
Nei prossimi giorni potrete trovare una breve rassegna stampa sulla contestazione su www.noncegustonelsalone.wordpress.com  .
Segnaliamo nel frattempo il seguente articolo de La Stampa di Torino, corredato di foto dell’irruzione e del presidio, e un video prodotto da un attivista durante la tre giorni.
Articolo “La Stampa”:
www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/371781/
Video:
www.eticaforum.com/blog/?p=198
Ringraziamo di cuore tutti gli attivisti che hanno aderito e partecipato all’iniziativa!
Gli animali non vengono ascoltati.
TOCCA A NOI GRIDARE NO ALLA STRAGE!
[email protected]
www.noncegustonelsalone.wordpress.com
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News Inserita da Daria Mazzali
Redazione Promiseland.it

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3 commenti su “NonC’èG(i)ustoNelSalone”

  • Lentijini

    dice:

    (copio e incollo dall’articolo segnalato su La Stampa) “Il foglio, articolato in otto capitoli, e fondato su una ricerca dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo su temi che spaziano dal «diritto al cibo» all’ecologia alla tutela della biodiversità alla salvaguardia dei patrimoni della tradizione, verrà presentato in tutto il mondo il 10 dicembre, in occasione del «Terra Madre day». Con l’applauso a questa carta, che rispecchia il «Terra Madre pensiero» a tutela quegli ultimi che, secondo Petrini, «sono gli unici a insegnarci davvero la vita»”
    Slow Food, con quest’ultima dichiarazione, si alza al livello del catechismo dogmatico dichiarando di essere l’unico a ‘insegnare davvero la vita’. Complimenti per l’apertura mentale.
    Slow Food dichiarava d’esser nato per contrastare la golobalizzazione e il pessimo mangiare dei cattivissimi Fast Food. Ma a ben guardare è diventato solo un bollino in più che permette di far strapagare verdura e frutta (alla facciazza del ‘buon cibo per tutti’); con il loro atteggiamento fanno passare come prodotti elitari cibi tradizionali che, a causa dei prezzi gonfiati e delle aree ristrette in cui possono essere coltivati (non per le necessità climatiche, ma solo per i ‘presidi’), non fanno altro che allontanare quei prodotti dalla gente. Inoltre alimenta tutto un circo di persone che mangiano a sbafo e scrivono articoli pomposi sul cibo come se avessero mangiato seduti alla corte di un antico sovrano (e vengono pagati per questo). Oviamente sono totalmente sconnessi, se anche uno solo di loro fosse minimamamente responsabile del proprio lavoro, dovrebbe almeno informarsi prima delle conseguenze che ha lo stile di vita che contribuisce a propagandare. Ma dopotutto come si può pretendere questo? Queste persone sono abituate a vedere recinti di mucche felici ognuna con un nome e tanti vitellini attorno, munte a mano come in una puntata di Linea Verde. Girano il mondo sotto una campana di vetro che li preserva dalla brutture della realtà e gli permette di far fluire la propria irresponsabile ignoranza dalla loro penna.
    Oggi, grazie e queste persone, la tradizione è diventata un business (redditizio quanto se non di più del cattivissimo Fast Food), e sono stati alimentati pregiudizi riguardo al cibo che fanno apparire chi cerca un’alimentazone variata come una fashion victim del cibo, e persino il ‘mangiare integrale’ (intendo i semplici pasta e pane) viene visto come una cosa elitaria.
    La cosa più triste di tutte è che comunque alcuni di loro rimangono gli unici a preservare quelle specie alimentari che, pur crescendo nel nostro Paese, sono scomparse dalle tavole. Ed è su quello che dovrebbero soffermarsi. Al mercato ho sentito una rivenditrice di legumi che, in base alla sua esperienza, affermava che presto persino le lenticchie sarebbero arrivate dall’estero. I legumi coltivati in Italia costano il doppio di quelli che vengono fuori dall’Unione Europea (date un’occhiata nei negozi del biologico per controllare). Nel mercato in cui vado c’è una solo piccolo banchetto con un anziano contadino che vende verdure dimenticate come il cavolo nero e alcuni tipi di radici che non vedo mai da altre parti. Il suo è il banco più piccolo del mercato e, di tutta la settimana, ha il posto solo al lunedì. È questo il modo di preservare le nostre tradizioni? È questo il modo di riavvicinare la gente al cibo italiano? Dov’è Slow Food nei luighi in cui la gente compra quotidianamente il proprio cibo?
    Di sicuro non è lì. Ma potreste trovare il ‘bollino’ attaccato alla vetrina di un ristorante stracaro che vende a 15€ un piatto di spaghetti (in bianco) con una spolverata di pistacchi di Bronte perchè…. i pistacchi sono di Bronte!

  • Renata

    dice:

    ..e domani tutti all’Hostaria!..dove una fetta di torta verde (riso e verdure) costa quattro euro..perchè è Hostaria..mica l’osteria sotto casa..

  • Stefano

    dice:

    Ero sotto al palco quando cè stata la giusta e pacifica contestazione. Secondo me tutti i relatori presenti capivano bene quello che la ragazza diceva e in cuor loro l’approvavano, ben sapendo che il percorso di Slow Food (lento, come dice il nome stesso) va veramente in quella direzione e lo stesso Petrini in seguito ha detto alla platea che era giusto ascoltare quello che lei diceva…

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