Turismo gastronomico: sostenibilità ambientale sempre più importante, ma il vegan dov’è?

Parlare di sostenibilità in ogni settore è ormai fondamentale e il report "2020 State of the Food Travel Industry" punta i riflettori su questo tema nel mondo del turismo gastronomico; però, tra le possibili proposte per una maggiore sostenibilità ambientale non figurano le opzioni plant-based.

Qual è il quadro dell’industria enogastronomica, quali sono le criticità e i punti di forza di questo settore e quali, invece, le potenzialità di sviluppo? Risponde il “2020 State of the Food Travel Industry Report“, realizzato dalla World Food Travel Association. Tra i tanti fattori analizzati nel documento, vogliamo concentrarci su quello della sostenibilità: il rispetto dell’ambiente gioca un ruolo sempre più importante nelle scelte dei consumatori e delle aziende, e anche nel caso del turismo gastronomico rappresenta un fattore decisionale sempre più importante, specialmente per le nuove generazioni.

Quello che emerge, infatti, è che la sostenibilità ambientale risulta rilevante nel settore specialmente per i Millennials (63%) e, nel sentiment del consumatore, riguarda diversi ambiti: non solo l’approvvigionamento responsabile di materie prime e ingredienti, ma anche acquisti quanto più possibile locali e a km zero, attività rispettose dell’ambiente e riduzione degli sprechi alimentari. Un obiettivo ambizioso, per il cui raggiungimento gli esperti concordano nell’affermare che le imprese che operano nel settore alimentare e delle bevande dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla sostenibilità nelle loro operazioni: per esempio, pubblicizzando i propri sforzi in questi termini.

Infografica presa dal report, mostra quali sono le azioni che gli operatori del settore dovrebbero intraprendere secondo gli esperti

 

Ancora di più, nel report si parla di educare e ispirare: “Man mano che i viaggiatori imparano di più sulla sostenibilità, possono poi essere in grado di prendere provvedimenti a casa per avere un impatto più positivo, sia attraverso i loro acquisti che attraverso la modifica delle loro attività quotidiane. Più di nove esperti su dieci (98%) concordano sul fatto che le aziende del settore alimentare e delle bevande possono ispirare i turisti a preoccuparsi maggiormente della sostenibilità a lungo termine. Pertanto, l’impatto positivo delle aziende alimentari e delle bevande può andare oltre le visite a breve termine dei viaggiatori”.

Sostenibilità ambientale e turismo gastronomico: quali le azioni da intraprendere per le aziende?

Parlando di sostenibilità, è stato chiesto agli esperti di settore di definire quelli che potrebbero rappresentare gli ambiti su cui puntare maggiormente per raggiungere risultati degni di nota. Nel report, emergono diversi punti di analisi, che in parte ricalcano quelli emersi dal punto di vista dei consumatori: per prima cosa, attenzione al territorio visto che secondo gli esperti sia i prodotti che le esperienze gastronomiche dovrebbero avere un’origine locale, ricalcando fedelmente le tradizioni del luogo. Altro tassello fondamentale è considerata la riduzione dei rifiuti, non solo in termini di riduzione della plastica usa e getta ma anche attenzione a limitare lo spreco di cibo, oltre alla riduzione dei rifiuti durante la produzione. Anche l’impiego di materie prime biologiche, sostenibili, e l’approvvigionamento da produttori artigianali, sono emersi come elementi chiave nelle risposte degli esperti in materia di sostenibilità.

E il vegan?

Quello che come Osservatorio non possiamo fare a meno di notare è come nel report non ci sia alcun accenno all’offerta plant-based, ormai sinonimo di sostenibilità ambientale. Il turismo enogastronomico che punta a una maggiore sostenibilità ambientale non può prescindere da un’offerta vegan ampia e variegata. Questo perché, per fare un esempio tra tanti, secondo uno studio elaborato da un gruppo di scienziati dell’Università di Oxford gli alimenti di origine vegetale hanno un impatto notevolmente inferiore sull’ambiente; tra gli alimenti di origine animale, quello meno impattante risulta il pesce, mentre la carne rossa – lavorata e non – è l’alimento più deleterio in assoluto. In particolare, una porzione di carne rossa da 50 grammi (aggiuntiva rispetto ai valori medi di riferimento tratti da altri studi), è infatti associata all’emissione di almeno 20 volte più gas serra e a un utilizzo del suolo 100 volte superiore rispetto a una porzione di verdure da 100 grammi.

Per approfondire: Quanto “pesa” la carne sulla salute umana e sull’ambiente? Rispondono gli studiosi dell’Università di Oxford

Ecco allora che sempre più consumatori attenti e informati puntano su un’alimentazione plant-based come mezzo per raggiungere quella sostenibilità ambientale che ormai è poco meno di un imperativo morale: aumentano i consumi di alternative vegetali ai prodotti di origine animale tanto che secondo le stime ufficiali il 90% dei consumatori di prodotti vegetali non è vegetariano né vegano. Sì, perché il mercato alimentare globale vede l’avvento di consumatori sempre più informati e consapevoli, che richiedono prodotti animal-free per molteplici questioni, tra le quali spicca proprio la sostenibilità. Risulta dunque importante puntare i riflettori su questo aspetto anche quando si parla di food travel, rendendo note le possibilità che questo tipo di offerta alimentare mette a disposizione sotto il profilo della salvaguardia ambientale.

Torna quindi il concetto dell’educare e dell’ispirare, facendo conoscere le alternative plant-based ai piatti tradizionali e rendendo questo stile alimentare (oltre che di vita) sempre più “normale”, estraendolo dalla nicchia nella quale è stato relegato per fin troppo tempo. Nella tradizione culinaria italiana esistono già decine di piatti 100% vegetali tra cui scegliere e moltissime ricette possono essere riproposte ai clienti in chiave plant-based senza alterarne il gusto, ma al contrario fornendo un’offerta alimentare innovativa e al passo con i cambiamenti in atto. Non bisogna sottovalutare le potenzialità della trasformazione di un menu in chiave vegetale, né della valorizzazione delle risorse plant-based all’interno di una proposta per il cliente; valorizzare i prodotti e le filiere vegetali locali, offrirli in chiave creativa puntando sull’innovazione delle tradizioni culinarie può essere il punto di partenza per iniziare a parlare concretamente di sostenibilità ambientale anche nel settore enogastronomico legato al turismo.

A questo proposito ci preme ricordare che VEGANOK offre la possibilità di accreditamento gratuito per quelle strutture non interamente vegane che però mettono a disposizione della clientela menu vegan; in particolare parliamo di almeno due portate (ma anche di più) di antipasti, di primi, di secondi, di contorni e di dolci, in modo da garantire un menu vegano completo a scelta.

Per informazioni:  [email protected]

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