Proteggere i cittadini dai “tumori evitabili”: questo è uno degli obiettivi della proposta sulle “etichette anti-cancro” lanciata in queste ore dalla Commissione Europea. Si tratta dello Europe’s Beating Cancer Plan, un piano di prevenzione del cancro che potrebbe venire attuato tra il 2022 e il 2023, nel quale vengono forniti dati allarmanti:
Nel 2020 è stato diagnosticato un tumore a 2,7 milioni di persone nell’Unione Europea e 1,3 milioni di persone hanno perso la vita. Dai dati rilevati, risulta inoltre che il cancro grava notevolmente sui sistemi sanitari, sull’economia e sulla società tutta: si stima che il suo impatto economico complessivo in Europa superi i 100 miliardi di € l’anno. In una nota esplicativa si dichiara: “Senza un’azione decisa il numero di casi aumenterà quasi del 25 % entro il 2035, facendo del cancro la prima causa di morte nell’UE. Inoltre la pandemia di COVID-19 ha gravi ripercussioni sulle cure oncologiche in quanto costringe a interrompere i trattamenti, ritarda la diagnosi e le vaccinazioni e incide sull’accesso ai farmaci.”
Per cercare di arginare il problema, si prevede di agire principalmente su tre fronti: alcol, tabacco, cibo; la strategia sarà sostenuta con 4 miliardi di fondi UE. In particolare, sta facendo molto discutere la proposta della Commissione nel merito della politica sulle bevande alcoliche: si suggerisce di apporre sulle bottiglie i noti “claim allarmistici” presenti anche sui pacchetti di sigarette e di rivedere la politica di tassazione sulle bevande. Nel documento ufficiale si legge:
“La Commissione ha intenzione di rivedere la sua politica di promozione sulle bevande alcoliche e propone inoltre di rendere obbligatorie l’indicazione della lista degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale sulle etichette delle bevande alcoliche prima della fine del 2022; propone di rendere obbligatorie delle avvertenze sulla salute da apporre sulle etichette entro la fine del 2023. Sarà inoltre fornito sostegno agli Stati membri per attuare interventi evidence-based sull’alcol nella sanità primaria, sul posto di lavoro e nei servizi sociali.”
Questa proposta ha generato molto malcontento, specialmente nel settore vinicolo, perché parlare di “bevande alcoliche” significherebbe equiparare la macro categoria degli alcolici a bevande come il vino. Da Bruxelles non ha tardato ad arrivare un chiarimento da parte del vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas, che ha dichiarato: “L’Ue non ha intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica, perché fa parte dello stile di vita europeo”.
E per quanto riguarda il cibo?
Nel documento Europe’s Beating Cancer Plan nelle note ufficiali a corredo del documento, si parla di un incentivo a diete sempre più vicine al concetto di plant-based come misura di prevenzione al cancro.
“La dieta“, si legge in una nota, “può influenzare il rischio di cancro già molti anni prima rispetto alla diagnosi. Diete con un ampio apporto di frutta e verdura, di cereali integrali invece di cereali raffinati e con un basso apporto di carne rossa e carne lavorata, bevande zuccherate e sale, ridurranno il rischio non solo di cancro, ma anche di malattie cardiovascolari, diabete, e mortalità complessiva.”
Ecco quanto viene riportato sul documento ufficiale:
Il marketing e la pubblicità sono progettati per influenzare le scelte dei consumatori. La Commissione ha in programma di preparare una relazione di attuazione nel 2022 in ordine alla AVMSD (Audiovisual Media Service Directive) includendo una direttiva sulle comunicazioni commerciali di cibi e bevande non salutari. La Commissione sostiene gli Stati membri e le parti interessate nel loro sforzo sulla riformulazione e sull’implementazione di politiche efficaci per ridurre le pratiche di marketing e promozione di prodotti alimentari insalubri, anche attraverso un’azione comune che preveda l’attuazione delle migliori pratiche convalidate in ambito di nutrizione. La Commissione sta intraprendendo una revisione della politica di promozione dei prodotti agricoli, al fine di migliorare il suo contributo alla diffusione di pratiche di produzione e consumo sostenibili in linea con il passaggio ad una dieta quanto più possibile vegetale con più frutta e verdura e con meno carne rossa, processata e altri alimenti legati al rischio di cancro”.
Nessuna proposta di etichettatura “allarmistica” nel caso di carne rossa e lavorata, almeno esplicitamente. Ciò non toglie, comunque, che la scienza si sia già espressa in merito agli effetti che questi alimenti possono avere sulla salute umana. Nel 2015, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato le carni lavorate come “cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1) sulla base di prove sufficienti per il cancro del colon-retto.
Il consumo di carne rossa è stato classificato come “probabilmente” cancerogeno per l’uomo “(Gruppo 2A). Nel fare questa valutazione, il team di lavoro ha preso in considerazione tutti i dati rilevanti esaminati, inclusi i dati epidemiologici mostrando un’associazione tra consumo di carne rossa e cancro colon-rettale, del pancreas e della prostata.” Consulta il rapporto elaborato nel 2015: Carcinogenicity of consumption of red and processed meat.

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