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Il rapporto 2018 dell’Osservatorio VEGANOK curato dalla Dott.ssa Paola Cane apre la disamina dei consumi dell’anno in corso con un’affermazione: “l’alimentazione 100% vegetale sta diventando il new normal anche per i consumatori che non hanno abbracciato la scelta di vita vegana“. Le abitudini di spesa degli italiani stanno cambiando e vanno verso una direzione di consumo più consapevole. Gli scaffali della GDO ampliano lo spazio dedicato ai prodotti plant-based e lo studio delle materie prime permette di offrire prodotti sempre più in linea con le esigenze di mercato.
Il consumo di prodotti a base vegetale aumenta e il mercato diventa sempre più appetibile: i marchi e le certificazioni legate al vegan rappresentano un’attrattiva notevole per i produttori, anche per coloro che non sono propriamente addetti ai lavori in ambito plant based: molte aziende che propongono prodotti animali, immettono nel mercato linee vegetali e non è raro riscontrare problematiche legate all’etichettatura e alle informazioni inserite.
I consumatori sono più esposti a truffe e contraffazioni. VEGANOK ha recentemente denunciato un uso illecito del marchio su un prodotto che oltre ad esporre senza autorizzazione il logo del marchio di garanzia, conteneva ingredienti derivati dal latte. Leggi l’approfondimento qui: VEGANOK denuncia contraffazione del marchio
Un marchio o un claim vegan in etichetta diventano, in termini di opportunità di mercato, un elemento molto attraente per un ipotetico produttore che, se non conosce bene la materia, corre il rischio di dover affrontare procedimenti per frode alimentare.
Il regolamento 1169/2011 che presiede all’etichettatura degli alimenti, prevedeva nell’articolo 36, che la Commissione avrebbe dovuto definire formalmente quali sono i criteri attraverso i quali un prodotto può essere definito idoneo per vegani. Sono passati quasi 10 anni e questo procedimento non è ancora terminato: sul tema della definizione giuridica di “prodotto vegan” c’è un vuoto legislativo. Non c’è da un punto di vista normativo, una definizione chiara e univoca motivo per il quale non possiamo fare altro che appoggiarci ad una definizione di uso usuale:
Si dicono vegani quei prodotti alimentari che non includono componenti di origine animale, siano essi
- ingredienti (carni, prodotti lattiero caseari, ittici, prodotti dell’apicoltura ecc)
- additivi (es. E120, E154, E631 ecc)
- coadiuvanti tecnologici come albumina e caseina usate per preservare l’aspetto estetico del prodotto.
Ma che differenza c’è tra un marcho di garanzia e una certificazione vegan?
Nel corso degli ultimi 10 anni sono aumentate notevolmente le certificazioni e i marchi che attestano l’idoneità di un prodotto per consumatori vegani. La differenza sostanziale tra certificazione e marchio è che la certificazione impone all’azienda di essere sottoposta ad un controllo da parte terza che garantisce la conformità di un prodotto a quanto dichiarato in etichetta invece attraverso un marchio di garanzia si attesta di fatto l’adesione ad un regime di autocontrollo dove l’azienda sotto propria responsabilità civile, penale e amministrativa, dichiara di non utilizzare prodotti di origine animale e di essere conforme a quanto indicato in un disciplinare o uno standard etico. Alcuni esempi:
- divieto di test sugli animali
- divieto di uso di materiali animali nel packaging
- divieto di suggerimenti di consumo in abbinamento a prodotti animali
Il marchio VEGANOK prevede i divieti sopraelencati e anche una serie di altre direttive legate ai coadiuvanti tecnologici (leggi qui il disciplinare: www.veganok.com/disciplinare)
Quali sono i punti più critici e le problematiche principali legate all’etichettatura dei prodotti vegan?
Sono 4 le macro aree approfondite nella conferenza dalla Dott.ssa Paola Cane<.
ART 7 REG. 1169: che senso ha etichettare insalata, vino, olio vegan?
MILK SOUNDING: guai a chiamarlo latte di soia
MEAT SOUNDING: burger vegan sì ma salame vegano no
CROSS CONTAMINATION: tracce di uova, latte e altri allergeni animali nei prodotti vegani
GUARDA L’INTERVENTO COMPLETO DELLA DOTT.SSA PAOLA CANE:
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