Mangiare vegano non è “per ricchi”, anzi: secondo un recente studio dell’Università di Oxford, passare a un’alimentazione senza carne può aiutare a ridurre i costi alimentari fino a un terzo. Secondo gli esperti, che hanno confrontato modelli alimentari considerati più sani e sostenibili con quelli attuali in 150 Paesi, è più conveniente adottare un modello dietetico vegano, vegetariano e flexitariano in Paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Australia e buona parte dell’Europa occidentale. La ricerca ha preso in considerazione principalmente cibi integrali e ha escluso sostituti della carne altamente lavorati, mangiare al ristorante o da asporto.
In particolare, dallo studio emerge che nei Paesi a medio e alto reddito una dieta vegana risulta la più conveniente, e permette di ridurre i costi alimentari dal 21 al 34%. Al secondo posto le diete vegetariane, che includono derivati animali e che consentono un risparmio che varia dal 27 al 31%. Un’alimentazione flexitariana, che riduce carne e derivati animali senza eliminarli del tutto, abbassa i costi del 14%. Diverso il discorso per un’alimentazione “pescetariana” – che elimina la carne ma include il pesce: in questo caso, i costi lievitano fino al 2%.
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Gli esperti non hanno dubbi: ognuna delle diete analizzate e considerate più economiche dei modelli alimentari attuali, avrebbe un impatto positivo anche sulla salute delle persone e sull’ambiente. Un’alimentazione 100% vegetale risulta la migliore sotto ogni aspetto. Lo studio evidenzia che la diffusione di modelli alimentari sani e sostenibili – nonché più economici – sarà possibile entro i prossimi dieci anni, ma ” sono necessari supporto allo sviluppo e politiche alimentari progressiste per renderli accessibili e desiderabili ovunque“, afferma il dottor Marco Springmann, ricercatore dell’Oxford Martin Program on the Future of Food. Diverso è il discorso per i Paesi a basso reddito, dove il passaggio a una dieta sana e sostenibile sarebbe fino a un quarto più economico rispetto a una tipica dieta occidentale, ma almeno un terzo più costoso dell’attuale.
“Quando gli scienziati come me sostengono un’alimentazione sana e rispettosa dell’ambiente si dice spesso che siamo seduti nelle nostre “torri d’avorio” a promuovere qualcosa che è economicamente fuori dalla portata della maggior parte delle persone. – commenta il dottor Marco Springmann, ricercatore dell’Oxford Martin Program on the Future of Food – Questo studio dimostra che è esattamente il contrario. Queste diete potrebbero essere migliori anche per il conto in banca, oltre che per la salute e per la salvaguardia del pianeta”.
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