Ospedali umani

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Considerate tutte le storie di malasanità in Italia e altri Paesi, viene spontaneo chiedersi se esistono davvero ospedali in cui i pazienti sono persone che vengono prese in considerazione anche per i loro pensieri e desideri, oltre che per il caso clinico che rappresentano. Ebbene si, almeno un ospedale così esiste, e io ho avuto […]

Considerate tutte le storie di malasanità in Italia e altri Paesi, viene spontaneo chiedersi se esistono davvero ospedali in cui i pazienti sono persone che vengono prese in considerazione anche per i loro pensieri e desideri, oltre che per il caso clinico che rappresentano. Ebbene si, almeno un ospedale così esiste, e io ho avuto la fortuna di entrarci per l’esperienza più bella della mia vita, la nascita della mia meravigliosa bambina che oggi ha 3 anni e mezzo.

Vorrei quindi raccontare la storia di un parto molto particolare e dolcissimo, di un’ostetrica fantastica che mi aiutata in ogni momento. Il mio parto non ha presentato nessuna complicazione, per fortuna, solo che la bimba non aveva evidentemente voglia di uscire molto in fretta, quindi ho passato più di una giornata aspettando che arrivasse il momento che aspettavo da nove mesi con impazienza. Nel frattempo tutte le infermiere e le ostetriche sono state meravigliose, cercando di farmi stare bene, passando molto spesso nella stanza per vedere come stavo.
Un’ostetrica in particolare è stata con me durante tutta la durata del suo turno, e anche oltre. Penso che si sia un pò riconosciuta nella mia storia, come lei ero rimasta incinta durante il periodo dell’università, ma non per questo avevo abbandonato gli studi, anzi.
Il padre della bimba, che oggi è mio marito, non abitava in Italia, ed era sulla strada per raggiungermi.
In ospedale, quindi, lui non c’era, anche se avevo con me tutta la mia famiglia, genitori, fratelli e nipoti.

L’ostetrica mi è stata sempre vicina, parlandomi, chiedendomi della mia vita, facendomi mille domande su come vedevo il futuro.
Quando le contrazioni sono diventate molto forti mi ha chiesto se volevo fare un bagno per rilassarmi, quindi mi ha portata in una stanza arredata come la camera di una casa, con un letto matrimoniale e una culla in legno e con una grandissima vasca da bagno, dove sono rimasta per un’ora.

All’arrivo di ogni doglia l’ostetrica mi passava il getto molto potente della doccia sulla schiena, dove era localizzato il dolore, come un idromassaggio.
Il bagno mi è servito più di qualsiasi altra peridurale ed all’uscita ero pronta per partorire.

Non hanno avuto nemmeno il tempo di portarmi in sala parto, per la mia grande gioia.
La mia bambina è nata in quella stanza che, per uno strano scherzo del destino, aveva le pareti dipinte di rosa (non avevo mai voluto conoscere il sesso del bambino).

Sfortunatamente mio marito mi ha raggiunta troppo tardi, ma mia madre era vicina a me mentre partorivo. Quando alla fine è arrivato anche mio marito, gli hanno permesso di dormire con me la prima notte, visto che non c’erano altri parti in vista la “stanza rosa” non serviva.

Per me è stata un’esperienza magnifica, oltre che essere al primo bambino ero molto giovane (20 anni), e le sale parto mi sono sempre sembrate troppo asettiche per darci alla luce dei bambini.
La mia bimba ha avuto la fortuna di nascere in una “vera” camera, senza i neon abbaglianti che l’avrebbero accecata subito.
La prima cosa che ha visto sono state delle pareti rosa, la prima notte della sua vita ha dormito in una vera culla.

Credo che tutti gli ospedali dovrebbero attrezzarsi di stanze come queste, il parto non è un’operazione, è un’esperienza che può essere dolcissima e, se vissuta nel modo giusto, rimanere il più bel ricordo della vita di una donna.
Per me lo è.

Rebecca.

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