Pillola del giorno dopo

Promiseland -

Negli ultimi tempi alcune importanti conquiste sul terreno della democrazia e della libertà vengono pericolosamente messe in discussione. In particolare, la libertà di decisione di procreare o meno, che la donna italiana ha ottenuto dopo lotte lunghe e dure, è minacciata da una rinnovata aggressività dei cattolici, che vorrebbero abolire le leggi esistenti e impedire […]

Negli ultimi tempi alcune importanti conquiste sul terreno della democrazia e della libertà vengono pericolosamente messe in discussione.

In particolare, la libertà di decisione di procreare o meno, che la donna italiana ha ottenuto dopo lotte lunghe e dure, è minacciata da una rinnovata aggressività dei cattolici, che vorrebbero abolire le leggi esistenti e impedire l’uso di farmaci moderni atti alla regolazione delle nascite.

Essi propagandano una visione sessuofobica mascherata da considerazioni pseudo-scientifiche; vorrebbero ricacciare la donna nel ruolo riduttivo di moglie-madre.

Ci sembra utile proporre all’attenzione degli amici di Promiseland l’articolo di Mirella Floris, pubblicato su

http://www.akkuaria.com/rubrica_mirella_floris.htm

E’ importante che la riflessione dei laici riprenda vivacità, per evitare il ritorno a oscurantismi che sembravano dimenticati.

Pillola del giorno dopo:
lasciate la decisione alla donna!
di Mirella Floris

Se ne fa un gran parlare in questi giorni, da quando, dopo pesanti ritardi, il ministro della sanità ha deciso di autorizzare la Pillola del giorno dopo.

Siamo europei? Dobbiamo avere uguali diritti, oltre che uguale moneta!

La cosiddetta “Pillola del giorno dopo” è un farmaco che impedisce all’ovulo d’attecchire sulla parete dell’utero. La donna lo prende il giorno dopo aver avuto un rapporto sessuale e si assicura di non iniziare una gravidanza indesiderata. Cosa c’è di più semplice?!

Chi altri, se non la donna, dopo aver al massimo sentito il parere del partner, può decidere se affrontare una gravidanza per poi essere madre?

Avere o no un bambino è una delle decisioni con le conseguenze più importanti nella vita di una donna. Impedire l’interruzione della gravidanza significa una costrizione alla maternità. Viola tutta una serie di diritti della donna e lede all’essenza stessa le sue libertà fondamentali.

La decisione è comunque una questione personale, privata.

Sembra che non sia così: enti e autorità, giornalisti d’ogni convinzione, politici di vari partiti, si sono appropriati della pillola del giorno dopo. Trattata ancora una volta come un soggetto ‘inferiore’, la donna non viene nemmeno interpellata sull’uso di questo metodo semplice e moderno, tale da consente una scelta responsabile.

Che la Chiesa, nel libero esercizio del suo magistero, possa avvertire le coscienze dei credenti che bisogna accettare ogni concepimento è un suo diritto. Alla credente la scelta di aderire o meno al dettato ecclesiastico.

Non possiamo, però, condividere la falsa scienza che propugnano i cattolici, quando affermano che l’embrione è persona, per il solo fatto che in esso è già presente il patrimonio genetico…

L’essenza dell’uomo non si riduce al suo patrimonio genetico.

La personalità comincia con la nascita compiuta del bambino vivente.

Non è lecito, inoltre, dare ordini di obiezione di coscienza, cioè di disobbedienza alle leggi, a medici e farmacisti d’uno stato laico, quale fino a prova contraria è il nostro. Non è lecito obbligare chi non sia credente a subire regole e comportamenti scelti da componenti particolari della società, dal momento che un referendum liberamente svolto ha espresso una maggioranza chiara favorevole all’abolizione del divieto d’abortire.

Tra un giubileo e l’altro, la presenza televisiva del Papa è ormai quasi quotidiana. La sua espressione di ‘buon vecchio’ è entrata nelle nostre case. Questo non ci fa dimenticare che prima della legge n. 194 si verificavano in Italia circa un milione di aborti clandestini all’anno, con conseguenze sovente mortali per la donna. Troppo silenzio c’è ancora sulla scarsa attuazione della legge, soprattutto al Sud, dove i cucchiai d’argento, spesso cattolici osservanti, o improvvisate mammane continuano nella rischiosa, ma per essi lucrosa, pratica dell’aborto clandestino (esso si attesterebbe attualmente fra le cinquanta e le sessantamila unità all’anno, secondo recenti dati del ministero della sanità).

Se le nascite in Italia sono le più basse del mondo, se ancora si praticano così numerose interruzioni, legali e clandestine, ciò vuol dire che la società attuale non segue “ordini superiori”, non tollera interferenze autoritarie in materia di privatissime scelte personali.

Gli aborti, comunque, sono molto diminuiti, da quando l’informazione preventiva si è diffusa con i consultori e il miglior livello culturale dei cittadini consente maggiori conoscenze anticoncezionali.
I proibizionismi funzionano poco; solo la consapevolezza è vera prevenzione.

Nonostante gli interventi sempre più autoritari dei cattolici, infatti, la maggioranza delle donne sceglie di avere bambini responsabilmente, solo quando può, per età, per condizione di lavoro, per possibilità economica, per sicurezza del rapporto di coppia, per propria disponibilità psicologica.

Se si vuole evitare l’interruzione di gravidanza, bisogna agire su tre fronti:

– agevolare la condizione di vita delle donne, con interventi economici, supporti sociali, aiuti psicologici

– praticare una seria educazione sessuale nelle scuole

– diffondere e potenziare i consultori.

Non possiamo condividere la propaganda terroristica che, senza alcun risultato apprezzabile, conducono gli antiabortisti. Solo la visione laica, che prevede l’uso libero della pillola del giorno dopo, può invece davvero portare a una drastica diminuzione degli aborti.

Scheda n°1
Alcuni dati:
circa 80’000 esiti fatali sono da attribuire ad aborti effettuati da persone non-professioniste;
20 milioni di donne sono costrette ad interrompere la loro gravidanza nell’illegalità;
più di 150 milioni di coppie non hanno accesso ai metodi contraccettivi, anche quando non desiderano o non desiderano più bambini.
600’000 donne muoiono ogni anno in seguito ad una gravidanza o ad un parto.

Dalla legge 194:
il suo diritto alla vita, alla salute e all’integrità fisica,
la sua libertà di coscienza, la sua autonomia morale e il suo diritto di prendere liberamente le sue decisioni,
il suo diritto a una maternità scelta liberamente, diritto fondamentale riconosciuto a livello mondiale.

Scheda n°2
In questi giorni si parla anche della pillola Mifegyne (RU 486), che consente l’interruzione di gravidanza, senza interventi invasivi. Il nuovo farmaco permette, inoltre, alla donna di decidere l’aborto senza l’umiliante trafila alla quale la legge odierna la costringe.

In quasi tutti i paesi europei si prospetta l’introduzione della Mifegyne tra i farmaci pagati dalle casse malattia, come sta avvenendo in Svizzera e in Francia.

di Mirella Floris

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