Quando si parla di alimenti proteici, i principali driver di acquisto sono gusto e prezzo: questo è quanto emerge da un sondaggio effettuato di recente oltreoceano dall’International Food Information Council, coinvolgendo circa mille persone di età, sesso ed etnia differenti. Sulla base delle preferenze alimentari, il campione di intervistati risulta variegato e comprende onnivori, vegetariani, vegani e flexitariani, anche se nel documento non viene utilizzato questo termine. In generale, emerge che la ragione principale per cui un quarto dei consumatori scelgono le proteine – vegetali o animali – è il gusto, seguito da prezzo (20%), tipo di proteina (19%) e salubrità (17%). La sostenibilità ambientale è invece risultato l’ultimo fattore determinante per la scelta di un prodotto (4% degli intervistati).
Interessante è il fatto che quasi sette persone su 10 abbiano provato almeno una nuova tipologia di proteine vegetali nell’ultimo anno, come la carne vegana (28%) e nuove varietà di bevande vegetali (24%). Il 19% degli intervistati ha scelto di inserire nella propria dieta nuove tipologie di legumi, e l’11% ha provato tofu e prodotti a base di soia. Si tratta di un dato molto importante, che ribadisce una tendenza ormai consolidata: anche gli onnivori consumano alimenti plant-based – per motivazioni legate alla salute o alla sostenibilità – e il mercato dei prodotti vegetali ha un target di riferimento molto ampio e variegato.
Carne in vitro: tra curiosità e scetticismo
Rispetto alla carne in vitro, che non è comunque ancora sul mercato negli Stati Uniti, i consumatori risultano scettici: c’è molta curiosità intorno a questa possibilità, ma quasi tre persone su quattro (74%) sceglierebbero proteine animali standard rispetto alla carne coltivata in laboratorio. Sorprendentemente, le persone sotto i 45 anni, i cosiddetti “pescetariani” e i vegani si sono dimostrati i più propensi all’acquisto di questa tipologia di prodotto.
Questo, anche se non siamo di fronte a un prodotto vegetale, ma a vera e propria carne ottenuta artificialmente in vitro, anche se senza macellazione animale. La clean meat mira a sostituire la produzione di carne convenzionale, e bisogna ricordare che il target a cui sono rivolti questi prodotti non è il vegano che, avendo operato una scelta di tipo etico, non è interessato a mangiare proteine animali. La carne pulita, però, può rappresentare un’alternativa per coloro che consumano carne e costituisce un importante passo verso la liberazione animale.
Inoltre, un dato interessante emerge dal grafico in alto: in generale, le alternative vegetali alle proteine animali – come soia, grano, piselli – risultano familiari ai consumatori, che le consumano o che ne hanno almeno sentito parlare. La carne e il latte creati in laboratorio, invece, sono le tipologie di alimenti meno conosciute in assoluto e questo potrebbe spiegare il motivo per cui la maggior parte dei consumatori sarebbero poco propensi ad acquistarli.
E la sostenibilità?
Da questo sondaggio emergono dati importanti per i produttori di alternative plant-based: anche se il numero delle referenze sul mercato è altissimo, così come la varietà di prodotti disponibili, c’è forse un certo margine di miglioramento rispetto a gusto e prezzo. Dal momento che si tratta dei due driver di acquisto fondamentali in questo momento, dovrebbero rappresentare i due punti focali su cui concentrare la produzione. Offrire prodotti gradevoli al gusto, a un prezzo competitivo con i prodotti animali, è probabilmente la chiave per ampliare ulteriormente questo mercato.
Dal sondaggio emerge chiaramente che la sostenibilità ambientale non rappresenta una leva significativa per i consumatori al momento dell’acquisto. Un dato su cui riflettere, soprattutto in questo momento storico in cui è nota la connessione tra alimentazione e cambiamenti climatici, ma anche un buono spunto di riflessione. In questo momento, dire ai consumatori che un hamburger a base vegetale è ricco di ingredienti naturali, potrebbe essere più utile che confrontare il suo impatto ambientale con quello di un hamburger convenzionale. La domanda è se si tratta di attitudini di consumo a breve termine, modellate dalla pandemia, o se questo è il modo in cui i consumatori guarderanno alle proteine nel lungo periodo.
Leggi anche:
“Carne” vegetale: quasi la metà dei consumatori onnivori la provano per curiosità

Scegli i prodotti certificati VEGANOK e sostieni così la libera informazione!