Speranza: stop agli allevamenti di visoni per tutto il 2021. A quando la chiusura definitiva?

Nessuna attività sarà consentita negli allevamenti di visoni italiani fino al 31 dicembre 2021: una decisione che arriva dopo che l'Efsa ha ribadito la pericolosità di queste strutture, facili focolai di Coronavirus. LAV: "Grazie alle nostre pressioni, supportate dalla maggioranza degli italiani, abbiamo risparmiato enormi sofferenze a migliaia di animali, 35.000 solo quest’anno, e continueremo a batterci per fare diventare questo divieto definitivo".

Stop agli allevamenti di visoni per tutto il 2021: questa è la nuova linea di condotta adottata dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, che in questi giorni ha firmato la nuova ordinanza. La decisione – presa dopo che l’Efsa ha ribadito la necessità di monitorare attentamente queste strutture – proroga la prima sospensione delle attività, che le fermava  fino al 28 febbraio. Una scelta in contrasto con quanto accaduto nel resto d’Europa – dove gli allevamenti sono stati in gran parte chiusi definitivamente per rispondere all’emergenza Covid.

Come spiegato anche nella puntata speciale di “Indovina chi viene a cena“, andata in onda su Rai 3 lo scorso sabato, gli allevamenti di visoni hanno una connessione pericolosa con la diffusione del Covid-19. Gli esperti, infatti, hanno scoperto che visoni e uomini si possono contagiare a vicenda, e che questi animali possono infettare l’essere umano con una forma mutata di virus. Un agente patogeno potenzialmente più aggressivo e immune ai vaccini che l’Europa sta somministrando ai cittadini in questo periodo. La chiusura temporanea degli allevamenti non può essere, quindi, la soluzione.

Verso il divieto definitivo?

Anche se fino al 31 dicembre 2021 gli allevamenti saranno chiusi, è chiaro che il problema si ripresenterà nel momento in  cui le attività riprenderanno. Il motivo è che un gran numero di animali ammassati in spazi piccolissimi, rappresentano inevitabilmente un terreno fertile per la diffusione dei patogeni. La prospettiva di una mutazione del virus nei visoni è allarmante, e per questo diverse associazioni chiedono la chiusura definitiva degli allevamenti.

Ad oggi sono presenti sul territorio italiano 7 allevamenti di visoni, che uccidono circa 65.000 animali. Nel tempo, il loro numero si è ridotto notevolmente, se pensiamo che nel 1990 erano presenti circa 125 allevamenti di visoni, volpi e cincillà che uccidevano 400.000 animali ogni anno. Il settore delle pellicce sta affrontando una crisi senza precedenti, anche grazie al lavoro delle associazioni animaliste: sempre più consumatori si dicono contrari alla loro produzione per motivi etici, tanto che perfino i grandi marchi hanno orientato la loro scelta verso capi sintetici.

Tra i grandi nomi di stilisti e case di moda ad aver detto “no” alle pellicce troviamo Armani, Michael Kors, Stella McCartney, Prada, Gucci, Versace e Jimmy Choo. Tra le aziende della moda “fast”, invece, risultano fur free Zara, H&M, Berhska, The North Face, Asos e l’italiana OVS (l’elenco completo è consultabile qui). In questo quadro di cambiamento e innovazione si colloca anche il lavoro di Carrera, storico marchio che da sempre produce jeans, abbigliamento e accessori.

© Essere Animali

In Europa gli allevamenti di animali da pelliccia sono vietati, o normati così rigidamente da non essere di fatto realizzabili, in 15 Stati europei. Secondo quanto riportato da Essere Animali,

Va ricordato che gli allevamenti di visoni sono anche un’industria inaccettabile dal punto di vista etico: luoghi in cui gli animali vengono allevati in condizioni aberranti, ammassati gli uni sugli altri in gabbie piccolissime, per poi essere uccisi con il monossido di carbonio. Come spiega Essere Animali “la loro morte non è istantanea, perché i visoni sono una specie semi-acquatica che si è evoluta per trattenere a lungo il respiro. Chiusi e senza ossigeno, si dimenano lasciando sulle pareti i segni del loro terrore prima di morire”.

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Nei mesi scorsi abbiamo assistito a una vera e propria mattanza di visoni in Europa: solo in Danimarca sono stati uccisi 15 milioni di animali e poi gettati in fosse comuni isolate. A Ottobre 2020, in Europa si contavano 67 allevamenti focolaio in Olanda, 149 in Danimarca: una situazione fuori controllo.

Mentre l’Europa prendeva drastici provvedimenti per fermare i contagi, in Italia tutto taceva. Basti pensare che la notizia di un focolaio di Coronavirus in un allevamento è arrivata con mesi di ritardo, e solo grazie alla LAV. Controlli inesistenti e la volontà di non nuocere all’industria hanno portato a mantenere il silenzio sulla questione. Solo dopo l’intervento di LAV, il Ministro della Salute Speranza ha firmato lo stop agli allevamenti di visoni fino a febbraio. Una scelta considerata inutile dalle associazioni animaliste: in particolare, LAV è intervenuta sottolineando che il provvedimento avrebbe bloccato le attività di allevamenti che, di fatto, in quei mesi sarebbero già stati inattivi.

L’Italia resta quindi indietro rispetto agli altri Paesi europei, e lo stop voluto dal Ministero della Salute tampona soltanto quella che è una vera e propria emergenza sanitaria. Le prospettive però sono incoraggianti: secondo le associazioni animaliste che seguono da tempo la questione, questo fermo potrebbe essere il primo passo dell’Italia verso il divieto definitivo.

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