I primi di gennaio 2019 The Economist individuava nell’alimentazione vegana la principale tendenza dell’ anno in corso, inserendola come primo tra i trend alimentari nel rapporto “The World in 2019”. Allineate alle previsioni del magazine britannico, anche i dati Ipsos commissionati dalla British Vegan Society, che mostravano una crescita di popolazione vegana tra il 2014 e la fine del 2018 che risultava praticamente quadruplicata. Un mercato, quello anglosassone, dove –secondo i dati Mintel- nel solo 2018 il 16% dei nuovi prodotti immessi sul mercato aveva un claim o una certificazione vegan, portando il Regno Unito ad essere il Paese europeo dove è avvenuto il maggior numero di lanci di alimenti e bevande cruelty free.
I dati di Innova Market Insights indicano che i prodotti che sottolineano l’origine vegetale a livello globale sono aumentati del 64% a livello globale (CAGR 2013-2018), a dimostrazione di un settore in costante crescita, trainato da aspetti etici, ambientali, ma anche salutistici. Un fenomeno a cui non è immune il Bel Paese, in cui, secondo il rapporto Eurispes 2019, è veg il 7,3% degli italiani, con un calo del numero di vegetariani, ed un aumento della popolazione che sceglie uno stile di vita vegan (3%). Dati che rivelano ancora una volta che molto spesso la scelta vegetariana è una fase di transizione, che porta nel tempo ad uno stile di vita completamente cruelty free, ma anche che le proiezioni dei vegani in calo diffuse di tanto in tanto sono bufale che non hanno capacità di muovere le coscienze e di modificare il mercato.
Non stupisce così che Sentinel Media, incrociando i dati dei 24 più autorevoli istituti di sondaggi e ricerca americani, abbia stimato, a maggio di quest’anno che negli Stati Uniti la popolazione che si dichiara vegana sia arrivata a circa 6.5 milioni di persone.
Ma se i vegani stanno aumentando a livello globale, occorre anche menzionare il boom ben delle diete vegetali anche tra soggetti che, pur non avendo (ancora?) abbracciato uno stile di vita cruelty free e 100% vegetale, diminuiscono i consumi di carne e aumentano quelli di frutta e ortaggi e di prodotti trasformati completamente a base vegetale. Se Innova Market Insights, sul mercato USA, stima che 8 statunitensi su 10 hanno cambiato la dieta individuale o familiare riducendo drasticamente il consumo di carne e derivati, e oltre il 39% ha aumentato il consumo di frutta e verdura, anche Coldiretti in Italia ha segnalato che i consumi di frutta e verdura sono aumentati di quasi un miliardo di chili nell’ultimo decennio facendo registrare alla fine del 2018 un record pari a 8,7 miliardi di chili.
Un interesse per l’etica cruety free, che non solo non mostra segni i rallentamento, ma che si conferma, una delle principali tendenze per il 2019, premiando le aziende e i marchi che sviluppano prodotti innovativi e sostenibili. Occorre però sottolineare che se il maggiore interesse per le diete a base vegetale ha anche portato i prodotti senza ingredienti di origine animale a superare i confini del pubblico vegetariano e vegano, arrivando a raggiungere una base molto più ampia, lo sviluppo di nuovi prodotti delle aziende non sempre è stato all’altezza delle aspettative. Difficoltà di formulazione, produttive e soprattutto poca attenzione alla qualità e al miglioramento della palatabilità hanno portato in molti casi ad un rallentamento del sell out di molti marchi, non solo nei prodotti sostituti della carne ma anche nel segmento dei sostituti lattiero-caseari, come yogurt, dessert surgelati e gelati, panna e formaggi.
Dati che ci inducono a pensare che l’attività di innovazione portata avanti dai marchi dovrà essere sempre più orientata a creare alternative non solo nutrienti e sostenibili, ma anche buone, dal punto di vista della palatabilità.
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