“Capisco la carne, ma almeno le uova..” è una frase molto frequente nella vita di un vegano. Già, perché tantissime persone si chiedono perché i vegani non mangiano le uova, visto che sembrerebbero “migliori” della carne dal punto di vista etico. Invece, non c’è alcuna differenza tra il consumo di carne e derivati animali come latte, uova o miele: si tratta in ogni caso di prodotti ottenuti attraverso lo sfruttamento e l’uccisione di milioni di animali. La scelta vegan è prima di tutto una filosofia di vita che si basa sulla volontà di non contribuire allo sfruttamento di nessun essere vivente, in nessun contesto. L’alimentazione vegetale è una naturale conseguenza di questo pensiero, ma parlare di veganismo in riferimento alla sola scelta alimentare sarebbe riduttivo, oltre che sbagliato.
Fatta questa doverosa premessa, il motivo per cui i vegani non mangiano le uova è legato alla loro produzione. Pensare che si tratti di un procedimento innocuo per gli animali è quanto di più lontano dalla realtà: le immagini che le associazioni animaliste rubano (letteralmente) dagli allevamenti intensivi ci parlano di sofferenza e morte. Oltre la metà delle galline allevate in Italia per le loro uova rientrano nel sistema dell’allevamento in gabbia, probabilmente uno dei peggiori in assoluto. Migliaia e migliaia di galline ammassate in spazi piccolissimi, chiuse in batterie talmente piccole da non permettere loro nemmeno di spiegare le ali. Spesso, per sfruttare al meglio lo spazio, le gabbie sono disposte su più piani all’interno di enormi hangar senza finestre.
Come riporta Essere Animali, quasi sempre le galline soffrono di anemia legata alla mancanza di luce solare, e non mancano fenomeni che possono creare problemi anche dal punto di vista igienico-sanitario: “ogni giorno muoiono decine di galline, spesso lasciate a stretto contatto con gli animali vivi che cannibalizzano i cadaveri. Una condizione che crea problemi sanitari e influisce negativamente sul benessere animale”. La situazione è leggermente migliore per le galline che vengono allevate a terra, anche se il sovraffollamento e la mancanza di libertà rimangono invariati.
Sempre secondo Essere Animali, le condizioni di stress a cui le galline sono sottoposte, insieme alla cattiva igiene della lettiera e al movimento limitato “creano fenomeni di plumofagia, patologia che induce le galline a strappare le penne a se stesse o alle compagne. Per limitare questo problema, appena nate viene tagliato loro il becco“. Tutto questo, allo scopo di massimizzare la produzione di uova: in allevamento, ogni gallina produce circa 300 uova in un anno, contro le 100 o meno che produrrebbe in un contesto naturale. Lo sfruttamento eccessivo accorcia l’aspettativa di vita di questi animali, che in natura vivrebbero per 8 anni, ma che in allevamento vengono mandate al macello prima dei due anni, quando la loro produttività inizia a calare.
Perché i vegani non mangiano le uova: i pulcini maschi
Di recente in Europa si è discusso la possibilità di vietare l’uccisione sistematica dei pulcini maschi negli allevamenti, come parte della prossima revisione della normativa in materia di benessere degli animali, prevista entro il 2023. Solo sul territorio europeo, ogni anno vengono uccisi 260 milioni di pulcini maschi subito dopo la schiusa.
Una pratica comune sia negli allevamenti che producono uova, dove gli animali “redditizi” per ovvie ragioni sono le femmine, sia nell’industria della carne di pollo, dove si scartano gli animali deboli e troppo piccoli. I pulcini considerati “inutilizzabili” – perché maschi o perché inadeguati alla crescita ai ritmi dell’allevamento – vengono gassificati, soffocati o gettati all’interno di macchinari che li triturano ancora vivi. Mentre si studiano alternative per evitare questa mattanza, Germania e Francia hanno già agito, ed entro il 2022 diventeranno i primi due Paesi al mondo a vietare l’uccisione dei pulcini maschi negli allevamenti.
Il mercato delle alternative vegan
Il consumo di uova, dunque, è incompatibile con la filosofia di vita vegan, e in generale sono sempre di più le persone sensibili al tema del benessere animale. Per questo, già da tempo l’industria alimentare sta studiando alternative 100% vegetali a questi prodotti, rispondendo alla richiesta di alimenti vegetali in grado di sostituire le uova. L’industria globale dei sostituti dell’uovo avrà un valore di $ 1,6 miliardi entro il 2028, rispetto ai $ 980 milioni del 2018, secondo la società di intelligence del mercato Facts MR. Si prevede che i produttori di prodotti da forno e altri alimenti a base di uova cominceranno a considerare l’utilizzo di alternative vegane per ridurre i costi e anticipare la graduale transizione dei consumatori verso gli alimenti a base vegetale.
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Laura Di Cintio
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