Studio shock: trovate per la prima volta, microplastiche nel corpo umano

Dalle parti più remote del globo fino al nostro intestino: la contaminazione da microplastiche è endemica nell'ambiente. Intanto il Parlamento Europeo ha definito una politica per la riduzione della plastica.

È successo: siamo alla soglia. In passato studi scientifici hanno rilevato microplastiche in uccelli, pesci, balene, sale da tavola fino alle zone più remote dell’Artico. Ora sono state scoperte per la prima volte nel corpo umano. A rivelarlo, uno studio dell’Università di Vienna. I ricercatori, capitanati dal Dott. Philipp Schwabl, hanno usato come campione un gruppo di otto persone provenienti da Finlandia, Italia, Giappone, Olanda, Polonia, Russia, Gran Bretagna e Austria: nelle feci di tutti i partecipanti sono stati rinvenuti residui di microplastiche.

Le feci sono state testate per 11 tipi di microplastiche: 9 tipologie su 11 sono state riscontrate in tutti i partecipanti allo studio. Le più comuni sono state polipropilene (PP) e polietilentereftalato (PET), componenti principali di bottiglie e tappi di plastica. Le dimensioni delle particelle vanno da 50 a 500 micrometri. Gli otto partecipanti allo studio prima del test hanno tenuto un diario della loro dieta alimentare ma come siano “entrate” le particelle resta un mistero: lo studio precisa che i partecipanti non erano vegetariani e sei di loro mangiavano regolarmente pesce.

Qual è esattamente la fonte di queste particelle e quali sono i rischi legati all’accumulo nel corpo umano?

Sono state avanzate delle ipotesi sulla loro provenienza: imballaggi alimentari, abiti, cosmetici, oggetti a base plastica usati nella vita di tutti i giorni. È possibile che si tratti di polveri sospese che hanno contaminato il cibo dei partecipanti allo studio? Oppure provengono dal cibo o dalla confezione stessa? Le domande non finiscono qui. Una volta dentro il corpo umano, le nanofibre di plastica, cinque volte più piccole della larghezza di un capello umano, si insinuano nel flusso sanguigno, nel sistema linfatico o forse raggiungono anche il fegato? Ad oggi, questi quesiti non hanno ancora una risposta.

Direi che le microplastiche rilevate non sono un evento sorprendente“, afferma Chelsea Rochman, un ecologista dell’Università di Toronto, che studia gli effetti delle microplastiche sui pesci. “Per me, dimostra che stiamo mangiando i nostri rifiuti: la cattiva gestione è tornata da noi sui nostri piatti della cena. Dobbiamo studiare come può influenzare gli umani. “

La conclusione dei ricercatori è ancor più scioccante, anche se deve essere verificata con studi su larga scala: “Le microplastiche potrebbero essere presenti nel 50% della popolazione mondiale”.

Philipp Schwabl ha dichiarato: “Questo è il primo studio nel suo genere e conferma ciò che sospettavamo da tempo, ovvero che la plastica alla fine raggiunge l’intestino umano. Ora che abbiamo le prime prove di microplastiche negli esseri umani, abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per capire cosa questo significhi per la salute umana.”

Le particelle influenzano la risposta immunitaria del corpo? Veicolano la trasmissione di sostanze tossiche? Alistair Boxall, professore di scienze ambientali presso l’Università di York in Inghilterra, ha affermato che “per capire veramente le fonti di esposizione abbiamo bisogno di studi molto più approfonditi in cui monitoriamo da vicino le attività quotidiane delle persone e i media a cui sono esposti”.

La comunità scientifica in ogni caso non sembra essere sorpresa dal risultato: si tratta di una ulteriore prova della presenza diffusa di microplastiche nel nostro ambiente e degli effetti dannosi dell’inquinamento plastico negli oceani del mondo. “Sappiamo che le microplastiche sono endemiche nell’ambiente, nei prodotti di consumo che usiamo tutti e in molte diverse specie di animali che consumiamo direttamente o indirettamente, quindi sarebbe più sorprendente se non avessero rilevato microplastiche nelle feci umane”, ha affermato Peter Jenkinson, amministratore delegato della società di consulenza ambientale CEHTRA.

“Non c’è evidenza di microplastiche nel corpo, ma che sono state nel corpo e hanno viaggiato: questo non mostra alcuna prova di accumulo, ha aggiunto Stephanie Wright, ricercatrice presso il King’s College di Londra.

I ricercatori sperano di ottenere finanziamenti per condurre studi più ampi.

Che sia troppo tardi per qualunque misura contenitiva?

Il Parlamento Europeo intanto ha votato a favore del divieto dell’uso di microplastiche ma secondo le stime del World Economic Forum, si stima che 150 milioni di tonnellate di plastica galleggiano negli oceani del mondo, con ulteriori otto milioni di tonnellate in entrata ogni anno.

Quella dell’UE è considerata una posizione storica contro l’inquinamento da plastiche votando per rafforzare il piano della Commissione Europea al fine di  ridurre l’inquinamento. Si è votato per vietare alcuni dei prodotti di rifiuto più problematici, come i contenitori di polistirene espanso e per garantire che i produttori siano ritenuti responsabili dei costi dell’inquinamento. Nel testo si vieta ad esempio, a partire dal 2021, la produzione dei prodotti in plastica usa e getta per i quali esistono alternative: posate, piatti, cotton fioc, mescolatori per bevande e aste dei palloncini ecc. Inoltre si indica che il divieto deve essere esteso anche ai prodotti di plastica oxodegradabile, ai contenitori per cibo da asporto e ai sacchetti di plastica in materiale ultraleggero, ad eccezione di quelli che svolgono una funzione igienica. Per i prodotti usa e getta per i quali non esistono alternative, invece, gli Stati membri dovranno mettere a punto entro il 2025 piani nazionali per ridurre il loro utilizzo. Entro il 2025 inoltre, il 90% delle bottiglie dovrà essere riciclato. Proposta integrale, a questo link.

Per gli attrezzi da pesca, uno dei maggiori contributori ai rifiuti marini, saranno sviluppati standard armonizzati e saranno fissati obiettivi minimi di raccolta e riciclaggio a livello dell’UE. Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha dichiarato:

“All’inizio del suo mandato, la Commissione ha promesso di essere grande su grandi cose e l’inquinamento plastico e i rifiuti marini sono tra le maggiori sfide dei nostri tempi. perché abbiamo investito così tanto nella proposta legislativa della Commissione di ridurre gli articoli in plastica monouso e gli attrezzi da pesca abbandonati, quindi accolgo calorosamente il voto del Parlamento europeo, che invia un chiaro segnale: l’Europa è pronta a intraprendere un’azione decisa e coordinata per frenare rifiuti di plastica e condurre uno sforzo internazionale nel rendere i nostri oceani e la natura privi di plastica: questo è un progresso che presenteremo con orgoglio alla prossima conferenza Our Ocean in Indonesia “.

Parallelamente all’iniziativa legislativa, la Commissione ha avviato un dialogo con le parti interessate e i produttori; ha lanciato la sua campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini dell’UE e sta conducendo sforzi internazionali per ridurre l’inquinamento plastico in tutto il mondo attraverso piattaforme e forum pertinenti, tra cui G7, G20 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Approfondimenti sulla contaminazione da microplastiche:

Stop alla plastica monouso: nuove norme comunitarie. 

Sale marino contaminato da microplastiche: un fenomeno globale. 

Microplastiche nell’Artico: i risultati della spedizione Polarquest. 

Microplastiche: le conseguenze sulla salute e sull’ambiente. 

 

 


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