Oxford: gli studenti dicono “no” alla carne di manzo e agnello per fermare il cambiamento climatico

Stop alla carne rossa nelle mense dell'Università, per dare un esempio concreto e ridurre l'impatto ambientale dell'Università stessa: è questa la decisione presa dal consiglio studentesco a Oxford. Tra sostenitori e detrattori della proposta (non ancora approvata), la celebre Università britannica dà comunque un forte segnale rispetto al legame tra alimentazione e cambiamento climatico.

Niente più carne di manzo e di agnello nelle mense dell’Università di Oxford, in nome della lotta al cambiamento climatico: questa è la mozione approvata con la maggioranza di due terzi dal consiglio studentesco in queste settimane. Una mossa che vuole essere la spinta per contribuire a raggiungere l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni di carbonio del 50% entro il 2030, prefissato da tempo dall’Università inglese.

Il comitato studentesco, composto da oltre 22mila membri, non ha però il potere di cambiare la politica universitaria e il sindacato dovrà fare pressioni ai vertici per riuscire a bandire la carne rossa nelle mense, nelle biblioteche e negli altri edifici dell’istituto. Una decisione che, se venisse approvata, porterebbe l’Università di Oxford a pareggiare con la “rivale” Università di Cambridge, che lo scorso anno ha eliminato la carne rossa proprio per una questione di sostenibilità ambientale. Con questa mossa, secondo i dati riportati, Cambridge ha ottenuto una riduzione del 33% delle emissioni di carbonio per chilogrammo di cibo acquistato, oltre a una riduzione del 28% dell’uso del suolo per chilogrammo di cibo acquistato.

La mozione contro il climate change

La mozione avanzata dal consiglio degli studenti diceva che “in qualità di principale Università del Regno Unito, la nazione guarda a Oxford come punto di riferimento, ma Oxford ha mostrato una mancanza di leadership nell’affrontare il cambiamento climatico. Il divieto di consumare carne bovina e di agnello negli eventi ufficiali e nei punti vendita universitari è una strategia fattibile ed efficace per aiutare l’Università a raggiungere l’obiettivo fissato per il 2030. Una scelta del genere aprirà le porte a un cambiamento simile anche nei college”. Il divieto, infatti, non interesserebbe al momento i punti ristoro e i caffè all’interno dei college.

Ben Farmer, rappresentante della Oxford Student Union, ha dichiarato: “Accolgo con favore il mandato di coinvolgere l’Università su questa importante questione. In ogni caso, bisogna tenere presente che un cambio di alimentazione potrebbe non essere possibile per tutti gli studenti o lo staff dell’Università. E i cambiamenti in ambito alimentare sono solo una parte dei cambiamenti che vorremmo che l’Università apportasse per affrontare la crisi climatica“. Di parere diverso è invece il responsabile delle elezioni all’interno del comitato studentesco, Caleb van Ryneveld, che afferma che “ci sono molti modi in cui le persone possono scegliere di ridurre la propria impronta di carbonio e applicare questa particolare scelta alimentare non è giustificato. L’Unione studentesca non dovrebbe decidere cosa può e non può essere mangiato dagli studenti e dagli ospiti che utilizzano le strutture di ristorazione dell’Università. Le preferenze dietetiche dovrebbero rimanere una questione di scelta personale“.

Mangiare carne non è una scelta personale

Risulta però difficile pensare al consumo di carne come a una scelta libera e strettamente legata alla volontà del singolo. Per prima cosa, da un punto di vista etico, la scelta di mangiare carne coinvolge esseri senzienti, privati della libertà e della vita per soddisfare le richieste di un mercato alimentare enorme, nel quale la vita di un animale ha valore finché quell’animale è produttivo.

In secondo luogo, anche la questione ambientale non può prescindere dalla scelta del singolo consumatore. Come dimostrato di recente proprio da uno studio dell’Università di Oxford, è necessario ridurre il consumo di carne per fermare la crisi climatica. Secondo gli esperti “Il sistema alimentare globale è una delle principali fonti di emissioni di gas serra, circa il 30% del totale globale“. Ancora una volta, la riflessione su questo tema porta a mettere in discussione il nostro sistema alimentare, e soprattutto a mettere in campo la necessità di un cambiamento nelle abitudini alimentari. Un cambiamento che parte da noi, da quello che scegliamo di mettere e non mettere nel carrello tra le corsie del supermercato, e che ha un impatto enorme sul mercato alimentare stesso. Siamo noi, con le nostre scelte individuali, a determinare l’andamento dei consumi e, di conseguenza, le scelte produttive dei grandi player del settore.

Mangiare carne non è una scelta personale, ha a che fare con il futuro del nostro pianeta e di tutti coloro che lo abitano.

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