E se ti dicessimo che la seta non è vegana? Proprio così: esattamente come il cuoio, la lana o la pelliccia, anche la seta non è un tessuto compatibile con la scelta etica vegan. La sua produzione implica lo sfruttamento (e spesso la morte) degli animali coinvolti ed è questo il motivo che porta le persone vegane ad escluderla dal proprio guardaroba.
“Ma come, la seta non è ricavata dalla bava dei bachi?” è la domanda più frequente e la risposta è sì, ma proprio per questo motivo non è un tessuto cruelty-free. Nel loro processo di sviluppo, infatti, i bachi producono i preziosi bozzoli nei quali avvolgersi prima di trasformarsi in farfalle, che sono poi utilizzati nell’industria tessile. C’è un però.
Peccato infatti che la produzione di seta industriale implichi uno sfruttamento su due livelli: da un lato, la creazione di veri e propri allevamenti intensivi di bachi, dove gli insetti sono rinchiusi per ricavare i bozzoli di seta. Dall’altro, l’uso di metodi per prelevare la seta senza rovinarla, spesso cruenti e crudeli: la bollitura dei bozzoli o il loro congelamento. La vita di questi insetti in allevamento è incredibilmente breve, circa una settimana, prima che vengano uccisi per ricavare la seta.
Come per tanti altri tessuti di origine animale, anche per la seta esistono ormai diverse alternative etiche e sostenibili tra cui scegliere. L’innovazione permette ormai il superamento dello sfruttamento degli animali nell’industria della moda, anche nel caso di questo tessuto così prezioso e molto utilizzato, specialmente in passato.
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