Dopo la polemica che lo scorso dicembre aveva coinvolto il parco acquatico SeaWorld, accusato di aver spedito 24 delfini dagli USA ad Abu Dhabi in segreto, si torna a parlare della controversa struttura, questa volta per l’apertura della sua prima sede fuori dagli Stati Uniti: il nuovo parco a tema ha sede ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, e vanta il fatto di essere “orca-free”.
Nella struttura, infatti, non è prevista una vasca destinata alle orche e forse non a caso: negli anni, i riflettori internazionali sono stati puntati più volte su SeaWorld per il terribile trattamento riservato a tutti gli animali, tra maltrattamenti e privazioni, ma in special modo proprio alle orche. Accuse ben documentate anche in un docu-film del 2013, Blackfish, che narrando la storia dell’orca Tilikum – coinvolta in un incidente che ha causato la morte di tre persone – ha portato alla luce la cruda e triste realtà di questi posti.
Eppure oggi, con un ingente investimento di oltre 1,2 miliardi di dollari, ha avuto luogo l’inaugurazione di quello che è considerato il più grande acquario del mondo, in grado di ospitare 68 mila animali marini, tra cui squali, banchi di pesci, mante e tartarughe marine, in oltre 25 milioni di litri d’acqua. Niente orche, ma migliaia e migliaia di animali tenuti in cattività per il divertimento umano.
SeaWorld: una “buona azione” che è solo specismo
Inutile dire che l’inaugurazione del nuovo acquario ha suscitato polemiche da parte delle associazioni animaliste, ormai da tanto tempo in lotta per chiedere la liberazione degli animali tenuti in cattività dalla catena di parchi acquatici. Senza contare che, fin troppo spesso, alcune specie sono costrette a esibirsi in spettacoli e acrobazie per il pubblico, peggiorando ulteriormente una situazione già aberrante.
Purtroppo, il fatto che la nuova struttura di Abu Dhabi sia “orca-free” non solo non cancella quanto fatto patire in passato a questa specie in particolare, ma è una decisione che non può essere salutata con ottimismo: perché le orche no, ma altri 68mila animali marini sì? Secondo quale criterio sarebbe “giusto” rinchiudere in una vasca alcune specie, preservandone altre?
Ed è inutile parlare della supposta funzione educativa di queste strutture, che di educativo hanno ben poco: difficilmente, chiunque sia stato almeno una volta allo zoo o all’acquario, sarebbe in grado di ricordare e spiegare quanto appreso sugli animali e sulle modalità di conservazione delle specie. Questo, perché lo scopo primario di queste strutture non di istruire, quanto intrattenere. E, nel 2023, secondo noi sarebbe anche arrivato il momento di trovare altri tipi di intrattenimento che non coinvolgano esseri senzienti, privati della libertà e della facoltà di autodeterminarsi, per sottostare al volere e ai capricci di un’altra specie.
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