In occasione della Pasqua 2003 sui muri di Roma è apparso un manifesto un po\’ diverso dai soliti: un manifesto in cui si invita a non uccidere. Lo potete vedere riprodotto in questa pagina.
Un invito, quello rivolto ai romani dall\’Associazione Vita Universale, che dovrebbe risultare ovvio, anzi inutile in una società che ambisce ad autodefinirsi civile, un invito con il quale non si capisce (o almeno io non capisco) come si possa non essere d\’accordo. Eppure qualcuno non lo è stato. Il manifesto anzi ha scatenato reazioni al limite del putiferio.
Ecco i fatti quali sono stati riferiti dal Messaggero del 16 aprile 2003 in un articolo di Elisabetta Cantone. Il manifesto, scrive la cronista, ha avuto l\’effetto di un \”pugno allo stomaco\” sul presidente dell\’associazione macellai Carlo Stirpe il quale, \”imbufalito\”, non avendogli la mamma insegnato che strappare i manifesti è atto di inciviltà, \”comincia a staccarlo dal muro\” e, corpo del reato alla mano, trascinandosi dietro il leader di Confcommercio, Cesare Pambianchi, si precipita in Campidoglio dove allo scopo di esprimere degnamente il suo \”imbufalimento\” interrompe addirittura una riunione della Giunta.
Lo sdegno è quasi unanime. Per l\’irruzione? No, per il manifesto, che Pambianchi \”sventola sotto il naso\” dei presenti. \”La responsabile per l\’Infanzia, Pamela Pantano\”, continua l\’articolo del Messaggero, \”indietreggia inorridita. A Daniela Valentini, dopo tutti gli sforzi che in qualità di responsabile del Commercio capitolino sta facendo per supportare la crisi del settore carni, quasi prende un colpo: «E\’ una cosa orribile, sgradevole, violenta, che non rappresenta neppure i vegetariani»\”.
Fermiamoci un attimo e riflettiamo su quest\’ultima frase.
I manifesti dunque sono accusati di essere portatori di una rappresentazione in chiave di orrore e violenza. Di essere troppo espliciti insomma. Troppo. Troppo in relazione a cosa? In relazione, è sottinteso, alla realtà che essi rappresentano. Tale realtà è la \”filiera\” (si chiama così mi pare) dell\’industria della carne. Ora, io non sono forse la persona più adatta a esprimere un giudizio in merito poiché, essendo un amante della buona tavola (buona in tutti i sensi), sono vegetariano, cioé sono uno dei due o tre milioni di italiani che escludono dalla loro tavola cibi a base di cadaverina (sostanza dal poco allettante nome e dalle ancor meno allettanti qualità contenuta notoriamente appunto nella carne). Dunque non mi intendo molto di macelli, macellerie e macellai. Da quel poco che ne so comunque mi pare che l\’attività di questa emerita categoria di imprenditori consista nel trasformare degli esseri viventi e senzienti in bistecche, filetti, costolette, salsicce eccetera e che uno dei passaggi fondamentali di questa trasformazione, sia costituito dalla morte violenta degli esseri viventi che di essa sono la \”materia prima\”. Mi si corregga se sbaglio.
Poiché non sono in grado di entrare, per manifesta incompetenza, in ulteriori dettagli lascio ad altri il compito di farlo. Per l\’esattezza ai quotidiani Il Gazzettino e la Nuova Venezia del 16 aprile i quali, nel riprendere un comunicato stampa del Comitato Antivivisezionista, scrivono: \”Ma cosa accade all\’agnellino? Viene brutalmente immobilizzato, in un clima di terrore e sangue, stordito e sgozzato, appeso per una zampa e lasciato morire per dissanguamento in modo lento ed inesorabile. L\’età di questi animali è intorno alle 4 settimane per gli agnellini (ancora lattanti) e di 2/6 mesi per gli agnelli. Alcuni passaggi cruciali di questa carneficina sono relativi ovviamente alla sofferenza che provano questi animali, all\’esperienza del terrore e della solitudine terribile nell\’essere strappati dalla madre (ricordiamoci che sono dei mammiferi!). Purtroppo inoltre molto spesso lo stordimento precedente alla pratica dello sgozzamento non ha effetto e nella macellazione rituale peraltro lo stordimento non è praticato.
Il tutto avviene in una raccapricciante situazione in cui tutti gli agnelli sono a contatto con i morituri in un\’atmosfera gelida di morte, sangue, sofferenza tra belati e terrore.
La loro breve vita è inoltre stata segnata da una carica di indifferenza e fretta che durante il trasporto ha visto condizioni pietose, attese penose, insensibilità degli addetti.
Tutto questo per \’santificare\’ una festa che dovrebbe rappresentare la gioia della rinascita e della comunità\”.
Questa dunque è la realtà che quei manifesti descrivono mostrando sincronicamente \”materia prima\” e \”prodotto finito\” e rimandando dunque dalla visione dell\’uno alla consapevolezza dell\’altra. Sono orribili, violenti questi manifesti? Difficile avere dubbi: sí. E\’ orribile, violenta la realtà di cui essi ci forniscono notizia? Lo abbiamo appena letto: sí.
Dunque i manifesti ci dicono quel che è. Nulla di piú, nulla di meno.
E dunque da dove provengono le ragioni di cotanto \”imbufalimento\”, da dove le reazioni scandalizzate di cotanti benemeriti assessori? Se l\’industria della carne, cioé l\’orrore della carneficina di massa, è cosa buona e giusta perché non mostrarne la concreta natura? Perché anzi non mettere, come ha proposto qualcuno tempo fa, le vetrine ai macelli? Oppure perché, come ha proposto qualcun altro, non organizzarvi delle gite scolastiche? Non si capisce cosa ci sia di male.
Mi risultano inoltre oscuri gli argomenti in base ai quali Daniela Valentini afferma che il manifesto di Vita Universale non rappresenterebbe i vegetariani. Trovo un po\’ strano che un assessore pro abbacchio si senta autorizzata a parlare a nome dei vegetariani, a nome mio ad esempio. Bene sappia Daniela Valentini che quel manifesto mi rappresenta perfettamente.
Ma proseguiamo nella lettura dell\’articolo. Una delle ragioni dell\’ \”imbufalimento\” sta nel presunto patrocinio che l\’amministrazione capitolina, nella persona dell\’Assessore alla Cultura Gianni Borgna avrebbe dato all\’iniziativa di Vita Universale. Si scatena allora una vera e propria caccia all\’uomo nei confronti di Borgna il quale, finalmente rintracciato, pur non trovando (almeno lui) nulla di scandaloso nei manifesti («Ognuno ha il diritto di pensarla come vuole, io per esempio sono vegetariano», dice) nega peró che il patrocinio del Comune ci sia stato. Vera o falsa che sia tale patrocinatura, rimane il fatto – che è qui ció che piú mi interessa, che c\’è stato chi l\’ha considerata inopportuna in quanto una Amministrazione Pubblica, cosí è stato affermato, deve farsi portatrice delle istanze di tutti ed è impensabile che promuova quelle di una minoranza (non ricordo la fonte da cui ho tratto questa dichiarazione né chi l\’ha fatta, ma il senso era comunque questo).
E\’ vero che i vegetariani sono una minoranza (il 5% degli italiani mi pare) rispetto ai \”cadaveriani\” (scusate, odio decisamente i neologismi, ma questo, chissà perché, mi piace), tuttavia è forse questo un argomento? Se il 95% degli italiani credesse che il Sole gira attorno alla Terra politici e assessori affermerebbero che così è? Per confronto, negli anni \’70 il Comune di Roma organizzava concerti di John Cage nelle piazze, eppure non mi pare che ci sia mai stato un grandissimo consenso popolare nei confronti dell\’avanguardia musicale contemporanea. E per ulteriore – e di ben piú infima natura – confronto, i cacciatori sono una minoranza ancora più esigua dei vegetariani, nonché in diminuzione (mentre i vegetariani sono in aumento); inoltre la schiacciante maggioranza degli italiani (87% si dice) è contro la caccia, ma questo non ha mai impedito a vari enti locali di patrocinare e promuovere discutibili iniziative pro \”arte\” venatoria.
Recente esempio è quello della Provincia di Treviso che ha non patrocinato ma addirittura organizzato in prima persona una manifestazione denominata \”Hobby e sport nella natura\” che era in realtà una manifestazione sulla caccia (conclusasi fra l\’altro con un clamoroso fiasco) e lo stesso Comune di Roma mette a disposizione ogni anno i locali della sua Fiera per una manifestazione che, anche qui sotto la finta etichetta della \”natura\” altro non è che una esposizione di attrezzi per caccia e pesca.
Dunque? Per quale motivo certi scrupoli i nostri pubblici rappresentanti se li pongono in certi casi e non in altri? Io una mia idea ce l\’ho. Fatevi voi la vostra.
Quanto alla mia Pasqua, vi è stato già raccontato nelle scorse settimane cosa ho mangiato, con quanto gusto e perché.
Articolo di Filippo Schillaci
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