Una nuova campagna dalla Nuova Zelanda sta catturando l’interesse dei consumatori di tutto il mondo. Una catena di supermercati ha deciso di eliminare del tutto ogni tipo di packaging plastico dal reparto ortofrutta.
Il progetto si chiama “Food in the nude” ed è stato lanciato dalla catena Foodstuffs che da sola, gestisce più della metà (il 53%) dell’alimentare neozelandese. Lo scopo è quello di eliminare gli involucri in plastica o sostituirli con altri riciclabili e compostabili.
Pioniere del progetto, un punto vendita di Bishopdale a Christchurch e il risultato si è rivelato un successo.
L’iniziativa è stata talmente apprezzata dai consumatori che le vendite di alcuni ortaggi sono aumentate fino al 300%, afferma Nigel Bond, proprietario del negozio e dichiara: “Abbiamo cambiato le scaffalature all’interno del reparto. Nei miei 30 anni nel settore, questo semplice cambiamento ha generato il feedback più positivo da parte dei clienti che abbia mai ricevuto.”
Bond ha anche aperto un tavolo di discussione con coltivatori e fornitori con i quali studiare nuovi modi di fornire prodotti privi di imballaggi di plastica.
All’interno del supermercato è stato installato un nuovo sistema di scaffalature refrigerate per la visualizzazione della frutta e della verdura fresca. Gli ortaggi vengono nebulizzati attraverso un sistema di osmosi inversa che tratta l’acqua rimuovendo il 99% di tutti i batteri e il cloro.
Un’idea tanto semplice quanto efficace per sensibilizzare il consumatore e incoraggiarlo all’acquisto di prodotti sfusi.
In una dichiarazione ufficiale, la catena di supermercati si impegna a rendere tutti gli imballaggi 100% riutilizzabili, riciclabili o compostabili entro il 2025.
Sono noti i numeri della questione globale legata alla plastica, sulla quale solo ora si comincia a prendere consapevolezza. Secondo gli studi e le stime pubblicate da A plastic Planet, a partire dai 6,3 miliardi di tonnellate di plastica prodotta dagli anni ’50 ad oggi, solamente il 9% sarebbe stata riciclata.
Se il 40% di tutta la plastica prodotta finora nel mondo è stata destinata al mondo degli imballaggi, ben la metà di questa percentuale riguarda quella destinata unicamente al confezionamento di alimenti e bevande. I maggiori problemi legati alla plastica derivano dagli ingredienti per ottenerla, dalla lavorazione e sopratutto dallo smaltimento. Inoltre, studi scientifici dimostrano come la plastica usata per i prodotti alimentari, possa interagire con il cibo contenuto all’interno lasciando che sostanze chimiche migrino nell’alimento.
Nuove alternative sono necessarie e due sono le direzioni possibili: innovare la composizione del packaging in modo che risulti biodegradabile e non inquinante o studiare nuovi sistemi di acquisto che escludano del tutto l’involucro. L’altra tendenza infatti è proprio quella di rendere mainstream i negozi alla spina, completamente privi di imballaggi. Il funzionamento è semplice. Ci si può recare in punto vendita con i propri barattoli, contenitori e sacchetti, altrimenti comprarli sul posto e riutilizzarli per le volte successive.
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