Hai mai pensato al perché mangiamo la carne? Oppure quando, effettivamente, tu abbia scelto di mangiarla? A un certo punto hai deciso di introdurla nella tua alimentazione, o hai semplicemente portato avanti quello che hai sempre fatto fin dalla più tenera età? Molto probabilmente la seconda, semplicemente perché il consumo di questo prodotto, nella nostra società, è qualcosa di dato, indubbio e scontato. Secondo il pensiero comune, il consumo di carne da parte dell’essere umano è visto come naturale, normale e necessario. Ma è davvero così?
Carnismo: l’ideologia alimentare corrente
Chiunque abbia letto il saggio “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche. Un’introduzione al carnismo e un processo alla cultura della carne e alla sua industria” della psicologa americana Melanie Joy, ha familiarità con la parola “carnismo”. L’autrice ne parla all’interno del volume, compiendo un’analisi razionale e approfondita della nostra cultura alimentare e collocando questo sistema di credenze alla base – nascosto ma ben radicato – della nostra tradizione.
Di fatto, siamo di fronte a un’ideologia che non sembra tale, perché è così che deve essere. Mangiare carne è, nella nostra società, lo status quo: nella maggior parte dei casi, cresciamo consumando carne più volte alla settimana – e perfino al giorno – senza porci nessuna domanda, anzi: mangiare carne e derivati animali è considerata una forma di buon senso, la normalità per stare in salute.
Eppure, è necessario riflettere più a fondo sulla questione, prima di tutto perché il carnismo è un’ideologia basata sulla violenza: non solo gli allevamenti intensivi e i macelli lavorano lontano dagli occhi dei consumatori, ma la maggior parte delle persone rifiuta di sapere – o vedere – come si producono carne e derivati animali. Il pericolo, è di non riuscire più a mangiarli. Il consumo di carne deve rimanere invisibile, perché il rischio concreto è che le persone – e quindi i consumatori – mettano in dubbio il sistema e la propria partecipazione a esso.
Del mangiare carne e le sue giustificazioni
Il discorso dell’autrice nel suo saggio è lungo e complesso, e riguarda molti aspetti della nostra società e del nostro sistema alimentare. Ci vogliamo però concentrare su un aspetto molto interessante, ovvero le giustificazioni che vengono messe in piedi per far sì che tutti considerino la carne in primis come un alimento, e poi come un alimento imprescindibile.
Mangiare carne è “normale”
Posto che le norme sono un costrutto sociale, non sono innate e sono create da persone per normare il comportamento di altre, va da sé che possano – almeno in alcuni casi – essere sovvertite. Secondo Joy, coloro che mangiano carne in nome di una presunta “libertà di scelta”, in realtà non si rendono conto di comportarsi secondo i principi di un sistema predefinito, che ha stabilito al di là di ogni preferenza individuale ciò che “giusto” e ciò che è “sbagliato”.
Mangiare carne è “naturale”
Questa idea si basa sul principio del “si è sempre fatto così”, con il quale si giustifica la maggior parte delle tradizioni anacronistiche ancora vive oggi. Che l’uomo abbia consumato carne all’interno di una dieta onnivora per parte della sua storia è innegabile ma, non basta per giustificare il suo consumo odierno. Attraverso il processo di naturalizzazione, spiega l’autrice, trasformiamo quello che è a tutti gli effetti è “naturale” anche in “giustificabile”. Questo processo rispecchia l’idea del modo in cui si suppone che le cose debbano essere fatte, non il loro essere o meno conformi alla legge della natura. Così, mangiare carne è considerato semplicemente come un atto conforme all’ordine delle cose. La naturalizzazione sostiene un’ideologia – in questo caso il carnismo – dotandola di una base biologica.
Mangiare carne è “necessario”
Questo falso mito è strettamente legato a quello che vuole il consumo di carne come un fattore naturale: se mangiare carne è un imperativo biologico, allora sarà anche necessario per la sopravvivenza dell’uomo. Eppure, è ormai ampiamente dimostrato che non solo è possibile vivere senza carne e derivati animali, ma anzi: la loro esclusione dalla dieta è fonte di numerosi benefici per l’organismo in termini di prevenzione e sostegno nella cura di diverse patologie. Le evidenze scientifiche più aggiornate dimostrano il contrario, ma questa falsa credenza continua a essere portata avanti come una verità assoluta.
Siamo convinti che sia arrivato il momento di sovvertire lo status quo: la vita di miliardi di esseri viventi dipende dalla nostra capacità di fare la connessione e sovvertire regole date per sostenere interessi economici, sfruttamento e tradizioni anacronistiche.
Fonte: Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche. Un’introduzione al carnismo e un processo alla cultura della carne e alla sua industria – Melanie Joy, edizioni Sonda.
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