Viaggiare è un’occasione per scoprire nuovi luoghi e, per i vegani, anche per mettere in pratica i propri valori, affrontando sfide come trovare alloggi e ristoranti compatibili. Tuttavia, questo rende l’esperienza ancora più arricchente, non solo a livello geografico, ma anche culturale e culinario. In questo contesto, Roberto Rossi è una figura di riferimento. Blogger, fotografo e travel influencer, Roberto ha fatto del veganismo e dei viaggi la sua missione, dimostrando che si può esplorare il mondo senza compromessi etici.
Attraverso il sito Vegani in Viaggio, condivide consigli e racconta le sue avventure di viaggio sostenibili.
VEGANOK: La tua storia di viaggiatore è affascinante e unica. Come è nata la tua passione per i viaggi e cosa ti ha spinto a esplorare il mondo attraverso una prospettiva vegana?
Fin da piccolo ho sviluppato una passione sfrenata per i viaggi, i popoli che non conoscevo, le culture lontane. Nel mio paese c’era un’agenzia di viaggi nella quale mi recavo periodicamente per prendere i dépliant; per poter leggere, vedere le foto e conoscere questi paesi tanto diversi dal mio. Nel corso degli anni hanno imparato a conoscermi e mi lasciavano sempre una pila di riviste che potevo prendere gratis. Per me è stata come la versione attuale del web dove l’accesso a tutte le informazioni è immediato e aperto a tutti, ma negli anni ’80 non era certo così. Oggi collaboro attivamente con un tour operator nato proprio da quella agenzia di viaggi di paese, sembrava destino.
VEGANOK: Artista, viaggiatore, motociclista, fotografo, tutte passioni che esprimi nel tuo blog Vegani in Viaggio e nelle tue pubblicazioni ricche di foto e curiosità. Qual è la foto più emozionante che hai scattato durante i tuoi viaggi?
Ogni viaggio porta con se almeno una o più foto che lo rappresentano. Non è facile sceglierne una, ma credo di poter affermare che lo scatto notturno della Monument Valley sia la foto di cui vado più orgoglioso. Il successo che ha ogni volta che la espongo alle mie mostre fotografiche lo dimostra ed ha una storia curiosa: io e mia moglie soggiornavamo nei pressi del parco Navajo, proposi a lei di uscire dopo cena per vedere le stelle e fare qualche foto, quasi mai ho trovato il cielo completamente sgombro da nuvole in Arizona, ma quella sera lo era. Uscii però da solo, eravamo molto stanchi tutti e due, ma volevo tentare di scattare qualche foto. Presi l’auto e dopo una mezz’ora di viaggio ero dentro al parco, posizionato nel punto dove il giorno stesso avevo scattato le foto al tramonto. Il cielo stellato era incredibile e una anomala colorazione sul viola mi permise di scattare delle foto incredibili di cui mi resi effettivamente conto solo al mio ritorno in Italia. Quindi se devo sceglierne soltanto una, questa è la foto alla quale sono più legato. I cieli nelle zone isolate di Arizona e Utah sono stupefacenti, sembra di toccare le stelle con un dito.
VEGANOK: Hai viaggiato molto in moto attraverso paesaggi mozzafiato. Quali sono i luoghi più spettacolari che hai visitato e come riesci a vivere appieno l’esperienza vegana anche in contesti così avventurosi?
È difficile scegliere un solo luogo, ogni viaggio porta con se sempre degli aspetti indimenticabili, però amo gli USA e quindi posso affermare che questo è senza dubbio il paese che più mi emoziona. Anche il Giappone e l’Argentina si sono rivelati delle splendide sorprese e dei viaggi indimenticabili. Per me i paesaggi dello Utah sono qualcosa di unico al mondo; il senso di libertà e la Natura così potente ti fanno sentire dentro un film, dove la strada ondulata e infinita ti accompagna su questi panorami unici al mondo. Sempre a proposito di natura, i ghiacciai dell’Argentina sono stupendi, sembrano vivi e forse lo sono davvero; si muovono, scricchiolano e generano un rumore suggestivo; una delle esperienze più belle di tutta la mia vita. Essere vegan in alcuni paesi è una sfida; non certo in USA o in Argentina dove non ho mai avuto problemi particolari, anche perché mi organizzo molto attentamente. Dicevo che è una sfida, ma al tempo stesso le difficoltà mi hanno sempre rinforzato e motivato; sono sicuro che dopo il mio passaggio in quel ristorante si ricorderanno di me e di quello che vuol dire “Vegan” anche perché in alcune parti del mondo non conoscevano neanche la parola e ritengo che il tempo speso per spiegarlo si sia sempre rivelato fruttuoso.
VEGANOK: Qual è stata la tua scoperta culinaria vegan più sorprendente durante i tuoi viaggi? C’è un piatto o un ingrediente che non ti aspettavi di trovare?
Come paese direi l’Argentina; conosciuto da tutti come il paese della carne, devo dire che si è rivelato una autentica sorpresa. Anche nelle zone più sperdute come Ushuaia ho trovato più di un ristorante vegano, siamo praticamente in Antartide nella sperduta Terra del Fuoco e non mi sarei mai aspettato di mangiare vegan senza difficoltà. Ricordo di aver mangiato da Isla Vegana una focaccia con un formaggio fatto da loro davvero strepitosa. In generale trovo sempre sia piatti semplici che elaborati, anche se tendenzialmente preferisco la semplicità per ovvi motivi. Non mi aspettavo di trovare del formaggio vegano così buono nella città più a sud del mondo!
VEGANOK: Organizzi anche viaggi per altri appassionati di avventura vegana. Come nascono questi viaggi di gruppo e quali sono le esperienze che ritieni più significative per i partecipanti?
Organizzo i viaggi con il Tour Operator Reporter Live di cui ti ho già parlato, accreditato VEGANOK. Sicuramente non è facile pianificare questo tipo di viaggi; gli hotel in alcuni casi non sono pienamente predisposti ad essere vegan friendly; mi vengono in mente gli arredamenti come principale fonte di disaccordo. Ma con una organizzazione a monte siamo sempre riusciti a trovare soluzioni accettabili. Per fortuna esistono anche hotel, pienamente vagan e green anche se spesso non lo pubblicizzano più di tanto, non so bene perché. In questi casi è tutto molto più semplice. Le colazioni e i pasti se ben pianificati non presentano problemi, ma la condivisione dei locali con altri turisti non vegan presenti nelle strutture necessità spirito di adattamento e un po’ di tolleranza. La tolleranza e la solidarietà ritengo siano indispensabili per viaggiare il mondo, un mondo non certo accogliente per le minoranze, ma in cui ritengo ci si debba adattare per poter viaggiare e vivere serenamente. Magari il mio modo di raccontarmi e descrivere perché sono diventato vegano, oltre 13 anni fa, può aver sensibilizzato qualcuno che ho incontrato chissà dove e che per qualche ragione si ricorda ancora di me.
VEGANOK: Hai qualche aneddoto particolare di un viaggio in cui essere vegano ha aperto porte o creato connessioni significative con altre persone?
Qualche mese fa una mia foto è stata scelta per rappresentare la Route 66 nello stato dell’Ariziona, strada che amo follemente e chi ha cambiato la vita nel lontano 2013 quando l’ho percorsa interamente per la prima volta. Quasi per caso un amico scrittore che vive a Kingman mi suggerì di mandare qualche mia foto e da li a vincere il contest è stato un attimo; il direttore dell’ente del turismo mi ha consegnato un premio e accolto nella città durante il mio ultimo viaggio fatto ad agosto di quest’anno. In questa occasione una giornalista mi ha intervistato per un giornale dell’Arizona ed ho scoperto che anche lei essendo vegana mi seguiva già da tempo; il blog mio Vegani in Viaggio è molto seguito anche in USA grazie ai numerosi articoli dedicati alla Route 66. Beh, in questo caso la connessione è arrivata proprio grazie allo stile di vita vegan che accomunava me e la giornalista del “The Miner”.
A New York City ho un carissimo amico vegano conosciuto per caso in un ristorante plant based di Brooklyn; mi sentì parlare in italiano al telefono ed essendo lui di origini italiane conosceva qualche parola. Mi si avvicinò ed iniziammo a parlare e conoscerci, da allora ci scriviamo regolarmente e quando possibile ci incontriamo ancora a NYC.
VEGANOK: Cosa consigli ai vegani che stanno pianificando il loro primo viaggio in una meta che potrebbe sembrare poco accogliente verso uno stile di vita plant-based? Quali sono gli errori più comuni da evitare?
Voglio dare dei consigli pratici: suggerisco a tutti di portarsi del cibo in forma di barrette proteiche dell’Italia; le proteine sono sempre la cosa che maggiormente manca in una dieta vegan in viaggio. Io porto spesso anche delle confezioni di gallette proteiche, sono leggere e facili da mettere in valigia. La frutta secca, se importabile nel paese che visito, non manca mai nella mia valigia, oppure la acquisto appena arrivato in un supermercato, in alcune nazioni non è possibile portare frutta secca dal proprio paese in valigia. Poi ovviamente mi organizzo via via per i giorni successivi.
Nel caso di road trip in auto acquisto sempre un frigo di polistirolo e faccio un po di spesa via via durante il viaggio, posso così conservare del cibo grazie ai sacchetti di ghiaccio messi nel frigo. In più acquisto legumi inscatola e del pane secco come crakers o simili che si conserva bene e non è pieno di conservanti come il pane a lunga conservazione dei burger.
Evito sempre discussioni nei ristoranti dove chiedo cibo vegan e dove non sempre capiscono, con il sorriso e la collaborazione ho sempre ricevuto buoni piatti e fatto conoscere al ristoratore di turno le mie necessità. Mi viene in mente l’Uzbekistan dove la prima volta la difficoltà è stata enorme; non conoscevano neanche la dieta vegetariana, figuriamoci quella vegana. Ma nonostante le difficoltà iniziali sono tornato a casa felice di aver visitato e scoperto un nuovo paese. Adesso sto per tornarci ed ho scritto via social ad alcuni ristoratori dove tornerò, scoprendo che dalla mia precedente visita hanno potuto accontentare altri viaggiatori con necessità simili o uguali alle mie. Ho chiesto e spiegato sempre con il sorriso, culture diverse hanno spesso conoscenze e predisposizioni differenti dalle nostre.
VEGANOK: Una meta imperdibile per un viaggiatore vegan?
I paesi asiatici sicuramente; Thailandia e Vietnam sono super consigliati per noi vegani. Ma anche i paesi del nord Europa, seppur pieni di contraddizioni, sono semplici per noi vegani. Poi l’Argentina che mi ha davvero sorpreso per quanto stia cambiando velocemente e ovviamente gli USA dove il plant based è ormai ampiamente inserito nel tessuto sociale soprattutto nelle grandi città.
VEGANOK: Spesso concludi con “Buon viaggio a tutti voi, ovunque la vita vi porti!”. Dove ti porterà la vita prossimamente? Quali progetti hai in cantiere per il futuro?
Sono in procinto di partire per l’Uzbekistan, ma sto già programmando i nuovi viaggio per il prossimo anno; tornerò sicuramente in USA per un paio di road trip, uno nella zona ovest dei grandi parchi americani e uno nel sud est patria del blues e della musica black in generale. A novembre mi aspetta New York City e la versione vegan del Thanksgiving! Concludo anche dicendoti che per portare avanti la mia convinzione di vita vegan e di buon cibo, quando per lavoro accompagno gruppi non vegani, suggerisco sempre una cena vegan per provare uno stile di vita diverso e posso assicurarvi che si uniscono a me quasi sempre tutte le persone del gruppo. A volte solo per curiosità altre volte perché comunque le chiacchierate fatte con me qualcosa hanno mosso e capire che si mangia bene anche senza mangiare nessuno apre spesso delle opportunità impensabili. È un aspetto del mio lavoro di tour leader di cui vado molto fiero.
Tutte le foto in questo articolo sono di Roberto Rossi

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