Siliconi e cosmesi: chiarezza su normative in Europa

Ha destato preoccupazione la decisione della Comunità Europea di vietare, dal 2020, l’utilizzo di due tipi di siliconi: l’Octamethylcyclotetrasiloxane (D4) e il Decamethylcyclopentasiloxane (D5) (comunemente denominati cyclomethicone e cyclopentasiloxane). La parola alla Dott.ssa Erica Congiu, direttrice del BioDizionario.it per fornire un chiarimento definitivo su questo tema che purtroppo è stato oggetto di speculazioni e fake news. […]

Ha destato preoccupazione la decisione della Comunità Europea di vietare, dal 2020, l’utilizzo di due tipi di siliconi: l’Octamethylcyclotetrasiloxane (D4) e il Decamethylcyclopentasiloxane (D5) (comunemente denominati cyclomethicone e cyclopentasiloxane). La parola alla Dott.ssa Erica Congiu, direttrice del BioDizionario.it per fornire un chiarimento definitivo su questo tema che purtroppo è stato oggetto di speculazioni e fake news.

 

È lecito chiedersi quanto l’utilizzo passato di queste sostanze possa aver inciso sulla nostra salute e se possiamo fare qualcosa per “disintossicarci” da queste sostanze.
I siliconi sono sicuramente tra gli ingredienti più controversi e disprezzati dalla comunità eco-bio: di origine sintetica e addirittura petrolifera, comedogenici, filmogeni, non biodegradabili. Tutto ciò che non vorremmo in un cosmetico amico della pelle.

Il primo mito da sfatare è sicuramente quello dell’origine petrolifera. Non bisogna confondere i siliconi con i petrolati come paraffinum liquid. I siliconi derivano dalla silice, un materiale minerale, inerte, dalle interessanti proprietà cosmetiche. È vero infatti che i siliconi hanno proprietà “filmogene” andando a creare uno strato protettivo sulla pelle o sul capello. Questo può essere sicuramente vantaggioso per un tessuto “morto” come il fusto del capello, che necessita di essere protetto e “lucidato”, per avere un aspetto migliore, ma può essere problematico per l’epidermide, un tessuto vivo, “traspirante”, dal delicato equilibrio idrolipidico. Si dice che questo film inerte possa aiutare a trattenere l’acqua migliorando l’idratazione, ma è anche vero che sotto questo film gli oli prodotti naturalmente dalla pelle e le cellule morte possono accumularsi ed occludere i pori.

La cosa viene aggravata dalla comune combinazione di questi ingredienti con paraffina e/o altre sostanze oleose, anche se naturali, che vanno ulteriormente a intasare i pori, creando i famosi “punti neri”

In questo caso deve essere applicata una buona dose di buon senso: ha senso applicare quotidianamente un qualcosa che non apporta nessun vantaggio per la pelle, se non a fini puramente estetici e momentanei? Ci sono alternative naturali paragonabili se non migliori che possono aiutare a mantenere l’idratazione cutanea senza occludere i pori? Ma soprattutto: L’uso occasionale dei siliconi può effettivamente danneggiare la pelle e la salute?

Basta fare una rapida ricerca su Google per vedere la parola silicone spesso associata al termine “cancerogeno”. La realtà è che non esiste nessuno studio che dimostri che alle dosi d’utilizzo, i siliconi possano avere un effetto cancerogeno e il termine “inerte” si riferisce proprio al fatto che non dovrebbero in nessun modo alterare la fisiologia del nostro organismo.

Quindi perché questa “marcia indietro” da parte della Comunità Europea?

Se si va a guardare il documento ufficiale si scopre che le preoccupazioni riguardano l’impatto ambientale di queste due sostanze e solo in casi particolari, ovvero quando queste sostanze vengono inserite in prodotti “a risciacquo”. Si legge infatti “La presenza di D4 e D5 in taluni prodotti cosmetici che vengono eliminati con acqua dopo l’applicazione comporta un rischio per l’ambiente causato dalle loro proprietà pericolose in quanto sostanza PBT e vPvB nel caso del D4 e sostanza vPvB nel caso del D5. (…). Il limite di concentrazione dello 0,1% fissato dalla restrizione garantisce in modo efficace la cessazione di ogni uso intenzionale di D4 e D5, poiché tali sostanze, per adempiere alla loro funzione, devono essere presenti in concentrazioni molto più elevate nei prodotti cosmetici da eliminare con acqua.

Il regolamento pertanto non si applica per prodotti che devono rimanere a contatto con la pelle, come primer, fondotinta e creme per il viso, in quanto in grado di evaporare, non contribuendo quindi in misura significativa all’inquinamento acquatico (anche se “il rischio che possono presentare per l’ambiente non è ancora stato valutato dal RAC”).

Possiamo stare tranquilli allora? Al di là delle preoccupazioni ambientali (che comunque non sono una cosa da poco), questi siliconi possono essere considerati sicuri?

Non proprio. Andando a spulciare l’opinione ufficiale della Comunità Europea si scoprono alcune cose alquanto preoccupanti:
Il D4 infatti è stato classificato come “tossico per la riproduzione” ovvero può diminuire la fertilità. Andando ad approfondire si legge “Un importante effetto negativo del D4 è l’ evidenziata tossicità riproduttiva nei ratti. Questi effetti consistono in riduzione dei corpi lutei, siti di impianto e numero di cuccioli nati da madri esposte ad alte concentrazioni di D4 e sono tutte correlate. La soppressione dell’ondata di ormone luteinizzante preovulatorio potrebbe causare una ritardata fase di ovulazione e ridotta fertilità.”
Nello studio vengono citati anche affetti avversi nei confronti del timo, fegato ed endometrio.

Pur volendo rimarcare l’inaccettabilità etica della sperimentazione animale e la dubbia riproducibilità dei risultati sull’organismo umano, questi dati sono quantomeno allarmanti.

La ragione per cui tale sostanza non è ancora stata ritirata è la bassa concentrazione di utilizzo nella pratica cosmetica, anche se lo studio stesso rivela che “La richiedente aveva inizialmente descritto tale ciclometicone (octametiltetraciclo-silossano, D4) utilizzato in tutti i prodotti cosmetici in media concentrazione dell’1%.”  Tuttavia, i dati pubblicati nella letteratura scientifica indicano che il ciclometicone può essere presente in alcuni prodotti cosmetici, ad esempio negli antitraspiranti, a concentrazioni> 40% di concentrazione.
E ancora: “Un valore dello 0.5% di assorbimento cutaneo of D4 è stato posto come limite di sicurezza per il D4” ma “formulazioni antitraspiranti contenente il 62% (peso / peso) sono assorbite nella pelle di cadavere umano e fluidi recettori dopo 24 ore di esposizione, con assorbimento cutaneo del 0,94%”. Quindi il limite di sicurezza viene facilmente infranto in alcune formulazioni cosmetiche, che usano questi siliconi a dosi maggiori.

Minore preoccupazione desta il D5, che, seppur con qualche remora, passa tutti i test di sicurezza. La sua “pecca” è solo la possibile contaminazione da D4 e il fatto che questi siliconi vengono spesso utilizzati in sinergia. Il “take home message”? A mio parere ci sono sufficienti evidenze per evitare del tutto il cyclomethicone, e ottime ragioni ambientali per limitare il più possibile tutti gli altri siliconi. In commercio ci sono buone alternative, bisogna prendersi un po’ di tempo per capire quali sono le formulazioni più adatte per la propria pelle (tutti gli oli vegetali hanno un certo grado di comedogenicità, ma molto dipende dalla nostra personalissima grana della pelle…è un po’ come trovare la chiave giusta per una serratura).

Dico “limitare” perché ci possono essere occasioni in cui il gradevole effetto estetico, difficilmente replicabile dai cosmetici eco-bio, che può donare un primer o un fondotinta siliconico possono fare la differenza: matrimoni, red carpet, ospitate televisive…Se la levigatezza della vostra pelle o la setosità dei vostri capelli possono apportare un significativo vantaggio in una situazione “una tantum” perché no? Tenendo anche presente che, come sottolineato all’inizio è ben diverso utilizzare un silicone sulla pelle rispetto che sul capello.

Il danno ambientale rimane la preoccupazione maggiore, pertanto in questa ottica, tali sostanze rimarranno comunque segnalate da un doppio semaforo rosso sul BioDizionario il che, rende questi due ingredienti in nessun modo utilizzabili dai prodotti certificati BIODIZIONARIO APPROVED.

Riferimenti:
http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018R0035&from=EN
https://ec.europa.eu/health/scientific_committees/consumer_safety/docs/sccs_o_029.pdf
Articolo tratto da: www.biodizionario.it
Link articolo originale: http://forum.promiseland.it/viewtopic.php?f=2&t=47954
Autore: Dott.ssa Erica Congiu (Direttrice BioDizionario.it)
RIPRODUZIONE RISERVATA © copyright BIODIZIONARIO.it


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