Depurazione e riqualifica delle miniere toscane
La zona delle Colline Metallifere toscane, tra le due province di Grosseto e Siena, è stata sfruttata per i suoi giacimenti di varia natura fin dall’epoca degli Etruschi, lungo tutto il periodo romano e medievale, fino ai nostri giorni. E’ dunque un’area di forte interesse archeologico oltre che paesaggistico.
Putroppo, però, le miniere sono anche fortemente inquinanti: il fiume più colpito da tale problema è proprio il Merse, che in queste colline nasce e che, scorrendo nell’omonima valle, forma il polmone verde della regione.
L’accordo tra la Regione Toscana e l’azienda del gruppo Eni che è titolare delle concessioni estrattive era già stato firmato nel 2009 dopo lunghe trattative, e prevedeva che la Syndial dovesse sostenere i costi della bonifica e della depurazione anche per quei siti che erano stati oggetto di ricorso. Spesso si tratta di pericoloso inquinamento delle acque e del suolo dovuto all’arsenico utilizzato nell’estrazione dell’acido solforico dalla pirite (in uno di questi casi si era proceduto addirittura alla denuncia penale per disastro ambientale).
Ora, grazie ad una recente modifica apportata a questo accordo, sarà possibile, nelle aree già bonificate, realizzare degli impianti per l’energia fotovoltaica o per l’energia solare termica, senza sottrarre spazi che possono essere utili ad altri scopi.
Il comune di Cavriglia, in provincia di Arezzo, già nel 2010 aveva indetto un bando per realizzare, all’interno di una ex cava a cielo aperto di lignite, quella di Santa Barbara, un parco fotovoltaico dell’estensione di 20 ettari, capace di produrre 10 MW che andranno ad alimentare la locale centrale elettrica. L’impianto entrerà in attività nell’agosto prossimo. Nell’area del parco, secondo il progetto, sarà realizzarto anche un circuito ciclistico e saranno possibili visite didattiche per informare i ragazzi in età scolare sulle fonti rinnovabili di energia. Particolare attenzione sarà data all’integrazione delle strutture con la morfologia dell’area circostante, in modo da non deturpare l’aspetto naturale del luogo.
Il 5% dell’energia prodotta, infine, sarà riservato all’azionariato popolare, in modo da coinvolgere i cittadini.
Anche sull’isola d’Elba, l’antica Aetalia dei Greci, che la chiamavano così proprio per l’aspetto fuligginoso dovuto alla presenza di miniere etrusche, le cose stanno cambiando. A Rio Marina è stato avviato nel novembre 2010 il progetto di riqualificazione delle miniere (principalmente di ematite e pirite): vedrà infatti la luce un impianto per il fotovoltaico da 5 milioni di euro su un’ex area degradata dalle estrazioni metallifere, anche qui cercando il più possibile di limitare l’impatto visivo dei pannelli sull’ambiente.
Queste iniziative si inseriscono nel progetto 2010 della Toscana di raddoppiare la quota energetica proveniente da fonti rinnovabili quali la geotermia, per la quale questa regione è all’avanguardia in Italia, e gli impianti a biomasse per cui, è stato auspicato, si potrebbero impiegare i cascami dell’industria del legno
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