Per spreco alimentare si intende generalmente quella parte di cibo che viene acquistata ma non consumata e che, quindi, finisce nella spazzatura. Non esiste però una definizione univoca perché, durante tutta la catena agroalimentare, si presentano casi di spreco di prodotti destinati all’alimentazione riconducibili ad altre motivazioni.
Si spreca in ogni passaggio della filiera: nella fase produttiva, in quella distributiva e infine anche nella fase di consumo. Nel 2016 si stimava uno spreco di cibo di 145 chili a famiglia e 63 chili a persona, mentre adesso il progetto “Reduce” promosso dal ministero dell’Agricoltura e dall’Università di Bologna ha quantificato lo spreco in 84 chili a famiglia e 36 chili a persona. Secondo il ministero dell’Agricoltura il 50% degli sprechi avviene ancora in casa. Ogni anno in Italia finiscono nella spazzatura 12 miliardi di alimenti.
Secondo la FAO, tra le principali cause dello spreco casalingo troviamo:
- le cattive abitudini di spesa di milioni di persone;
- l’inosservanza delle indicazioni poste in etichetta sulla corretta modalità di conservazione degli alimenti;
- le date di scadenza troppo rigide;
- la tendenza a servire porzioni di cibo troppo abbondanti;
- le promozioni che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario.
Con numerose campagne di sensibilizzazione l’inversione di tendenza sembra confermata anche se c’è ancora molto lavoro da fare: sei italiani su dieci dichiarano di gettare il cibo ancora commestibile solo una volta al mese (17%), o più raramente (43%). Il 16% butta alimenti buoni una volta alla settimana e il 15% ogni due settimane. Ma quasi tutti, il 92%, si sentono in colpa quando si ritrovano a gettare il cibo. Solo il 7%, meno di un italiano su dieci, si dichiara indifferente davanti allo spreco alimentare che ha procurato. E complessivamente quattro italiani su dieci (il 39%) dichiarano di sprecare meno rispetto a due anni fa.
Sono alcune anticipazioni dai dati del Rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, monitorati per la nona edizione della campagna Spreco Zero presentata il 26 Luglio 2018 a Roma all”Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani). La campagna si concluderà il 5 febbraio 2019 a Roma in occasione della sesta Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare.
Il docente e agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna dichiara: “I dati reali sullo spreco, misurati attraverso il progetto Reduce e I Diari delle famiglie italiane, parlano ancora di tre chili di cibo pro capite ogni mese gettato nella spazzatura. In termini di costi, rapportato alle famiglie italiane questo si traduce in 8,5 miliardi di euro gettati ogni anno, lo 0,6% del Pil. Lo spreco si batte prevenendolo e solo una capillare campagna di educazione alimentare può favorire la svolta culturale”.
In ambito di buone pratiche, di lotta allo spreco alimentare, anche quest’anno è possibile partecipare a Premio Vivere a Spreco Zero, promosso col ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Anci. Si potranno candidare i 7982 comuni e le 20 regioni italiane segnalando le misure promosse a proposito di prevenzione e il recupero degli sprechi alimentari. Anche i cittadini potranno partecipare al Premio Vivere a Spreco Zero, scaricando e compilando Waste Notes, il Diario settimanale ideato dalla campagna Spreco Zero con il progetto Reduce.
Luca Falasconi, docente e coordinatore del progetto 60 Sei Zero spiega: “Spreco Zero 2018/2019 riparte dal Premio Vivere a Spreco Zero. Interlocutori di riferimento Comuni e Regioni che invitiamo a volersi candidare segnalando le buone pratiche promosse nell’area amministrativa di riferimento per la prevenzione e il recupero degli sprechi alimentari. Ma come sempre ci rivolgiamo anche alle aziende, alle scuole, ai cittadini per sensibilizzare a 360 gradi intorno a un tema centrale per il futuro del Pianeta.“
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