Pranzo di Pasqua 2021: in lockdown, tra delivery e take away

La prossima sarà la seconda Pasqua in lockdown e ci sarà la possibilità di sostituire il pranzo al ristorante con l'ordinazione di piatti in delivery o take away. Una misura che, secondo gli esperti, non basta comunque a risollevare le attività dalla crisi che stanno vivendo.

Menu a domicilio e food delivery saranno i grandi protagonisti della Pasqua 2021, bloccata dalle restrizioni anti Covid. Quella del cibo da asporto è una tendenza che ha preso piede necessariamente nel 2020, e che si è consolidata nel tempo, portando ristoranti e locali a offrire ai clienti una nuova esperienza di consumo. Solitamente, circa 7 milioni di italiani scelgono di consumare il pranzo di Pasqua al ristorante; quest’anno, come sappiamo, non sarà possibile mangiare fuori casa, ma restano attivi in tutta Italia i servizi di delivery e take away. Non mancheranno anche i menu creati ad hoc dagli chef, per garantire ai consumatori portate “da ristorante” anche tra le mura domestiche.

I dati relativi al settore della ristorazione durante la pandemia mostrano chiaramente il volto della crisi. Il quarto trimestre del 2020 ha registrato una contrazione del fatturato della ristorazione pari a -44,3%, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La perdita complessiva nel 2020 è stata di 34,4 miliardi di euro, un vero e proprio crollo per il settore. Secondo Ristorazione Italiana, dall’inizio della pandemia sono stati invenduti cibi e bevande per un valore di 11,5 miliardi di euro, senza contare che il settore ha perso 243 mila occupati rispetto al 2019, quando sfioravano il milione. A risentire maggiormente dello stop delle attività sono stati cuochi, camerieri e barman.

Pasqua 2021: tra delivery e cucina casalinga

L’e-commerce è diventato quindi lo strumento delle aziende per rispondere alla crisi, che solo nel periodo pasquale porterà la ristorazione a perdere 400 milioni di euro a causa del lockdown. Ecco allora che tutti, anche i piccoli negozi e i locali indipendenti, stanno scoprendo il digitale, per un’offerta sempre più adatta anche alle richieste di target esigenti, come i Millennial. Secondo un’indagine condotta dal Centro Studi Fipe, già lo scorso anno il 40% dei ristoratori segnalava una crescita della domanda di food delivery. La risposta, inevitabilmente, è stata l’adattamento: mentre il 5,4% delle imprese della ristorazione tradizionale era già attrezzato per far fronte alla richiesta, un ulteriore 10,4% si è attivato per proseguire l’attività con le consegne a domicilio.

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C’è anche chi a Pasqua sceglierà di cucinare a casa; non mancheranno sulle tavole degli italiani uova di cioccolato e colombe – sempre più vicine alla produzione artigianale – e i menu tenderanno a essere più sani e leggeri, rivisitando la tradizione in chiave “healthy”. Questa tendenza è legata sicuramente alla sedentarietà del periodo di lockdown, ma anche alla sempre maggiore consapevolezza del legame tra alimentazione e salute.

La parola agli chef

La ristorazione sta affrontando una crisi senza precedenti, ma come vive questa situazione chi lavora da sempre nel settore? Ne abbiamo parlato con Emanuele Di biase (nella foto, a sinistra), vegan Master Pastry chef, direttore della VEGANOK Academy, docente di cucina e presidente della Confipegel, una Confederazione per Pasticcieri, Gelatieri e rappresentanti del mondo della somministrazione. “La situazione per la ristorazione è molto difficile – afferma ai nostri microfoni – anche perché il delivery non è la soluzione al problema: il rischio è di non riuscire a far fronte alle spese necessarie per tenere in piedi l’attività, con i guadagni dell’asporto. Da vegano, mi preoccupa anche l’inquinamento legato a questo tipo di servizio: pensiamo solo ai contenitori del cibo da delivery o take away, che nel migliore dei casi sono in materiali biodegradabili, ma che il più delle volte non sono facilmente riciclabili. Come tutti i professionisti del settore, spero in una riapertura veloce, anche perché penso che le chiusure siano state gestite in modo caotico e male organizzato. Voglio sottolineare che è possibile stare in un ristorante, in una gelateria o in una pasticceria rispettando le norme anti Covid, ridando aria al settore – che oggi vede il 50% delle attività in enorme sofferenza”.

Questa sarà quindi una Pasqua fuori dal comune, che nella sua singolarità potrebbe essere l’occasione per interrompere alcune tradizioni – dannose per l’uomo, gli animali e l’ambiente. Possiamo cucinare a casa un menu di Pasqua innovativo e animal-free, ma non per questo meno adatto a un giorno di festa. Come ci ricorda lo chef Francesco Basco (nella foto, a destra), coordinatore della VEGANOK Academy, “quando si parla di cucina, rispettare la tradizione è quasi un obbligo; soprattutto durante le festività, portiamo avanti usanze che ci vengono tramandate in famiglia. Però il mondo cambia e così dovremmo ripensare al concetto di tradizione: credo che si possa considerare “tradizione” anche il poter preparare con le proprie mani qualcosa di genuino, indipendentemente dagli ingredienti. Possiamo creare noi nuove tradizioni, evitando la mattanza di milioni di agnellini in questo periodo pre pasquale. Ricordiamo che si può mangiare bene e senza rinunce, anche (e soprattutto) quando si sceglie una dieta vegetale. Quest’anno molti di noi cucineranno a casa il pranzo di Pasqua, e quale occasione migliore per reinventare la tradizione? Da napoletano, invito tutti a provare il mio casatiello vegan e la mia pastiera napoletana vegan: sono sicuro che diventeranno la “nuova tradizione pasquale” per moltissimi di voi“.

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