Sophia

Promiseland -

Un giorno, non si sa come o come ebbe inizio, ma le parole scomparvero dal mondo. Le prime ad esiliare furono quelle sonore; gli innamorati non ebbero più dolci parole da sussurrare, le mamme niente più nenie da canticchiare ai loro pargoli e nessuno, proprio nessuno descrisse a modo suo il pallore della luna o […]

Un giorno, non si sa come o come ebbe inizio, ma le parole scomparvero dal mondo. Le prime ad esiliare furono quelle sonore; gli innamorati non ebbero più dolci parole da sussurrare, le mamme niente più nenie da canticchiare ai loro pargoli e nessuno, proprio nessuno descrisse a modo suo il pallore della luna o il luccichio delle stelle in cielo.

Fu grande lo sgomento su tutta la terra, ma quando qualcuno provò a descrivere il suo dolore per l’accaduto, scoprì che senza le parole il silenzio diventava difficile da gestire. Perfino i Luna-Park divennero tristi senza il parlottio e le risate dei bambini. I bambini, poi! Bisognava tenerli sempre in vista .. non c’erano più parole per avvertirli dei pericoli, per sollecitarli o rimproverarli… insomma educare era diventata un’ardua impresa.

Dopo un pò di tempo qualcuno scoprì che anche le parole scritte stavano scomparendo, tentò di informare altri, ma non avendo né parole scritte né dette per raccontare l’accaduto, venne frainteso e non si poté correre ai ripari. Così accadde che intere biblioteche si ritrovarono con volumi pieni solo di carta bianca, anzi bianchissima! Qualche studente trovò la cosa strepitosa, oltre alle interrogazioni ora si potevano eliminare le verifiche scritte e i brutti giudizi già ottenuti.

Solo gli eremiti con il voto del silenzio non s’accorsero di nulla, ma tanto non avevano nulla da dire in merito…. ma tutti gli altri! I fantasmi delle loro parole aleggiavano nelle loro iridi ed ogni emozione si fermava lì tra una ciglia ed una lacrima.

Pian piano dimenticarono i poeti ed i filosofi ed in tanti pensarono che certi non fossero mai esistiti, ma che fossero leggende. Com’era facile pensare, nessuno poteva contraddire i propri pensieri e poi con quali argomenti? Certo era più gratificante per certi versi, ma spesso non ci si incontrava o addirittura ci si equivocava, così ognuno provò per amor di pace ad essere più solo, solo con i propri certi pensieri.

Pian pianino la gente si adattò a tutto questo, nessuno ebbe modo di capire se il suo vicino fosse sordo o meno (poco importava) e tanti ebbero pena per i ciechi, considerati i più soli sulla terra.

C’era tanto silenzio sul pianeta che quando nacque Sophia il suo grido per la vita attraversò come un brivido di paura tutto il paese e qualcuno dice ancora che l’eco rimase tra le ciglia e le lacrime degli uomini per giorni e giorni.

Il guaio è che Sophia non smise lì, dopo il suo urlo continuò con balbettii e rumori incomprensibili..( ma chi rammentava più le leggende sulle antiche parole?) Folle silenziose migrarono nella città della bimba per osservare con occhi sgranati la meraviglia. Alcuni colti dall’emozione battevano il pugno sul petto domandandosi quale maledizione avesse colto il pianeta, qualcun altro invece ammirava la piccina che tra l’attenzione di una platea sconvolta, rideva, balbettava, smorfiava, sputacchiava e pareva proprio godersela un mondo.

E fù così che dopo cento e cento anni ancora, con Sophia comparve dinuovo la parola. Nelle biblioteche le prime parole che ritornarono come uccelli migratori nelle loro pagine furono quelle delle favole, qualcuno accortosi del fatto pensò che se Dio c’era questo aveva parlato certamente di cappuccetto rosso o del pifferaio magico. Prima che si ripetesse altrove, le favole come reliquie vennero condotte da paese in paese e molti studiosi aiutati dalle immagini studiarono con grande sacralità quelle parole.

Furono i piccini i primi ad imitare Sophia, fu difficile, ma ci riuscirono come passerotti che stentano a volare così iniziarono a gonfiare le guance, a stendere in smorfie le labbra a diventare paonazzi dallo sforzo, ma ci riuscirono, proprio loro, per primi! Sì, iniziarono ridendo e quasi non smettevano più per l’emozione.

Qualcuno, gli adulti intendo, per il rumore fragoroso pensò di morirne e certi arrivarono anche a farlo. Passarono anni, ma tutt’ora si narra di quella grande rivoluzione, dove tutti leggevano e ripetevano le favole estasiati e a volte spaventati. Ora il mondo era proprio pieno di rumori.. Poi accadde qualcosa che qualche saggio eremita aveva anche temuto e nella solitudine aveva sissurrato..Sophia ormai bimba pronunciò una parola spaventosa e sconosciuta, disse: “Perchè ?” Fu troppo, troppo per i piccini, per le donne, per gli uomini, per gli eremiti e gli studiosi e persino per i sordi.

Ed è per questo che ancora oggi molti narrano di una bambina che portò lo scompiglio nel mondo, che fece ritornare fiumi di parole dall’oblio e che poi scomparve nel nulla, alcuni dicono che un giorno i fratelli Grimm la rapirono per condurla nel loro mondo, altri che fu ascesa al cielo da Pollicino o forse da Peter Pan.

Sta di fatto che Sophia non venne più vista o sentita in nessun luogo e la sera quando le mamme ammoniscono i piccini sui temibili pericoli di quella parola strana, tutti, ma proprio tutti (compresi i sordi) tremano per la paura e il gelo di quel “perché” non più detto.

Poi accadde di nuovo, in un paese lontano un bimbo di nome Emanuele la ripetè…e ricominciò la stessa storia!.

Fine e daccapo.

di Anna Molisso

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