Roma, il rogo del camper Rom, senza pietas.

Promiseland -

Ci sono fatti improvvisi che irrompono nel nostro vivere quotidiano e che per la loro valenza simbolica vanno ad occupare ogni ambito sociale e impongono riflessioni in tutti i luoghi del pensiero e dell’azione. Ci sono accadimenti che diventano così ingombranti da non poterne non tener conto anche quando apparentemente, solo apparentemente, si svolgono in luoghi distanti […]

Ci sono fatti improvvisi che irrompono nel nostro vivere quotidiano e che per la loro valenza simbolica vanno ad occupare ogni ambito sociale e impongono riflessioni in tutti i luoghi del pensiero e dell’azione. Ci sono accadimenti che diventano così ingombranti da non poterne non tener conto anche quando apparentemente, solo apparentemente, si svolgono in luoghi distanti da noi e riguardano questioni di cui abbiamo una percezione sfocata. Per questo, qui ora, vogliamo dire la nostra sul rogo del camper nel quartiere di Centocelle a Roma.

Allora inizia così questo film horror, con una bottiglia incendiaria lanciata sul sonno di Elisabeth, Francesca e Angela. Un fuoco che genera morte. Una fiamma improvvisa che illumina di odio la notte del 10 Maggio scorso. Si salvano dieci persone, otto fratelli e  due genitori. L’attività investigativa che segue cerca di capire il movente ed i responsabili di un gesto così efferato. Ad oggi la pista più accreditata sarebbe quella della vendetta tra clan rivali. Eppure sin da subito il rumore di sottofondo a questa tragedia è stato il fastidio sociale che vomitiamo sui rom, etnia sgradita dentro il nostro immaginario collettivo. Attorno a questo rogo percepiamo, specie in zona e solo, visto che ha ballato sul web, prestissimo, la danza razzista e xenofoba. Di fronte a questo scenario sconfortante, il gesto umano di porre a terra un mazzo di fiori sembra un intermezzo di sensibilità in mezzo ad una guerra, a vederlo da lontano e da vicino. Dura poco questa pace. Qualcuno arriverà a parcheggiare persino le ruote della sua auto su crisantemi, garofani e rose. Mentre altri intanto scrivevano su un muro una cosa accanto ad un disegno: “Tre Rom in meno” e vicino una svastica. A denunciare i fatti e’ Rinaldo Sidoli, responsabile dei Verdi per i Diritti Animali.

E sapete perché siamo qui a scrivere questa cosa oggi? Perché per liberare ogni vivente dalle regole del dominio dobbiamo riconoscerla tutta la violenza, quella cieca e indiscriminata, quella fatta di pregiudizi. Quando muoiono tre bambini in mezzo ad una malcelata indifferenza ci vengono in mente frasi gia’ sentite, tipo “sono solo rom” e “sono solo animali”pensate e scritte tutto in minuscolo, senza importanza. Da questo dobbiamo distanziarci. E questa noi la chiamiamo “grammatica” della discriminazione interspecifica e intraspecifica e abbiamo il dovere di respingerla. Sempre e ovunque!
Fonte: www.promiseland.it
 
 

Scegli i prodotti certificati VEGANOK e sostieni così la libera informazione!


Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.

Scarica gratuitamente il nostro magazine