A Palermo, in queste ore un increscioso incidente ha coinvolto un cavallo riportando l’attenzione sul tema dello sfruttamento di questi animali per il trasporto dei turisti: costretto a trainare una carrozza in mezzo al traffico di via Roma, una delle principali arterie della città, improvvisamente il cavallo si è spaventato, riuscendo a fuggire e seminando il panico.
L’animale imbizzarrito ha corso in mezzo alle automobili e ai passanti (tre dei quali sono rimasti lievemente feriti) seminando il panico, per poi terminare la sua corsa schiantandosi contro due macchine. Non un episodio isolato, visto che poco più di due settimane fa un altro cavallo è stato coinvolto in un incidente simile, in un’altra zona della città.
L’animale è stato recuperato e l’ordine è stato prontamente ristabilito, ma l’episodio ha riacceso (giustamente) le forti polemiche che da sempre gravitano attorno alle botticelle – che danno il peggio di sé in estate, quando le temperature roventi sfiancano i cavalli fino allo stremo, troppo spesso fino alla morte. L’Associazione italiana difesa animali e Ambiente (Aidaa) è intervenuta presentando un esposto alla procura di Palermo, sospettando il maltrattamento degli animali coinvolti. “Il fatto che si ripetano questi incidenti ci fa pensare che serva un intervento del comune di Palermo che vieti l’uso di carrozze trainate dai cavalli su tutto il territori – dichiara l’associazione – Le carrozze sono veramente un retaggio del passato. I cavalli non possono vivere tutto il giorno sull’asfalto rovente delle calde città italiane, trasportando pesi spesso esagerati per loro. È una tortura, diciamo basta!”
E mentre ci schieriamo dalla parte di ogni animale coinvolto in queste tradizioni anacronistiche e crudeli, unendoci alla richiesta della loro abolizione in ogni parte d’Italia, vorremmo rivolgerci ai colleghi che hanno riportato la notizia accusando fra le righe il cavallo dell’incidente: non sono i cavalli gli artefici di questi episodi, non sono gli animali a essere “pazzi” e a seminare il panico per le vie delle città, non sono i cavalli a deviare dalla norma. Siamo noi, che ci arroghiamo il diritto di disporre dei loro corpi a nostro piacimento sfruttandoli fino alla morte, ad avere un problema, e questo deve essere chiaro a chiunque.

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